Dopo le proteste di cinque paesi dell’Est, Bruxelles aveva acconsentito di usare le scorte di grano ucraino immagazzinati per inviarli in paesi del Sud del mondo per la popolazione. Salvo scoprire che sono quasi interamente inadatte al consumo umano
L’accordo era stato raggiunto di recente: la Commissione Ue e i governi di cinque paesi dell’Est, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Romania, si erano messi d’accordo per eliminare un enorme avanzo di grano proveniente dai granai ucraini che, immagazzinato nei silos dei paesi in questione, aveva scatenato le proteste dei produttori locali, preoccupati per gli effetti sul prezzo del grano.
L’accordo
L’accordo del 28 aprile conteneva due elementi: il primo era un divieto temporaneo sulle importazioni di grano, mais, semi di colza e semi di girasole ucraini che avrebbe concesso un po’ di tregua al gruppo dei cinque paesi dell’Est per eliminare l’arretrato. Il secondo era quello di facilitare il transito dei prodotti ucraini attraverso il territorio dei cinque paesi, consentendo alle spedizioni di continuare verso i paesi terzi, in particolare quelli del Sud del mondo che hanno subito interruzioni delle forniture e un aumento di carestia a seguito dell’invasione della Russia lo scorso anno e blocco della principale rotta di esportazione del Mar Nero dell’Ucraina.
È stata la Polonia a lanciare un appello per distribuire il surplus sotto forma di aiuti umanitari. “C’è solo un problema con questa idea – scrive Politico che ha scoperchiato il caso – i funzionari dell’Ue hanno risposto che milioni di tonnellate di grano ammucchiate nei magazzini della regione non sono adatte al consumo umano.
Le scorte da foraggio
Un’analisi interna della Commissione ha rilevato che la maggior parte delle scorte era adatta solo come mangime per animali e non per la distribuzione da parte del Programma alimentare mondiale, che di solito acquista grano di alta qualità per la macinazione e lo consegna come aiuto alimentare sotto forma di farina .
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“La maggior parte dei cereali disponibili per l’esportazione nei 5 stati membri sono cereali da foraggio che non interessano il World food program“, afferma il documento, visionato da Politico. “Inoltre, dobbiamo stare attenti nella nostra narrativa politica e nelle nostre azioni, per evitare di essere accusati di voler esportare cereali di qualità per mangimi nei paesi bisognosi”. Un portavoce polacco ha affermato che circa 2,5 milioni di tonnellate dei 4 milioni di tonnellate in eccedenza di cereali e semi oleosi erano destinati ai mangimi.
Le colpe degli speculatori
Il funzionario della Commissione ha chiarito a Politico che gli speculatori di materie prime che avevano cercato di trarre profitto dall’impennata dei prezzi alimentari che ha seguito l’invasione della Russia nel febbraio 2024, solo per essere scoperti, non dovrebbero aspettarsi di essere salvati a spese dei contribuenti europei: “Questo è il rischio del commercio. E queste non sono pratiche per le quali dovrebbe essere dato il sostegno europeo”. L’analisi della Commissione stima che il costo di acquisto e spedizione di circa 3 milioni di tonnellate di grano dai paesi dell’UE sarebbe compreso tra 1,5 e 3 miliardi di euro.
Un’analisi delle Nazioni Unite dello scorso anno, ricorda Politico, supporta tale argomento, suggerendo che l’invasione russa ha portato a “speculazioni eccessive” sui mercati delle materie prime, con i commercianti che scommettono che le interruzioni delle rotte di approvvigionamento del Mar Nero farebbero salire alle stelle i prezzi globali del grano.