L’acido citrico può essere utilizzato come detersivo naturale, ammorbidente e brillantante, più efficace e molto meno inquinante dell’aceto. Viene impiegato anche dall’industria e come additivo. Ma attenzione ai casi in cui viene usato in alcuni cibi per nascondere qualcosa
Nell’era della transizione ecologica la rete pullula di soluzione per la casa più economiche e soprattutto amiche dell’ambiente. Prendiamo ad esempio l’ambito delle pulizie domestiche, uno dei settori più inquinanti. La natura è ricca di composti organici che possono aiutarci a igienizzare gli ambienti di casa impattando il meno possibile sulle tasche e sull’ambiente. Uno di questi elementi è l’acido citrico, che combinato con l’acqua diventa una soluzione impattante ben 53 volte meno del già più sostenibile aceto, comunemente utilizzato per lucidare, brillantare e igienizzare le superfici o detergere oggetti e indumenti.
In realtà è già utilizzato per tanti altri scopi. Facciamo il punto su come impiegarlo in sicurezza, nei vari ambiti d’uso.
Cos’è l’acido citrico
Si tratta di un composto organico tricarbossilico col vantaggio di essere solubile in acqua. Nello stato solido è anche uno degli acidi più diffusi tra gli organismi vegetali, nonché prodotto metabolico di organismi aerobici.
Questa composizione di elementi organici ci ricorda un frutto: il limone. L’aggettivo “citrico” infatti deriva dal genere “Citrus”, contenuto nel succo di limone e nell’arancia, in quantità del 3-4% nel primo e dell’1% nel secondo agrume.
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Lo ritroviamo anche nei funghi, in vegetali quali il legno e il tabacco, in bevande come latte e vino.
A cosa serve l’acido citrico
Allo stato solido o in soluzione concentrata deve essere maneggiato con cautela. A questo ci pensano le industrie che ogni anno nel mondo producono più di un milione di tonnellate di sostanza da impiegare per i seguenti utilizzi:
· Anticalcare;
· Acidificante;
· Prodotti per restauro;
· Chelante per rimuovere i catoni metallici;
· Bevande zuccherate (In questo caso viene utilizzato un derivato. Il più noto è il cetrato di sodio, che ritroviamo in piccole quantità nelle bevande zuccherate.
A livello industriale viene utilizzato:
· Per la produzione di cosmetici e detergenti
L’industria cosmetica lo utilizza come correttore di pH. Tuttavia, una delle funzioni meno note ma sostenibili è nell’ambito della pulizia domestica. Infatti, grazie alle sue proprietà riduce la durezza dell’acqua e agisce da anticalcare. È un elemento dal pollice verde, quindi adatto per realizzare ammorbidenti eco-sostenibili adatti ai lavaggi in lavatrice, oppure come disincrostante per le tubazioni.
È anche versatile, per via delle sue capacità disincrostanti e corrosive. Perciò possiamo utilizzarlo per realizzare prodotti per la pulizia di ambienti chiusi.
Alcune aziende fabbricano anche detergenti per la pulizia industriale professionale.
· In campo farmacologico
Grazie ai suoi processi biochimici le aziende farmacologiche lo utilizzano come conservante di medicinali ma, soprattutto, come anticoagulante nella conservazione del sangue estratto.
Un ottimo detergente al posto dell’aceto
È un ottimo ed ecologico detergente dalle funzioni ammorbidenti, brillantanti e anticalcare. Inoltre, è alla base degli ingredienti utilizzati per produrre detersivi comuni, che però sono carichi di tensioattivi e sostanze irritanti e inquinanti.
Possiamo acquistare il singolo acido citrico e sarà sufficiente versarne 150 grammi in un flacone contenente 1 litro di acqua demineralizzata per ottenere un ottimo ammorbidente eco-sostenibile. Basterà versarlo nella vaschetta della lavatrice e azionare il lavaggio, aggiungendo magari delle gocce di oli essenziali naturali nel flacone.
Il composto fatto in casa può essere utilizzato anche come brillantante per lavare le stoviglie o come anticalcare da versare sulle superfici, evitando quelle in marmo, pietra o legno.
Perché è preferibile all’aceto?
Su questo ampio focus a cura de il Salvagente offriamo diverse soluzioni e tutorial per realizzare detersivi e detergenti fatti in casa, sostenibili ed ecologici. Queste soluzioni funzionano, e sono preferibili a prodotti industriali. A dimostrarlo è uno studio da noi commissionato in collaborazione con il Gruppo Maurizi. Nell’analisi sono stati presi in considerazione i tre prodotti più utilizzati per la preparazione di detersivi ecologici: aceto, bicarbonato e limone. È stata misurata l’efficacia anche di un comune disinfettante industriale. Dai risultati emerge che i disinfettanti naturali possiedono una forte azione battericida, fungicida e lieviticida.
Ma l’acido citrico, a differenza dell’aceto, per esempio, è molto più ecologico. Quest’ultimo, a parità di concentrazione, impatta 53 volte di più sull’ambiente, poiché occorrono più litri di acqua per annullarne gli effetti tra gli organismi acquatici. Alle stesse quantità, in proporzione ci vogliono 100mila litri di acqua contro i 1900 circa per annullare gli effetti dell’acido citrico che finisce in acqua e negli scarichi.
