Disuria: quali sono i sintomi, le cause e a cosa porta

disuria

Quando un paziente urina in modo irregolare o con difficoltà si può parlare di disuria: ecco cos’è questa condizione patologica e quali possono essere le possibili soluzioni.

Può capitare, anche con una certa frequenza, che un paziente manifesti nel corso della sua vita difficoltà ad urinare di vario tipo: quando si presenta questo tipo di scenario si fa tendenzialmente riferimento alla disuria, una condizione patologica che può essere causata da diversi fattori.

Qui di seguito è disponibile un’interessante e approfondita disamina sul tema, con le caratteristiche del disturbo urinario e le modalità tramite le quali è possibile tornare a urinare normalmente senza più fastidi di sorta.

Cos’è la disuria

Le problematiche legate all’eliminazione delle urine sono svariate e possono generare diversi tipi di disagi. In presenza di disuria, il paziente potrebbe avere difficoltà nell’emettere urina (per esempio potrebbero uscire soltanto poche gocce alla volta), oppure potrebbe provare dolore e bruciore al momento della minzione e il flusso delle urine potrebbe essere molto irregolare. Molto diffuso in un simile scenario è anche il costante stimolo ad urinare collegato ad un tenesmo vescicale, cioè ad una contrazione spasmodica dello sfintere vescicale.

Solitamente, non si tratta di una condizione di particolare gravità: chi è interessato da questo disturbo di norma può guarire nel giro di qualche giorno o settimana, magari senza avere nemmeno bisogno di assumere farmaci particolari. Tuttavia, è possibile che dietro alla disuria si nascondano altre patologie da non sottovalutare.

Quali possono essere le cause del disturbo

Le ragioni dietro a questo tipo di fenomeno sono davvero molto numerose. In linea molto generale, chi tende a urinare con una certa frequenza o in modo estremamente irregolare può essere stato colpito da un’infezione alle vie urinarie, da una cistite, da calcoli renali, da malattie a trasmissione sessuale (clamidia, gonorrea o herpes genitale), da uretriti, vaginiti o cistiti. Un’altra possibilità è che le difficoltà a urinare siano in qualche modo legate a traumi particolari, alla Malattia infiammatoria pelvica, all’ipertrofia prostatica benigna, o all’insufficienza renale. Nei casi più gravi è possibile che questo stato patologico sia cagionato da un tumore alla prostata, alla vescica o alla cervice uterina.

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Va da sé, a questo punto, che gli scenari sono talmente variegati da rendere necessario un consulto medico approfondito: il proprio specialistica potrà individuare la causa scatenante della condizione e offrire al suo assistito in questo modo il supporto adeguato.

Come si manifesta: i sintomi più comuni

Generalmente, uno dei sintomi più tipici della condizione è il forte bruciore durante l’emissione di urina: in questo caso il fastidio può presentarsi immediatamente, appena l’urina viene emessa dall’organo genitale (per poi attenuarsi), oppure può presentarsi nella fase finale dell’atto. Nel primo caso è molto probabile che sia in corso un’infezione del tratto urinario, mentre nel secondo quello che accade può essere collegato a problemi alla prostata o alla vescica.

Si parla inoltre di stranguria quando il sintomo principale della condizione è un’urina che fatica ad uscire e che viene emessa con poche gocce alla volta. Ci si riferisce invece alla pollachiuria se la necessità di andare in bagno è molto frequente nel corso della giornata. Se invece il bisogno di urinare si manifesta in più occasioni durante la notte, svegliando il paziente e impedendogli di riposare nella maniera corretta, si utilizza il termine nicturia. I disturbi della diuresi che comportano un’emissione molto scarsa di urina, dai 100 ai 500 ml al giorno, si chiamano rispettivamente anuria e oliguria.

Esistono dei particolari sintomi che dovrebbero in ogni caso mettere in allarme il paziente, soprattutto se si manifestano in un arco di tempo molto prolungato. Grande attenzione dovrebbe dunque essere posta se ai problemi alla minzione fossero associati febbre alta o febbricola, mal di schiena e dolori al fianco, emissione di urine di colore torbido, particolarmente maleodoranti o ancora peggio con tracce di sangue.

Quali sono i soggetti più a rischio

I vari disturbi della minzione citati in precedenza sono estremamente diffusi e possono colpire in maniera indiscriminata uomini e donne, di tutte le età. In ogni caso, si tratta di problematiche che si presentano con una maggior frequenza nei soggetti di sesso femminile.

Il motivo è legato alla particolare conformazione fisica delle donne, in quanto l’ano (dove sono presenti molti batteri) è particolarmente vicino alla vagina e all’uretra ed risulta quindi più facile il passaggio di agenti patogeni (soprattutto nel caso di una scarsa igiene o di una pulizia effettuata in modo scorretto). Si pensi ad esempio al fattore di rischio rappresentato dalla cistite, una condizione tipica delle donne che è invece molto più rara negli uomini.

