Plagiocefalia bambini: cos’è e come prevenirla

PLAGIOCEFALIA

La plagiocefalia nei neonati è una deformità posturale della testa che nella maggior parte dei casi si risolve e si previene con posture e comportamenti corretti. Talvolta si ricorre a protesi anche con stampanti 3D.

 

La tecnologia a stampante 3D è ormai protagonista anche nella medicina ortopedica e chirurgica. Uno degli ambiti in cui sono in atto progetti interessanti è quello ortopedico, in particolare nella prevenzione della plagiocefalia infantile, detta anche “testa piatta”, condizione che si manifesta con la deformazione della testa del neonato durante i primi mesi di vita, soprattutto quando il peso e la posizione della testa influiscono sulle ossa craniche ancora elastiche.

Infatti, la struttura ossea del neonato è più fragile, gli ossicini sono morbidi, e solo con lo sviluppo diventeranno rigidi. Perciò, nel primo periodo di vita è facile che assumano forme non consone in relazione alla postura che il bambino assume, cosa che si verifica in particolare per la testa.

Non è raro vedere bimbi con la testa asimmetrica già alla nascita, soprattutto in caso di parto gemellare.

Comunque sia negli ultimi vent’anni, sulla scorta delle indicazioni pediatriche di non far dormire il bimbo prono o di fianco per contrastare il fenomeno della Sids (morte improvvisa del lattante), la cosiddetta plagiocefalia posturale è di fatto diventata un passaggio fondamentale nella vita di ogni nascituro. Questo problema può essere prevenuto e monitorato. È importante però capire come riconoscerla, diagnosticarla e quando intervenire con soluzioni più incisive.

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Che cos’è la plagiocefalia

Gli esperti di Riabilitazione Funzionale dell’Unità Operativa di Broncopneumologia Ospedale Bambino Gesù la descrivono come una condizione di schiacciamento di una zona del capo del neonato e del lattante. In genere si osserva nella parte posteriore e/o laterale della testa.

 

Perché succede

La forma più frequente è quella posizionale, dovuta cioè al mantenimento di una stessa posizione della testa del bebè nel tempo e dalla pressione esterna esercitata sulle ossa del cranio.

Il piccolo, nei primi mesi di vita, dorme e trascorre molte ore disteso sulla schiena generalmente con la testa girata di lato.

Anche quando è posizionato sul seggiolino per la pappa o su un tappetino potrebbe tendere a poggiare la testa.

La posizione a pancia in su (posizione supina) durante il sonno è indicata come la più sicura durante il primo anno di vita per prevenire la Sids. Tuttavia questa raccomandazione è anche la causa più frequente della forma posturale di questa condizione.

 

Come si previene

 

È importante che il bambino mantenga la posizione a pancia in su durante il sonno, ma sono consigliati alcuni piccoli accorgimenti per prevenire l’insorgenza della plagiocefalia posizionale. Ecco alcuni comportamenti pratici da adottare:

·       Alternare la posizione della testa (un po’ a destra e un po’ a sinistra) durante la giornata;

·       Ruotare con delicatezza la testa del bambino anche mentre dorme se lui tende a non farlo spontaneamente;

·       Cambiare l’orientamento della culla o del bambino, in modo che al risveglio possa ricevere stimoli visivi o uditivi dal lato verso cui si gira meno;

·       Alternare sempre il braccio con cui si sostiene il neonato durante l’alimentazione. L’alternanza risulta più semplice con l’allattamento al seno, a seconda del lato a cui viene attaccato.

 

Nelle situazioni pratiche potrebbero risultare efficaci alcune azioni preventive, come ruotare il capo dal lato opposto a quello preferito quando il bambino è posto nella fascia, nel marsupio o sul petto. Vediamo come orientarsi in base ai momenti della giornata.

Cosa fare quando il bambino gioca

In questi casi può essere d’aiuto favorire il contatto faccia a faccia con il piccolo e poi fare in modo che il bambino segua il volto di chi lo sostiene, non solo con gli occhi, ma anche con la rotazione laterale del capo.

 

Come andrebbe coccolato

Le coccole sono una delle più importanti manifestazioni d’amore verso il bambino che cresce e acquisisce maggiore sicurezza. In questi momenti delicati, oltre allo sguardo, è fondamentale la presa del bambino. Perciò, andrebbe posizionato a pancia in giù sul grembo o sulle gambe mentre viene cullato o coccolato.

