Alloro: un alleato in cucina (e non solo)

ALLORO

L’alloro è una delle spezie più diffuse nel Mediterraneo, ma anche simbolo di gloria e sapienza. La sua importanza è legata ai benefici delle foglie e alla lotta più generale contro il consumo di sale e l’appiattimento dei sapori.

 

Il “lauro” o alloro, le cui foglie simboleggiano la gloria e la sapienza sin dalle civiltà antiche, soprattutto quella greco-romana, è una pianta aromatica e officinale, che nel linguaggio botanico è il Laurus Nobilis, ha ornato il capo di figure mitologiche come Apollo e Dafne. Di corone di alloro è cinta anche la fronte dei poeti e dei vincitori delle guerre; le rappresentazioni di Dante e Petrarca ne sono la prova tangibile. Infatti, nel corso del Medioevo la corona venne utilizzata per simboleggiare il “trionfo nella poesia”. Viene definito “alloro poetico”.

Ancora oggi viene inciso su stemmi e medaglie per premiare atleti. È anche il coronamento di un sogno che si realizza per tanti giovani a fine seduta di laurea.

Oggi, la scienza ci dice che questa pianta non ha solo funzioni decorative, piuttosto possiede proprietà benefiche per il nostro organismo. Ecco quali.

 

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A cosa fa bene l’alloro?

Si tratta di un’erba aromatica della quale si utilizzano prevalentemente le foglie, che spuntano da una pianta della specie appartenente alla famiglia delle Lauraceae, che si ritiene provenire dall’Asia Minore, dalla quale si sarebbe diffusa poi nelle regioni del Mediterraneo e in altre parti dell’Asia.

Un cucchiaio di alloro tritato, equivalente a circa 1,8 grammi, apporta appena 6 calorie. In poche calorie sono contenute molte proprietà, quali:

  • 0,10 g di acqua;
  • 1,14 g di proteine;
  • 0,15 g di lipidi (Fra cui 0,041 gr di acidi grassi saturi; 0,030 gr di acidi grassi monoinsaturi; 0,041 gr di acidi grassi polinsaturi);
  • 1,35 g di carboidrati;
  • 0,5 g di fibre;
  • 111 UI di vitamina A;
  • 0,8 mg di vitamina C;
  • 0,036 mg di niacina;
  • 0,031 mg di vitamina B6;
  • 0,008 mg di riboflavina;
  • 3 µg (microgrammi) di folati;
  • 15 mg di calcio;
  • 10 mg di potassio;
  • 2 mg di fosforo;
  • 2 mg di magnesio;
  • 0,77 mg di ferro;
  • 0,07 mg di zinco;
  • 0,05 µg di selenio;
  • 0,007 mg di rame.

Possibili benefici

I nutrizionisti dell’Irccs Humanitas evidenziano il suo essere fonte di oli essenziali ricchi soprattutto di cineolo, una molecola straordinaria che ritroviamo anche nel rosmarino (molto utili per condimenti di piatti mediterranei a base di carni bianche e pesce) e l’eucalipto. Il cineolo ha proprietà antinfiammatorie e antibatteriche, ed è presente anche in numerose varietà di cannabis dalle fragranze molto gradevoli.

Alle foglie e alle bacche vengono attribuiti alcuni poteri:

  • Astringenti;
  • Diuretici e stimolanti dell’appetito;
  • Antinfiammatori e antibatterici;
  • Antidolorifici.

Le tisane e infusioni delle parti verdi della pianta sono utilizzate per alleviare i sintomi dell’ulcera gastrica e i dolori associati o coliche e flatulenza.

L’olio essenziale è usato in molte medicine tradizionali per trattare artrite, dolori muscolari, bronchiti, sintomi influenzali.

Dal punto di vista nutrizionale, le foglie sono una fonte di:

  • Vitamina C (Alleata del sistema immunitario);
  • Acido folico (Importante per lo sviluppo del sistema nervoso durante la gravidanza);
  • Vitamina A (Dalle proprietà antiossidanti);
  • Vitamine del gruppo B (Essenziali per il buon funzionamento del metabolismo).

Inoltre contiene minerali quali:

  • Potassio (Alleato del cuore);
  • Calcio, fosforo e magnesio (Utili per la salute di ossa e denti);
  • Ferro e rame (Necessari per la produzione dei globuli rossi).

Infine, possiede altri vantaggi: è un sempreverde ed è reperibile sul mercato tutto l’anno.

 

I tanti utilizzi delle foglie

Questa pianta ha poche controindicazioni e si può coltivare in orto. Il consumo delle foglie, soprattutto essiccate per tisane o condimenti di piatti, può interferire con l’assunzione di narcotici e sedativi. In caso di dubbi è bene chiedere consiglio al proprio medico. Dunque, pochissime sono le controindicazioni.

