Cistite: cause, sintomi e consigli per la prevenzione

cistite

In presenza di un’infezione di tipo batterico si può incorrere nella cistite, una malattia del tratto urinario che può creare dolorosi fastidi nei soggetti colpiti.

Con il termine cistite si fa riferimento ad un’infiammazione della vescica causata nella maggior parte dei casi da un’infezione batterica e che, pur non essendo grave di per sé, può causare nei soggetti dolori e importanti fastidi.

Si tratta di una condizione che solitamente colpisce le donne e che, fortunatamente, tende a risolversi spontaneamente nel giro di pochi giorni.

Qui di seguito è disponibile un lungo approfondimento, con tutte le sue caratteristiche e soprattutto con importanti consigli per la prevenzione.

Cos’è la cistite

L’infiammazione della vescica si presenta nei soggetti con alcuni sintomi tipici, quali lo stimolo ad urinare più frequentemente rispetto al solito, un forte bruciore durante la minzione, urine di colore scuro e particolarmente maleodoranti, una generalizzata sensazione di malessere e/o stanchezza e infine, in alcuni casi, la presenza di sangue nelle urine. Caratteristica tipica di questa patologia, inoltre, è una minzione “rallentata”, dove l’urina tende ad uscire a gocce e non a flusso continuo.

Quando sono i bambini piccoli ad avere a che fare con questa condizione è possibile che oltre ai sintomi già citati si possa presentare anche la febbre superiore ai 38°, oltre ad una maggiore irritabilità, a un ridotto senso dell’appetito e anche al vomito.

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La sintomatologia tende a risolversi da sé nel giro di pochi giorni, senza nemmeno che il soggetto sia costretto ad assumere farmaci. Tuttavia, se il problema dovesse persistere più a lungo del previsto l’infezione potrebbe propagarsi anche alle alte vie urinarie, coinvolgendo così gli ureteri e i reni (si parla in questo caso di pielonefrite). In un simile scenario si renderebbe dunque certamente necessario un consulto medico a stretto giro.

Le cause dietro a questa condizione

Possono esserci diversi fattori in grado di scatenare questi sintomi che colpiscono l’organismo e le vie urinarie in modo particolare. Generalmente, questa patologia ha delle cause batteriche: nella maggior parte dei casi a scatenarla è l’Escherichia coli, uno dei numerosi batteri che si trova nell’intestino, e che è in grado di risalire alla vescica attraverso l’uretra (cioè il canale da cui esce l’urina). Qui i batteri possono raggiungere queste parti del corpo attraverso la propagazione da organi vicini, oppure per via ematica (cioè passando dal sangue).

Più raramente questa fastidiosa condizione può essere causata da virus ed essere quindi di origine virale oppure essere legata alla presenza di funghi. Un altro scenario è quello in cui la malattia non è in realtà causata da un’infezione: si parla in questi casi di cistite interstiziale. Riguardo a quest’ultimo tipo di condizione la comunità scientifica è ancora al lavoro per cercare di identificare le cause: può infatti essere che l’infiammazione cronica della vescica sia multifattoriale.

Esiste infine la possibilità che questo tipo di problematica che interessa le vie urinarie sia legato all’utilizzo di alcuni farmaci, alle radiazioni oppure ancora al contatto con determinate sostanze chimiche.

I maggior fattori di rischio

Si è visto che i soggetti di sesso femminile sono quelli che più spesso sono interessati da questo fenomeno. Il motivo è essenzialmente legato alla loro diversa struttura corporea rispetto agli uomini: nelle donne, infatti, l’uretra è molto più corta ed è molto più vicina all’ano, il che facilita il possibile passaggio dei batteri fecali all’interno della vescica.

Ci sono però anche altri fattori di rischio da prendere in considerazione e che riguardano entrambi i sessi. L’infiammazione a livello della vescica può in effetti presentarsi con una certa frequenza come conseguenza di rapporti sessuali, soprattutto se non protetti. Inoltre, è possibile che questo problema si presenti in soggetti che hanno una scarsa o un’inadeguata igiene intima (si pensi per esempio a chi tende a pulirsi da dietro in avanti). Questa condizione può inoltre colpire con più facilità chi ha un catetere urinario, cioè un tubo utilizzato per drenare in modo meccanico la vescica. Infine, questa patologia è più comune nei soggetti che utilizzano il diaframma come strumento per la contraccezione.