 

Come dovrebbe riposare in sicurezza

Il riposo del piccolo “guerriero” è essenziale, soprattutto durante l’allattamento. Quando il bambino è posto sul fianco, un valido supporto ci viene offerto dall’utilizzo di cuscinetti o da un asciugamano arrotolato, posti a contatto della schiena e tra le gambe del bambino, per rendere la posizione più stabile e comoda, alternando entrambi i lati. Si possono anche porre dei giochini sicuri vicino alle mani del bebè, in modo che possa guardare, toccare, afferrare.

L’impiego di cuscinetti morbidi e asciugamani viene raccomandato anche quando beve il latte al seno o al biberon.

 

La posizione su seggiolino

Per prevenire la plagiocefalia o altre problematiche da posizionamento, dopo il primo mese di vita il bambino dovrebbe sedere sul seggiolino mantenendo la schiena dritta con supporti laterali soffici. In questa posizione è possibile proporgli delle attività di gioco frontali, stimolandolo a orientarsi verso destra e verso sinistra.

Come comportarsi dal terzo mese di vita

I pediatri raccomandano di posizionare il bambino a pancia in giù sul grembo o sulle gambe della mamma mentre viene cullato o coccolato. Ma dal terzo mese di vita viene suggerito di sistemarlo per più tempo a pancia in giù anche sul fasciatoio, sul lettone o sul tappetino.

Per sostenere il piccolo bisognerebbe sistemarlo con le braccia in avanti e un asciugamano arrotolato all’altezza del petto. In questo modo farà meno fatica e accetterà meglio e più a lungo la posizione. Inoltre, potrà osservare oggetti di interesse posti di fronte e lateralmente (stimolare la curiosità dei neonati è sempre raccomandabile).

Infine, non bisogna dimenticarsi di sorvegliarlo sempre, soprattutto quando sta a pancia in giù.

 

E se non guarisse?

In genere, col passar dei mesi, è proprio lo stesso bambino a muoversi di più e a risistemare la situazione, in quanto le ossa sono ancora abbastanza elastiche da poter riprendere una forma più o meno sferica.

Se la plagiocefalia persistesse nel tempo nonostante i piccoli accorgimenti suggeriti, o per qualunque altro dubbio sulla forma e dimensione del capo, sarebbe sempre utile consultare il pediatra di famiglia. Il pediatra saprà indicare lo specialista a cui rivolgersi per una valutazione precoce e accurata.

In molti casi si ricorre a soluzioni ortopediche, tra le quali il trattamento con protesi. Ecco come funziona.

 

·       Trattamento con un casco

Questa soluzione prevede l’utilizzo di ortesi cranica consigliabile nei casi più severi e qualora non siano stati riscontrati miglioramenti apprezzabili con il riposizionamento.

Il principio di funzionamento è semplice: il casco fa sì che la crescita del cranio avvenga principalmente in direzione delle zone piatte, così che esse possano espandersi fino al raggiungimento delle zone protruse.

La protesi direziona la crescita cranica verso le parti piatte lasciando delle camere di espansione (ossia, dei vuoti) e creando, invece, contatto in corrispondenza delle zone protruse della testa.

 

Quando si ricorre alla protesi

È possibile ricorrere al trattamento con ortesi modellante a partire dal quinto mese di vita e comunque secondo indicazione medica.

È consigliabile iniziare la terapia entro l’anno di età, infatti il tempo è un fattore determinante per la durata e l’efficacia della terapia ortesica.

La durata dipende dall’età del neonato e della gravità della plagiocefalia.

 

Funziona sempre?

La terapia con casco consente di ottenere risultati più apprezzabili e in tempi decisamente più rapidi rispetto al tradizionale riposizionamento, il quale risulta inefficace dopo il quarto mese, dal momento che il neonato inizia a muoversi di più in maniera autonoma.

La testa riacquista una forma consona senza alcuna complicazione per la crescita cerebrale.

Inoltre, i caschi sono ausili ortopedici pensati appositamente per i neonati, pertanto non ci sono particolari controindicazioni e possono essere utilizzati senza limitare i movimenti e lo sviluppo dei bambini.

Un fattore da non trascurare è, tuttavia, il peso dell’ortesi, che varia a seconda della tecnica di costruzione del dispositivo.

