Come ridurre i dolori al seno durante l’allattamento

allattamento

I dolori al seno durante l’allattamento possono dipendere da tanti fattori, in particolare dalla posizione ed essere condizionata dalle pressioni della società esterna spesso giudicante. Ecco come alleviarli.

 

Da cosa dipendono i dolori al seno durante l’allattamento? Si possono alleviare?

Quando si è alla prima dolce attesa questi interrogativi sono naturali. Allattare al seno non è solo nutrimento. È un’esperienza totale, che avvolge il piccolo e la madre. Ma come in tutte le avventure nuove in territori inesplorati, non mancano momenti di incomprensioni e di sofferenza.

Alla paura che il cibo non sia abbastanza (Qui un focus sulla frequenza delle poppate), si può aggiungere anche la paura del dolore delle mammelle alle quali è aggrappato il bambino.

Tuttavia è possibile addolcire questo momento, rendendo la fatica più sopportabile.

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Come ridurre i dolori al seno durante l’allattamento

Ragadi, mastite, candidosi, dolori: sono abbastanza comuni durante la poppata. In alcuni casi, questi fastidi possono scoraggiare le neo mamme e portarle ad alimentare i propri figli con la formula latte artificiale, anche quando non è necessario, rinunciando così ai benefici del latte materno.

Queste condizioni possono dipendere anche dalla posizione in cui si allatta il bebè. Modificare alcuni comportamenti può aiutare a facilitare l’allattamento anche per una madre, contribuendo così a non spegnere l’entusiasmo di quella che è la prima manifestazione di amore filiale.

Gli esperti e pediatri raccomandano alcune manovre utili. Sulle pagine della Fondazione Umberto Veronesi ritroviamo alcune tecniche facili da mettere in atto. Eccole.

·       Posizione rilassata

Meglio allattare scegliendo una posizione rilassata e semi reclinata, che favorisce l’allattamento e diminuisce le problematiche del seno. Si tratta del biological nurturing, un approccio neurocomportamentale, concepito e studiato dall’ostetrica inglese Suzanne Colson, che incoraggia la mamma ad allattare in una posizione comoda, semi reclinata.

 

·       L’attacco al seno

È importante evitare di staccare il bambino dal seno prima che abbia finito. Questo aiuterà a prevenire dolore ai capezzoli, ingorgo, mastite. È da considerare superata e inappropriata l’indicazione di attaccarlo 10 minuti per parte. Non serve forzarlo: è il bimbo ad avvertire quando è sazio.

·       La scelta del seno

È utile lasciare che il bimbo poppi da un lato finché ne ha voglia, senza forzarlo affinché passi all’altro capezzolo. In questo modo riceverà anche la parte più grassa di latte che è proprio alla fine della poppata.

Se avvertirà ancora fame, gli si offrirà la seconda mammella. Staccare il bambino dal seno prima che abbia finito può anche avere controindicazioni per la mamma, favorendo la comparsa di ragadi.

 

Perché è importante la posizione

Questi approcci favoriscono l’attivazione dei riflessi primitivi neonatali del bambino, e di conseguenza l’allattamento. I neonati, infatti, appoggiati ventralmente sul corpo semi reclinato della mamma, raggiungono istintivamente il capezzolo, attaccandosi e succhiando il latte in maniera del tutto naturale, beneficiando della forza di gravità che fissa il corpo del bambino su quello della mamma.

 

Lasciarsi andare agli istinti è più importante

Anche la mamma, a lungo ritenuta dalla società incapace di allattare in mancanza di esperienza o di insegnamento da parte del personale sanitario, si è capito essere dotata a sua volta di moltissimi istinti primitivi materni che rispondono esattamente al bisogno del bambino.

Gli istinti del neonato e della mamma, unitamente alla posizione rilassata di entrambi, creano un ambiente favorevole al rilascio degli ormoni fondamentali per l’allattamento.

 

Quali posizioni evitare

L’allattamento tradizionale segue regole e posizioni precise. Prevede una seduta dritta, o stesa, con il bambino in posizione dorsale che deve essere costantemente sorretto, a causa della forza di gravità. In questo modo, il neonato tenderà a essere allontanato dal corpo della mamma.

La posizione semi reclinata, invece, “apre” il corpo della mamma promuovendo il movimento spontaneo del piccolo verso il seno, riducendone notevolmente i problemi tipici come ragadi e mastiti.

La Fondazione Veronesi cita molteplici studi scientifici, i quali dimostrano che tutti i problemi al seno, dolori compresi, sono dimezzati nelle donne che usano il metodo del biological nurturing rispetto alle madri che allattano in maniera tradizionale.

 

Altre manovre che possono alleviare i dolori al seno

Unicef e Oms hanno diffuso alcune strategie in soccorso. In sintesi, è importante:

 

·       Allattare da subito

L’allattamento è correlato e interdipendente a gravidanza, travaglio, parto, accoglienza del neonato. Quello che accade durante il parto ha effetti sulla salute anche della mamma, e sulla relazione col bambino, come anche sulla possibilità di allattare in modo naturale o meno.

