Cos’è la melanina e come aumentarla per una abbronzatura migliore

Generalmente si conosce la melanina come quel particolare tipo di pigmento che permette alla nostra pelle di scurirsi a contatto con i raggi Uv del sole, ma potrebbe avere anche molte altre funzioni da approfondire.

La melanina è quel pigmento bruno presente nel corpo umano che permette alla pelle di scurirsi dopo essere stata esposta ai raggi ultravioletti del sole. Ma non solo. Si tratta infatti di un polimero eterogeneo (questa la sua composizione chimica) responsabile anche della colorazione di altre parti corporee come i capelli e l’iride degli occhi. Tendenzialmente associata in maniera esclusiva alla classica abbronzatura estiva, secondo alcuni scienziati potrebbe avere anche altre funzioni. Ecco dunque tutte le curiosità a proposito.

Che cos’è la melanina

Il suo nome deriva dal termine greco μέλας (mèlas, che significa nero). Non ne esiste soltanto un tipo, ma rappresenta in realtà svariate classi di componenti chimici. Esistono per esempio le polianiline, i polipirroli, il poliacetilene, ovvero pigmenti soprattutto di origine artificiale che vengono usati per le loro proprietà conduttive; le melanine di origine biologica sono invece sostanze diffuse negli animali per conferire una particolare colorazione.

Il pigmento presente nella pelle umana nello specifico è prodotto da melanociti (cellule cutanee) che si possono trovare alla base dell’epidermide: essi producono tale sostanza quando vengono esposti a radiazioni ultraviolette solari (comprese fra i 380 e i 410 nanometri), con il contributo dei neuroni del sistema nervoso e di alcuni enzimi come la tirosina.

Tutti gli esseri umani possiedono questo tipo di pigmenti, tuttavia l’attività dei melanociti è più o meno intensa a seconda delle diverse popolazioni: è proprio questo il fattore alla base delle distinte colorazioni della pelle delle innumerevoli etnie umane. Esistono per il resto due forme principali di questa sostanza sintetizzata dai melanociti: da un lato troviamo l’eumelanina, che è responsabile delle colorazioni scure dal marrone al nero, dall’altro la feomelanina, che determina colorazioni dal giallo al rosso.

Sarebbe in ogni caso errato pensare che maggiore è la presenza di questo pigmento nella pelle di per sé, più scura sarà la sua colorazione. Piuttosto, i diversi fenotipi sono una diretta conseguenza della proporzione esistente fra eumelanina e feomelanina. Tanto più alta sarà la concentrazione di eumelanina, tanto più scuri saranno pelle, occhi e capelli; un eccesso di feomelanina, invece, avrà come risultato capelli, pelle e occhi chiari. Tendenzialmente, quest’ultima proporzione può variare da individuo a individuo in base a fattori genetici. Ci sono in particolare alcuni elementi che possono influenzare la produzione di tale pigmento come i fattori ormonali, l’assunzione di alcuni farmaci o le patologie autoimmuni.

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Anche l’età gioca un ruolo importante sull’attività dei melanociti, che con il passare del tempo tende ad essere sempre meno intensa: questo è il motivo per cui, in generale, quasi tutte le persone si ritrovano ad avere i capelli bianchi quando sono anziane. Per quanto riguarda la pelle, in aggiunta, è normale che essa diventi sempre più chiara e che sia più facilmente soggetta a scottature.

La funzione del pigmento

Questa sostanza che il corpo umano produce naturalmente è generalmente associata alla protezione della pelle dagli effetti deleteri del sole. L’eumelanina in modo particolare si posizione intorno al nucleo delle cellule per proteggere il loro Dna dall’azione nociva dei raggi Uv. La sua funzione in questa sede è anche quella di contrastare lo sviluppo di radicali liberi (molecole instabili del nostro metabolismo cellulare), contribuendo così a rallentare i processi di invecchiamento e impedendo per quanto possibile lo sviluppo di malattie degenerative.