La diffusione e l’uso ampio che se ne fa nella cucina siciliana hanno portato questi ramoscelli ad essere inseriti nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (Pat) del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste come prodotto tipico siciliano (Qui l’elenco delle altre eccellenze).

In sintesi, può essere utilizzato come:

  • Condimento (Per aromatizzare carni e pesci. Nel Sud Italia è immancabile condimento da lasciare “pippiare” con il sugo e ragù di carne. Pippiare è un termine diffuso che significa “cuocere a lungo e a fuoco lento”, ma anche “pensare”);
  • Digestivo e liquore (Per preparare decotti rinfrescanti e dalle qualità digestive o pediluvi, o trattato con alcool per ricavarne un profumato e aromatico liquore dalle proprietà digestive, stimolanti, antisettiche ed è utile contro tosse e bronchite);
  • Antistress (Questa pianta è oggetto di studi, soprattutto gli infusi di Laurus nobilis sarebbero un potente antistress e ansiolitico dalle significative proprietà ipolipidemiche. L’estratto delle foglie ha mostrato attività antigenotossica, ma anche antidiarroica, carminativa e in generale gastroprotettiva);
  • Olio aromatico (Ricavato dalle bacche);
  • Nutrimento per le api (A marzo, quando fiorisce l’alloro, soprattutto nei climi temperati freddi dove non ci sono altre fioriture rilevanti, è un’importante fonte di nettare e polline per le api).

Insetticida naturale

Possiede l’acido laurico, molecola dall’azione repellente nei confronti degli insetti. Questo acido detto “dodecanoico” è anche il componente principale dell’olio di cocco, dell’olio di palmisto e di altre essenze tropicali.

Viene anche impiegato per la produzione di saponi e cosmetici, facendolo reagire con idrossido di sodio per dare laurato di sodio, che è un sapone, perciò utilizzato per la saponificazione di vari oli, tra cui quelli di cocco, ma anche di alloro (come l’antichissimo sapone di Aleppo).

L’importanza nella riduzione del sale

Le coltivazioni di alloro, e di numerose altre spezie ed erbe aromatiche spontane e coltivate, possono nutrire microeconomie ed eccellenze del territorio, con benefici non solo nei numeri. Infatti, le spezie, oltre a contenere principi attivi con possibili reazioni positive per la salute, possono essere utilizzate per insaporire diverse ricette. Ma, soprattutto, aiutano a ridurre il quantitativo di sale utilizzato in cucina esaltando i sapori naturali dei cibi e delle essenze stesse. Sapori e gusti che spesso si disperdono nell’omologazione dei cibi industriali, più tendenti al dolce o al salato.

La riduzione del sale è una delle prerogative contenute nelle Linee guida per una sana alimentazione a cura del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). Gli esperti hanno dimostrato che odori, spezie e erbe aromatiche usati in cucina possono permettere di eliminare il sale o almeno di utilizzarne una quantità decisamente minore, conferendo uno specifico aroma al cibo e migliorandone le qualità organolettiche.

Gli esperti del Crea e le autorità ministeriali hanno sintetizzato in pillole alcuni comportamenti ritenuti sani nel condimento degli alimenti. Le raccomandazioni sono le seguenti:

  • Ridurre progressivamente l’uso di sale sia a tavola che in cucina. Salare meno la pasta (non più di un cucchiaino di sale per litro d’acqua). Meno sale anche nelle insalate;
  • Non aggiungere sale nelle pappe dei bambini, almeno per tutto il primo anno di vita;
  • Limitare l’uso di condimenti alternativi contenenti sale (dado da brodo, ketchup, salsa di soia, senape, ecc.);
  • Esaltare il sapore dei cibi con succo di limone e aceto e insaporire con odori quali aglio, cipolla, sedano, porro;
  • Utilizzare erbe aromatiche (basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, timo, semi di finocchio) e spezie ma con moderazione (anche l’alloro), senza usare sistematicamente le stesse tutti i giorni, soprattutto in gravidanza e in allattamento e nei bambini piccoli, evitandole del tutto nel primo anno di vita;
  • Scegliere, quando sono disponibili, le linee di prodotti a basso contenuto di sale (pane senza sale, tonno in scatola a basso contenuto di sale, ecc.);
  • Togliere la saliera dalla tavola: è preferibile non avere la tentazione di aggiungere sale alle pietanze;
  • Utilizzare cotture che consentano di esaltare il gusto risparmiando grassi e sale come cottura al vapore, al cartoccio, microonde;
  • Consumare solo saltuariamente alimenti trasformati ricchi di sale (snack salati, patatine in sacchetto, olive da tavola, salumi, ecc.) e non eccedere nel consumo di formaggi oltre le frequenze consigliate, scegliendo prodotti a minore contenuto di sale;
  • Leggere l’etichetta dei prodotti confezionati, sia artigianali che industriali;
  • Sostituire il sale comune con quello arricchito con iodio.