Altri studi, come quello di Consumer Reports mettono in guardia sull’impiego dell’aceto su determinate superfici o in alcune circostanze. Ecco quando non andrebbe utilizzato:
· Nel ferro da stiro
Non si dovrebbe mai aggiungere dell’aceto nel serbatoio, dato che ciò potrebbe danneggiare permanentemente il ferro. La maggior parte dei modelli a vapore presenta infatti un rivestimento protettivo che può essere corroso dall’aceto, che ne attacca le parti metalliche. Un’alternativa valida è utilizzare la funzione autopulente;
· Per pulire superfici in pietra e marmo
Bisognerebbe evitare marmo e superfici calcaree dato che l’aceto incide e opacizza le pietre naturali. Piuttosto, meglio fare ricorso a una spugna o ad uno strofinaccio imbevuto di un detergente delicato;
· Nella lavastoviglie
I tester di Consumer Reports hanno provato in laboratorio se l’aceto aiuti a contrastare la durezza dell’acqua e gli odori persistenti. La risposta è no, oltre al fatto che l’utilizzo di aceto può compromettere e corrodere le parti in gomma dell’elettrodomestico;
· Per pulire gli schermi elettronici
Nonostante l’aceto sia ottimo (se miscelato) per eliminare gli aloni dalle finestre, lo stesso non vale per gli schermi elettronici di pc, smartphone, tablet o tv. Di fatto, il rischio è che danneggi le proprietà antiriflesso e renda il touch screen meno reattivo. Per pulire lo schermo basterà utilizzare una spugna morbida e un panno inumidito con acqua; per macchie ostinate, si potrà far ricorso ad una soluzione di detersivo per piatti molto diluita;
· Per i pavimenti
Attenzione in particolare ai parquet, dato che l’aceto diluito può dissolvere la finitura che protegge il legno, lasciandolo opaco e graffiato. Lo stesso vale per i mobili o per le piastrelle in pietra;
· Nelle lavatrici
Spesso l’aceto viene utilizzato come ammorbidente o per eliminare le macchie e gli odori dal bucato, ma anche in questo caso il rischio è che danneggi le guarnizioni in gomma e i tubi. Ad essere particolarmente suscettibili, secondo l’analisi di Consumer Reports, sarebbero le lavatrici a carica frontale.
L’acido citrico è anche un additivo per alimenti, bevande e limone
È uno degli acidi commestibili più forti, per questo ne vanno ghiotte le industri alimentari, che lo utilizzano come aroma o conservante per la produzione a lunga conservazione di cibi, bevande, bibite zuccherate o gassate, caramelle. Possiamo riconoscerlo leggendo le etichette dei prodotti industriali alimentare sotto la denominazione E330. I produttori industriali lo utilizzano come acidulante e come correttore del pH di coloranti basici. Ma anche come emulsionante per addensare i gelati. Come sostituto del succo di limone nelle bevande. Per la conservazione dello zucchero nel caramello.
L’E330 è facile da riconoscere tra gli scaffali dei supermercati, in prodotti quali bibite, gelatine, marmellate e confetture, conserve di pomodori e pelati, bevande effervescenti con aggiunta di sodio bicarbonato.
Quando viene usato come trucchetto
Questa sostanza, impiegata come additivo, è comunque calorica, poiché possiede mediamente 247 calorie per 100 grammi di prodotto.
Inoltre, come analizzato in questo articolo non dovrebbe essere utilizzato in alcuni casi. Lo ritroviamo anche nelle mozzarelle, ma non andrebbe impiegato per la produzione di quei prodotti come le mozzarelle a marchio Stg (Specialità tipica garantita).
Il biologo e nutrizionista Dario Vista ha spiegato a il Salvagente che “l’acido citrico serve a far raggiungere al latte l’acidità responsabile della coagulazione delle caseine e quindi il deposito delle stesse sul fondo per la produzione di formaggio”. Un aiuto quindi nelle fasi di produzione della mozzarella che ha i suoi vantaggi per il produttore. “A fronte delle 5-6 ore che ci vogliono in media per produrre la mozzarella dalla fase di pastorizzazione alla fase di filatura – spiega l’esperto – queste si riducono a poco più di un’ora utilizzando l’acido citrico”.
Certamente è un additivo sicuro per la salute dell’uomo, ma la sua presenza in prodotti come le mozzarelle può nascondere delle insidie per il palato dei consumatori. Come fa notare Vista “si avrà una mozzarella meno succosa e più bianca dovuta alla ridotta idrolisi del lattosio in glucosio e galattosio. Quest’ultimo zucchero è responsabile di un imbrunimento del prodotto. Minore idrolisi significa anche che resta più lattosio con problematiche per gli eventuali intolleranti. Infine, si rischia di mangiare un prodotto fatto con latte di scarsa qualità, poiché con l’acido citrico, ad esempio, è possibile caseificare il latte proveniente da capi in condizioni patologiche, come con la mastite”.