Degradando il pigmento, i raggi del sole stimolano i melanociti a produrne in quantità maggiori: da qui nasce l’abbronzatura della pelle. Diverso invece è il discorso che riguarda i capelli: in questo caso la distruzione del pigmento non porta ad una maggior produzione e il capello tende a schiarirsi piuttosto che assumere un colore più scuro.

Da questo punto di vista dunque l’eumelanina può funzionare come una sorta di filtro solare naturale, ed è il motivo per cui nelle persone con carnagione e capelli più scuri è più raro trovare casi di scottature ed eritemi rispetto a chi ha la pelle più chiara (seppure questo non significhi che non ne siano completamente esenti).

C’è modo di aumentarla?

Soprattutto durante la stagione estiva sono in tanti gli individui che per motivi prettamente estetici cercano di abbronzarsi, rendendo più ambrato possibile il loro naturale colore della pelle attraverso l’esposizione prolungata al sole. Si è visto in precedenza come determinati tipi di fenotipi siano certamente facilitati in questo processo, mentre per altri possa essere molto più complesso ottenere la sfumatura desiderata.

Viene dunque naturale chiedersi se esista in qualche modo la possibilità di aumentare le concentrazioni di questo pigmento sulla pelle. La risposta a questa domanda è sì, nonostante ciò non significhi che sia consigliabile un’esposizione ai raggi solari sconsiderata, anzi.

Sono due le opzioni disponibili in questo senso: ci si può infatti affidare a prodotti che naturalmente stimolano la produzione del pigmento o, eventualmente, a particolari integratori disponibili sul mercato e acquistabili nelle farmacie, nei negozi specializzati o ancora online.

Per aumentare la produzione di tale sostanza da un punto di vista naturale è per esempio utile seguire una particolare alimentazione che includa cibi ricchi di vitamina C (come gli agrumi, o le carote), di vitamina A, di flavonoidi e di betacarotene, tutti elementi preziosi per la lotta ai radicali liberi; molto importante in questo senso è dunque l’assunzione di tanta frutta e verdura fresca e di frutta secca e a guscio (noci, nocciole, mandorle eccetera).

Le sostanze  sopra indicate possono anche essere assunte con l’integrazione di prodotti disponibili in commercio, rigorosamente da assumere sotto consiglio del proprio medico o farmacista di fiducia.

Le altre preziose funzioni del pigmento

Quanto detto fino a questo punto rappresenta soltanto uno dei numerosi benefici sul nostro organismo generati da questo pigmento, che sarebbe a quanto pare in grado anche di avere altri effetti, positivi e non.

A proposito, in un’intervista a Starbene, la dottoressa Marta Giacomello, ricercatrice presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, ha cercato di fare un po’ il punto della situazione, proponendo un quadro decisamente più ampio con il quale ha voluto analizzare proprietà del pigmento per molti ancora inedite. Si pensi ad esempio alla sua funzione per quanto riguarda le difese immunitarie, rispetto alla quale l’esperta ha commentato:

Alcuni studi condotti sui topi, a cui sono stati somministrati degli estratti di melanina, hanno dimostrato che questo pigmento è in grado di aumentare la produzione di interleuchina 1 e di interferone gamma, due citochine (proteine) prodotte naturalmente dalle nostre cellule immunitarie in risposta agli agenti infettivi. In futuro questo potrebbe aprire nuove prospettive di ricerca.

Sarebbe in ogni caso ancora molto prematuro stabilire, in base a queste dichiarazioni, che le persone con la pelle più chiara tendono ad ammalarsi con maggior frequenza rispetto ad altri, questo anche in considerazione del fatto che la possibilità di sviluppare patologie in generale è determinata da numerosi altri elementi, come la predisposizione genetica. D’altra parte, l’esperta ha però tenuto a sottolineare che esiste anche la possibilità che questo pigmento possa in qualche modo influenzare la salute cerebrale, almeno in condizioni normali. A questo proposito, la dottoressa Giacomello precisa:

Alcuni studi suggeriscono che quando i neuroni muoiono a causa della malattia di Parkinson o altre patologie la neuromelanina stimola la microglia (una tipologia di cellule che si occupano della difesa immunitaria del sistema nervoso centrale) a rilasciare sostanze tossiche che innescano un processo infiammatorio. Questo determinerebbe la degenerazione e la morte di altri neuroni, contribuendo alla progressione della malattia. Ecco perché la messa a punto di inibitori della neuromelanina, in grado di bloccare l’attivazione della microglia, potrebbe rappresentare un nuovo obiettivo terapeutico contro la malattia di Parkinson.