I vari tipi di cistiti

È possibile suddividere le cistiti in diverse categorie a seconda delle manifestazioni corporee con cui si presentano. Ecco dunque quali sono i tipi individuati dai medici.

  • Le cistiti semplici: si tratta di infiammazioni acute, transitorie e occasionali, nonché le più comuni. Solitamente il loro decorso è benigno e non necessitano di cure particolari. Si tratta di una condizione talmente diffusa che si stima che almeno tutte le donne entro i 40 anni di età abbiano vissuto almeno un episodio di questa malattia.
  • Le cistiti emorragiche: sono infiammazioni acute di origine infettiva che interessano i capillari della sottomucosa e sono paragonabile alle cistiti semplici con l’aggiunta di lesioni caratteristiche. In questo caso il range di pazienti colpito è piuttosto ampio e riguarda tendenzialmente soggetti fra i 15 e gli 80 anni di età. La sua caratteristica è l’ematuria, cioè la presenza concomitante di sangue nelle urine. Rappresenta attualmente circa il 10% di tutti i casi di cistite diagnosticati.
  • Le cistiti ricorrenti: l’unica differenza con quelle semplici è la loro tendenza a ripresentarsi più volte a breve distanza nel corso del tempo. Sono infiammazioni del tratto urinario che possono ripresentarsi sotto forma di reinfezioni o come recidive: le prime si manifestano settimane o mesi dopo la terapia, mentre le seconde pochi giorni dopo la sospensione della terapia.
  • Le cistiti interstiziali sono state associate ad altre patologie con un’eziologia simile come la sindrome di Sjogren, il morbo di Chron, la tiroidite, la fibromialgia, la sindrome dell’intestino irritabile, la Vestibolite e la vulvodinia. La principale causa del disturbo sembra essere un difetto degli strati di rivestimento che formano la mucosa vescicale. Per motivi ancora da accertare, i mucopolisaccaridi (o Gag) che formano tale mucosa tendono a perdere la loro funzione, permettendo all’urina di penetrare all’interno della parete della vescica. C’è inoltre chi pensa che la patologia sia legata a problemi neurologici: per alcuni studiosi, può essere che determinati impulsi nervosi provenienti dal midollo spinale possano causare una continua stimolazione dei nervi della vescica, provocando così un’infiammazione cronica.

Le precauzioni da mantenere per evitare le infezioni

Nonostante esistano farmaci specifici che aiutano i pazienti a superare questo tipo di problema di salute in modo semplice e in tempi rapidi, è sicuramente importante ricordare che esistono tutta una serie di accorgimenti da mettere in pratica per evitare, per quanto possibile, l’insorgenza di questo tipo di infiammazioni a livello della vescica.

Prima di tutto è necessario prendersi cura della propria igiene personale, specialmente nella zona perineale, quella compresa fra gli organi genitali e l’orifizio anale.

Bisogna porre particolare attenzione alle modalità di lavaggio, che andrebbe effettuato con detergenti neutri e con movimenti che vanno dalla vagina/dal pene all’ano e non viceversa; in caso contrario è possibile che vengano trasportati batteri dall’ano alle vie urinarie.

Un’altra accortezza è legata all‘utilizzo della biancheria intima: se possibile sarebbe consigliabile evitare slip in materiale sintetico, oppure i pantaloni troppo aderenti, che potrebbero rendere più difficile la traspirazione ai tessuti e, di conseguenza, potrebbero stimolare la proliferazione degli stafilococchi cutanei, capaci di diventare patogeni in particolari condizioni.

Anche i contraccettivi devono essere utilizzati nella maniera corretta, in quanto possibili veicoli di infezioni. I problemi possono insorgere, ad esempio, nel momento in cui diaframmi, creme spermicide o spirali venissero inseriti con le mani non perfettamente pulite. Attenzione anche agli assorbenti interni e al loro inserimento in vagina: questo tipo di dispositivi dovrebbero sempre essere rimossi durante la notte e, in generale, cambiati frequentemente.

Alcune donne, inoltre, tendono ad effettuare un numero eccessivo di lavande vaginali, che possono però avere un effetto controproducente. È stato dimostrato, infatti, che questo tipo di soluzione tende ad abbassare troppo la normale acidità vaginale, lasciando così libero spazio alla proliferazione incontrollata di batteri e patogeni.