 

Esistono varie forme di deformazione della testa

Il problema però non è sempre posturale. Medici e pediatri riconoscono varie tipologie di malformazioni della testa. Gli esperti della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) ricordano che le asimmetrie e deformità craniche sono molto frequenti in età neonatale e nei primi mesi di vita. I dati della letteratura riportano una frequenza fra il 25% (gravidanze singole) e il 50% (gravidanze multiple). Gli studi analizzati con la nuova tecnologia che impiega scanner ottico praticato su bambini nati sani fra i 3 e 6 mesi di vita indicano una percentuale di asimmetrie craniche superiore al 75%. Nel 18% di tutti i bambini esaminati l’asimmetria assume un certo rilievo con un valore Oddi (differenza percentuale dei diametri obliqui) superiore al 104%.

Non solo plagiocefalia posturale. I medici si imbattono anche in casi di craniostenosi, che consiste nella fusione prematura di una o più suture craniche. L’incidenza di questa deformazione è di circa 1/2.000-2500 nati vivi. La fusione prematura delle suture impedisce la crescita del cranio perpendicolare alle suture stesse e la crescita volumetrica del cervello conduce a uno sviluppo compensatorio del cranio con direzione parallela alle suture.

Le craniostenosi vengono classificate in primarie e secondarie. Le prime sono causate da fattori genetici e ambientali e si possono suddividere in semplici e complesse. Le complesse a loro volta possono essere distinte in sindromiche e non-sindromiche. Quelle che hanno maggior frequenza sono certamente le non-sindromiche, che coinvolgono la sutura sagittale, coronale, metopica e, in minor misura, la lambdoidea.

La crescita e morfologia cranica è perciò un delicato equilibrio fra sviluppo cerebrale, che è molto rapido fino ai 2 anni d’età. Medici e ricercatori considerano anche la possibile associazione con idrocefalo o sindrome di Chiari I e le complicanze oculari con strabismo specie nelle plagiocefalie o disturbi respiratori nel caso di coinvolgimento dello scheletro facciale.

La percentuale delle complicanze è essenzialmente in relazione all’entità della malformazione ed è molto più alta nelle forme sindromiche. Pertanto, è fondamentale la diagnosi, che è prevalentemente clinica e si basa sull’attenta osservazione della conformazione cranica alla ricerca delle peculiari alterazioni morfologiche descritte per le varie tipologie di craniostenosi o deformità del cranio.

Può avvenire tramite ecografia o rx cranio, ma entrambi gli esami devono essere effettuati da personale con esperienza specifica di queste anomalie craniche.

Nei casi più delicati l’applicazione delle nuove tecnologie nella realizzazione di protesi sta dando una risposta più efficace alla complessità del fenomeno.

 

Come funziona la tecnologia 3D

Abbiamo visto come il ventaglio delle alterazioni possa essere vario e dipendere da molti fattori. Per via di questa complessità, le nuove tecnologie introdotte anche per la ricerca di soluzioni e protesi sono state di grande aiuto. Ad esempio, la scannerizzazione ottica del capo e l’utilizzo di stampanti 3D sembrano rappresentare un notevole passo in avanti in termini di precisione ed efficacia nella realizzazione dei caschetti, sempre più personalizzabili e meno ingombranti.

In Italia sono state sviluppate tecniche di realizzazione di protesi attraverso stampanti 3D che consentono di ottenere una ortesi particolarmente leggere. Questa soluzione sta riscontrando il favore dei medici. Ma quanto è diffusa la tecnologia 3D nella sanità pubblica italiana?

Le stampanti 3D nella sanità italiana

Quello delle tecnologie moderne applicate alla diagnostica e al sistema sanitario pubblico italiano è un terreno scivoloso, poiché non sono ancora diffuse su tutto il territorio nazionale. Le stampanti 3D sono già una realtà in alcune specialità come implantologia ortopedica, odontoiatria ma anche chirurgia maxillo-facciale e cardiochirurgia.

Negli ultimi anni più sollecitazioni normative e applicative sono arrivate da vari organi, tra i quali il centro studi dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (Aiic), che ha diffuso la Linea guida “Le tecnologie di additive manufacturing in sanità”, un vademecum per le applicazioni tridimensionali e digitali (la cosiddetta manifattura additiva) nel settore sanitario (Qui i dettagli: https://www.aiic.it/comunicato-stampa-linea-guida-le-tecnologie-di-additive-manifacturing-in-sanita/) .

Aicc offre strumenti che possano essere riferimento agli operatori, al personale sanitario e alle strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn), tenendo conto anche di quanto disposto dal regolamento europeo per i Dispositivi Medici 2017/745. L’Unione europea riconosce a tutti gli effetti questi dispositivi come strumenti sanitari, ma la realtà pratica quotidiana sembra più complicata della tecnologia ingegneristica stessa.