Il fenomeno dell’albinismo

Una casistica piuttosto particolare e rara è rappresentata dagli individui che non riescono a produrre, in parte o completamente, il pigmento necessario alla colorazione di pelle, occhi e capelli: si parla in questi casi di persone albine. In queste persone la pigmentazione della pelle può variare in base alla quantità di melanina presente nell’organismo; poiché essa svolge un’importante funzione a livello del nervo ottico, gli individui albini hanno spesso problemi di vista.

Ne esistono di due tipi: il primo è quello più comune, quello oculocutaneo, che colpisce pelle e occhi; il secondo è quello strettamente oculare, che viene trasmesso dalla madre tramite la mutazione di un gene del cromosoma X.

Non si tratta, fortunatamente, di una malattia grave di per sé, nonostante non esista ad oggi una reale cura. Quello che il medico può fare in questa situazione è prescrivere al paziente una serie di visite oculistiche in modo particolare, visto che il tipo di soggetto è sovente predisposto alla miopia, all’astigmatismo, a una particolare sensibilità alla luce (fotofobia) e allo strabismo.

Evidentemente, si tratta di una condizione che rende la pelle ancor più sensibile ai raggi solari. Per questo motivo i soggetti colpiti da albinismo dovrebbero porre particolare attenzione a questo elemento di rischio, proteggendosi con creme solari con fattore di protezione superiore a 50 e sottoponendosi regolarmente a controlli presso un dermatologo. Oltre ad essere più facilmente soggette a eritemi e scottature, queste persone possono infatti sviluppare con una certa facilità diversi tumori della pelle.

La vitiligine

Un altro caso oltre all’albinismo con cui si può presentare una mancata pigmentazione della pelle è quello della vitiligine. Si tratta di un’altra malattia della pelle che interessa i melanociti che conduce ad una carenza (ipopigmentazione) o un’assenza totale di melanina (depigmentazione).

In presenza di vitiligine la pelle ha in realtà un’apparenza del tutto normale, eccezion fatta per delle macchie di varie dimensioni che si possono presentare soltanto in una zona specifica del corpo oppure in diverse aree.

Si tratta di un disturbo piuttosto comune, che colpisce circa l’1/2% della popolazione mondiale e che può emergere a ogni età, seppure i dati a disposizione della comunità scientifica indichino che è più probabile svilupparla dopo i 20 anni (senza prevalenza di sesso).

Sono ancora sconosciute le cause della vitiligine, ancora oggi oggetto di approfonditi studi: l’unica certezza per il momento è che sia causata da un blocco funzionale dei melanociti. Questo malfunzionamento, in ogni caso, potrebbe dipendere da una serie di agenti precisi quali l’attacco autoimmune, una sopravvivenza ridotta di queste cellule cutanee oppure un loro deficit primario. Non è raro che questo tipo di problematica si presenti come effetto di un trauma alla pelle: si parla in questi casi di “Fenomeno di Koebner”. Pare inoltre che dietro questa condizione si possano nascondere dei disturbi alla tiroide, o che essa possa essere correlata a un precedente forte periodo di stress prolungato.

Di vitiligine ne esistono, infine, svariati tipi: il corpo del paziente può essere completamente ricoperto da macchie e macchioline bianche (è il caso della vitiligine generalizzata) oppure può esserlo soltanto a livello di mani, piedi e viso (si parla qui di vitiligine acrofacciale). Tra i sintomi principali, inoltre, vale la pena segnalare la possibilità che nelle aree interessate si sviluppi un forte prurito e che anche la colorazione della peluria appaia nettamente più chiara.