Le pazienti sono più predisposte degli uomini a sviluppare fastidiosi sintomi legati alla minzione soprattutto nel caso della gravidanza. Oltre ovviamente ai pazienti con patologie a carico della vescica, un altro scenario piuttosto comune è quello in cui i problemi urinari si manifestano negli individui affetti da diabete di tipo 2.

Come si diagnostica la condizione

Ovviamente, per il soggetto colpito dal disturbo è piuttosto facile rendersi conto che qualcosa non va: se le abitudini legate alla minzione cambiano all’improvviso o in modo evidente rispetto al solito, è evidente che ci possa essere qualcosa che non va.

Di norma si potrebbe attendere qualche giorno, per verificare se (in assenza dei già citati campanelli d’allarme) il problema si possa risolvere da solo. Se invece i fastidi persistessero è consigliabile una visita dall’urologo nel più breve tempo possibile.

Il medico procederà prima di tutto alla classica anamnesi del paziente: si tratta di una fase molto importante del colloquio con il proprio assistito, utile a comprendere se ci dovessero essere determinati fattori di rischio. Il dottore chiederà dunque al soggetto in cura quali sono le sue abitudini di vita, se sta assumendo particolari farmaci, qual è la sua storia familiare e porrà tutte le domande del caso fondamentali per avere un quadro generale della situazione (per esempio si potrebbe cercare di verificare se ci fossero stati recenti rapporti sessuali non protetti).

A questo punto si potrà passare all’esame oggettivo del paziente, con l’osservazione di alcune parti del corpo alla ricerca di eventuali indizi rispetto alla sua attuale condizione. L’esperto verificherà per esempio la presenza di febbre, di vesciche sugli arti e di dolori nella zona dei fianchi (utile per sottolineare eventuali problematiche renali). Si effettuerà inoltre la palpazione dell’addome per capire se ci potrebbero essere problemi alla vescica nello specifico.

Completate queste prime operazioni di routine, per sviluppare un percorso di cura per il paziente sarà necessario richiedergli di sottoporsi a una serie di esami, anche se l’approccio non è universale. Può infatti capitare che alcuni clinici decidano, alla luce del racconto del paziente e di alcuni segnali particolari, di somministrare direttamente una terapia antibiotica (è il caso della cistite per le donne).

Altre volte invece può capitare che l’urologo richieda al paziente di sottoporsi all’esame delle urine e all’urinocoltura, due esami utili per individuare la presenza di eventuali agenti patogeni causa dei problemi di disuria. La coltura, in ogni caso, potrebbe essere consigliata solo nel caso di pazienti che hanno fattori di rischio per infezioni multiresistenti o per quelli che hanno presentato globuli bianchi nel loro esame delle urine. Spesso, inoltre, alle donne in età fertile può essere richiesto di sottoporsi ad un test di gravidanza, questo perché un’infezione urinaria in questa delicata fase può portare ad una prematura rottura delle membrane.

Generalmente, in presenza di un’infezione alle vie urinarie il campione preso in considerazione presenta > 10^5 batteri formanti colonie. Per il resto, può inoltre in questo scenario risultare molto utile una cistoscopia o una diagnostica per immagini del tratto urinario, due esami che possono aiutare un esperto a chiarire la presenza di eventuali anomalie anatomiche o di ostruzioni.

Come si cura

Per trattare la disuria nella maniera corretta è necessario andare alla fonte del problema, ma come si è visto in precedenza non è così semplice. Le modalità di trattamento variano infatti enormemente a seconda del tipo di problema originario che ha causato al paziente i vari disturbi della minzione.

Nel caso si dovesse presentare un’infezione batterica, ad esempio, potrebbe essere necessario un ciclo di antibiotici: MsdManuals per esempio propone l’utilizzo di farmaci come trimetoprim/sulfametossazolo, nitrofurantoina o fosfomicina da assumere per tre giorni. Se invece la disuria fosse stata causata da un’infezione a trasmissione sessuale come la gonorrea si potrebbe pensare una terapia a base di un mix di azitromicina e ceftriaxon.

In caso si dovessero presentare delle infezioni alle vie urinarie gravi e complicate un’opzione potrebbe essere un trattamento antibiotico efficace contro microrganismi Gram-negativi come Escherichia coli da seguire per almeno 10 o 14 giorni.

Diverso, chiaramente, sarà il caso in cui la disuria dipendesse da una condizione ancor più grave come il tumore alla prostata o alla vescica: in questo caso per qualunque ulteriore indicazione sarà necessario rivolgersi all’oncologo presso il quale si è in cura.