Il ministero della Salute chiarisce che “Non disturbare la nascita e proteggerne la naturalità rende le madri più attive, attente ai loro bambini e pronte ad allattarli”, con meno disagi e dolori possibili.

 

·       Stare con il proprio bambino il più possibile, fin dalla nascita

Il contatto pelle a pelle e il rooming in, cioè la possibilità per mamma e neonato di stare insieme nella stessa stanza, possono apportare benefici al seno da dove sgorga il nutrimento per la vita del futuro e fanno bene alla mente e al corpo. Può rilassare.

 

·       Abbandonare i pregiudizi

I bambini non sono tutti uguali e nell’allattamento non ci sono regole fisse per tutti. Anche le madri hanno istinti differenti. Bisogna mettersi in ascolto con il proprio corpo e con i bisogni del bebè.

 

·       Chiedere aiuto e sostegno emotivo

Rivolgersi a esperti, pediatri, psicoterapeuti è sempre una soluzione ottimale.

L’iniziativa “Ospedale Amico dei Bambini” invita a non ostacolare l’avvio e la fisiologia dell’allattamento favorendo un approccio alla nascita centrato sul nucleo familiare, sul sostegno emotivo durante il travaglio ed il parto, sulla riduzione degli interventi invasivi non necessari, con la possibilità per la mamma di bere e mangiare cibi leggeri durante il travaglio.

 

·       “Ascoltare” i bisogni del bambino

Può essere utile cercare di attaccare il bimbo ai primi segnali di fame, che di solito si manifestano quando apre la bocca, gira la testa di lato, o si porta le mani alla bocca. Reprime un bisogno avrà come conseguenza che sarà difficile attaccare il neonato al seno, con ulteriori disagi e sofferenze per la mammella.

 

·       Attaccarlo sempre a richiesta

Non è strano se il bambino cerchi l’attaccamento al seno anche più di 15 volte al giorno, subito dopo la nascita. Farlo nella posizione giusta può risparmiare dolori alla madre.

 

·       L’attacco corretto

La bocca deve essere ben aperta e le labbra estroflesse. Oltre al capezzolo, il bambino si aggrappa a buona parte dell’areola. Il mento deve essere possibilmente a contatto con la mammella.

 

Cosa fare in caso di ragadi al seno

Questa problematica è molto connessa alla posizione della poppata. Può significare che il bambino non si sta attaccando bene al seno. Per prevenire questa condizione è utile:

·       Mantenere il più possibile il seno all’aria, coprendolo poco;

·       Coprire il capezzolo con qualche goccia di colostro o di latte, che aiutano la cicatrizzazione delle ferite;

·       Assumere (senza abusare) qualche antidolorifico, se necessario. Vanno bene paracetamolo o ibuprofene ad alto dosaggio, da assumere 3 volte al giorno.

 

Cosa fare in caso di ingorgo mammario

È causato da una rimozione inadeguata di latte dal seno rispetto alla velocità con cui viene prodotto. La sensazione che la mamma prova è di seno pieno, pesante, teso, dolente e caldo. La pelle può essere arrossata e il bambino potrebbe avere difficoltà ad attaccarsi.

Se il bambino non può collaborare ad ammorbidire il seno, perché poppando non riesce a far uscire il latte, o non è interessato a poppare, si possono usare la spremitura manuale o il tiralatte.

Prima di spremere il latte può essere di aiuto massaggiare i seni delicatamente per 1-2 minuti o farsi fare un massaggio rilassante alla schiena, ai lati della colonna vertebrale. Va bene anche una doccia calda sulla schiena.

Inoltre, sarebbe utile attaccare il bambino più spesso, per favorire il drenaggio del seno.

Anche in questo caso, un antidolorifico va bene, ma solo in caso di necessità o quando non si riesce a sopportare la dolenza.

 

Cosa fare in caso di mastite

Spesso è la conseguenza di stasi di latte non drenato. Si presenta con un seno dolente che ha una zona calda e indurita e febbre a 38,5°C o superiore. Non esclude sintomi influenzali, quali brividi di freddo, dolori articolari.

In tal caso è necessario confrontarsi con il medico per un’eventuale terapia antibiotica (la maggior parte degli antibiotici è compatibile con l’allattamento).

Ma è importante anche allattare il più frequentemente possibile per cercare di eliminare la stasi, che ha dato origine al problema, e riposare il più possibile.

 

Cosa fare in caso di candida

Possibili ferite dolorose e a volte sanguinanti del capezzolo, sono spesso causate da un attacco scorretto da parte del bambino, da una chiusura delle gengive troppo forte, da un frenulo corto della lingua del bambino, da una forza di suzione troppo potente, ma anche da una candidosi.

In questi casi, la prevenzione si basa su un buon attacco al seno e non sull’applicazione di creme o pomate, o sull’uso di paracapezzoli (in silicone o caucciù) e/o di proteggi-capezzoli in argento, che al contrario possono complicare e aggravare la situazione.