Si consiglia, in aggiunta, di urinare prima e dopo aver consumato un rapporto sessuale: grazie all’urina sarà più facile liberarsi di alcuni batteri entrati in vagina durante il sesso.

Le donne dovrebbero in generale occuparsi maggiormente della loro igiene personale nel periodo del ciclo mestruale, quando la risalita dei batteri a livello dell’uretra è più facilitata rispetto al solito.

In che modo la dieta può influire su questa condizione

Com’è noto, una corretta alimentazione ha degli importanti benefici sulla salute umana e ovviamente anche sulle regolari funzioni urinarie.

L’idratazione, prima di tutto, è un elemento centrale per la prevenzione, perché permette lo svuotamento regolare della vescica e, di conseguenza, evita il rischio di ristagno di urine che a lungo andare può irritare l’organo.

Per quanto riguarda la dieta, invece, è necessario sapere che con la giusta assunzione di determinati nutrienti si andrà a rendere più regolare il transito intestinale, riuscendo così a liberarsi con maggior facilità dei batteri potenzialmente dannosi per le vie urinarie.

Oltre a bere molta acqua, dunque, i medici consigliano anche un’alimentazione con la minor quantità possibile di zuccheri semplici, di cui si nutrono i germi. Sarebbe inoltre da evitare il consumo eccessivo di grassi saturi, che tendono ad infiammare la vescica, mentre è consigliabile aumentare il consumo di fibre, che contribuiscono al regolare funzionamento dell’intestino.

In aggiunta, sarebbe buona norma cucinare gli alimenti con metodi semplici (senza grassi aggiunti) evitando per esempio le fritture. Sono in generale da evitare tutti gli alcolici, il caffè e le bevande contenenti sostanze eccitanti, il peperoncino e tutti i cibi molto piccanti, e le bevande gassate e zuccherate. L’utilizzo di sale andrebbe limitato, così come quello della carne rossa (meglio preferire tagli magri di carne bianca come il petto di pollo).

Via libera per il resto a tisane e infusi non zuccherati, a tutta la frutta e la verdura e in generale a tutti i prodotti vegetali contenenti una grande quantità di liquidi (come l’anguria, il sedano, il prezzemolo eccetera).

Come si diagnostica e come si cura: i consigli dei medici

Se il problema non si dovesse risolvere nel giro di qualche giorno potrà rendersi necessario il consulto presso un medico esperto che sarà in grado di fornire al paziente tutte le informazioni del caso e, ovviamente, la terapia da seguire.

Il primo step sarà come sempre l’anamnesi del soggetto, una serie di domande utili a conoscerlo e a indagare su eventuali condizioni pregresse o abitudini di vita particolari. Il dottore chiederà quindi al suo assistito quali sono stati i sintomi, se ha manifestato altri problemi di salute in passato, qual è la sua storia familiare da un punto di vista clinico e se sta assumendo dei farmaci.

Fatto questo, al paziente viene di norma consigliato di sottoporsi a due distinti esami, ovvero l’analisi delle urine e l’urinocoltura. Il primo servirà per identificare possibili disordini metabolici, disturbi renali o infezioni del tratto urinario, mentre il secondo andrà nello specifico alla ricerca di particolari batteri. Spesso a questo tipo di esami vengono associati anche un’ecografia vescicale e una cistoscopia.

Dopo aver accertato la presenza di una cistite nel paziente, il medico potrà prescrivere la relativa terapia farmacologica, che solitamente (ma non necessariamente) è basata sulla somministrazione di antibiotici. Può purtroppo capitare che il paziente faccia da sé, assumendo una terapia antibiotica ancor prima di essere stato visitato, ma questo è un grave errore poiché spesso la patologia non ha origine batterica.

Si pensi ad esempio al caso della sopracitata cistite interstiziale, che per essere curata può in realtà necessitare di un mix di farmaci assunti per via orale (o infiltrati in vescica), di manipolazioni meccaniche della vescica stessa e della stimolazione di alcuni nervi.

La scelta dell’antibiotico più adatto, per il resto, potrà inoltre essere effettuata sottoponendosi ad un altro test, chiamato antibiogramma. Come si è visto, spesso non sarà nemmeno richiesto l’utilizzo di farmaci: semplicemente con una corretta alimentazione, bevendo molto, evitando rapporti sessuali non protetti e avendo cura dell’igiene intima, il problema dovrebbe scomparire nel breve termine.