Sane come le fette biscottate a colazione. O no? Abbiamo voluto portare in laboratorio due campioni dal colore diverso, per capire se davvero questa può essere un’indicazione per evitare di consumare acrilammide, il contaminante di processo cancerogeno.
Una delle regole, infatti, è sempre quella di scegliere questi prodotti optando per i più chiari – ossia quelli cotti meno e dunque con minore rischio di sviluppare questa molecola. La nostra prova voleva confermare quella che è un consiglio di buonsenso. Quello che abbiamo trovato conferma la regola: le fette biscottate più chiare e con colore uniforme tanto all’esterno che all’interno, sono risultate acrilammide-free, mentre le più scure hanno fatto segnare un valore di 37 microgrammi per chilo. La legge consente per le fette biscottate 350 microgrammi di acrilammide per chilo di prodotto. Questa è la dose di basso rischio per un genotossico che non dovrebbe comparire nei nostri piatti. Eppure molte ricerche recenti indicano in un consumo quotidiano di 20 microgrammi al giorno la dose che aumenta il rischio di tumori nell’uomo. Con la dottoressa @chiaramanzi, nutrizionista, oscar per la salute 2018 e massima esperta in Europa di Nutrizione Culinaria e autrice del libro Acrilammide, il cancerogeno tabù (Art Joins Nutrition Editore, continuiamo il viaggio settimanale per conoscere meglio questo rischio e imparare a scegliere bene gli alimenti (e i metodi di preparazione migliori) che ci consentano di tenerci alla larga da questo pericoloso contaminante di processo. Non perdete neppure una puntata della nostra videorubrica ACRILAMMIDE, IL CANCEROGENO TABU’, iscrivetevi al nostro canale youtube