Liquirizia in gravidanza e i danni al feto: la scienza si divide

LIQUIRIZIA GRAVIDANZA

Uno studio condotto nel 2017 dall’Universxità di Helsinki ha messo in evidenza una relazione tra il consumo di liquirizia durante la gravidanza e i disturbi cognitivi del nascituro. Il Bfr, l’autorità sanitaria tedesca, recentemente non ha confermato il nesso causale ma ha messo in guardia dai rischi associati alla “radice”

Ippocrate la consigliava contro la tosse. È una delle radici più consumate al mondo, immancabile tra gli scaffali di farmacie, erboristerie e supermercati. La liquirizia (nome botanico Glycyrrhiza glabra L.) è una pianta erbacea perenne, alta fino a un metro, appartenente alla famiglia delle Fabaceae. L’estratto vegetale si ottiene dalla bollitura del fusto sotterraneo di questa pianta.

Non solo i greci, ma anche nella medicina cinese è protagonista indiscussa, poiché a questo vegetale la tradizione popolare attribuisce diverse proprietà farmacologiche:

·       Digestiva;

·       Antinfiammatoria;

·       Depurativa;

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·       Diuretica;

·       Protettiva della mucosa.

Le foglie dalle proprietà cicatrizzanti, antibatteriche e antinfiammatorie vanno usate fresche e sarebbero un toccasana dai benefici:

·       Antiulcera;

·       Emollienti;

·       Rinfrescanti;

·       Espettoranti;

·       Corticostimolanti;

·       Antiflogistici.

Oggi è più diffusa sotto forma caramelle o bastoncini da masticare, tagliuzzati per decotti e tisane, in confetti preparati con estratto di liquirizia pura, ridotta in polvere e in succo (estratto nero) come dolcificante e correttivo del sapore nell’industria farmaceutica.

In cucina viene utilizzata per la preparazione di dolci, caramelle e tisane.

Come additivo è impiegata per la produzione di sigarette e cacao.

Molti ne hanno sperimentato l’effetto alterante del battito cardiaco; fa venire le palpitazioni. Per questo e altri motivi ci si chiede se la liquirizia in gravidanza sia indicata e quali possano essere i rischi legati a una eccessiva assunzione.

Fa bene o fa male? La scienza si divide

A questo interrogativo rispondo gli esperti dell’Irccs Humanitas, che citano alcune ricerche in merito al consumo di questa pianta quando si è in dolce attesa. Secondo dei ricercatori finlandesi sarebbe meglio limitarne l’assunzione per la salute del feto. Infatti, dai dati emerge che i figli di mamme che nel corso della gravidanza avevano consumato grandi quantità di liquirizia hanno fatto registrare risultati peggiori a dei test cognitivi.

Questa ricerca – pubblicata nel marzo 2017 sull’American Journal of Epidemiology e recentemente però i risuultati non sono stati confermati da Bfr, l’Autorità tedesca per la sicurezza sanitaria – è stata condotta da un team di scienziati della University of Helsinki che ha coinvolto nello studio 378 adolescenti. Le loro mamme sono state distinte in due gruppi: quelle che durante la gestazione avevano consumato “grandi” quantità di liquirizia e quelle che ne avevano consumata “poco o nulla”. “Grandi” quantità corrispondevano a 500 mg a settimana di “glicirrizina”, il principio attivo della radice, che equivalgono a circa 250 grammi di prodotto. Nel secondo gruppo i valori erano dimezzati.

I risultati dello studio mostrano che andrebbe evitato l’eccessivo consumo di prodotti a base di glicirrizina. Al contrario, in particolari condizioni, piccole dosi di questa radice sono preziose per la salute della donna incinta.

Attenzione al cortisolo, l’ormone dello stress

Da questo studio risultava che figli di mamme forti consumatrici di liquirizia avevano segnato risultati peggiori in test di ragionamento cognitivo condotti da uno psicologo e in test che misuravano le capacità mnemoniche.

Ancora, secondo le valutazioni dei genitori, i ragazzi avevano problemi analoghi a quelli della Sindrome da deficit di attenzione/iperattività e le ragazze avevano sviluppato pubertà precocemente.

Questa involuzione si spiegherebbe nel meccanismo biologico di azione della glicirizzina, osservato su modelli sperimentali. Infatti, la sostanza intensifica gli effetti dell’ormone dello stress, il cortisolo, inibendo l’azione dell’enzima che lo inattiva.

Questo ormone prodotto dalle ghiandole surrenali è essenziale per lo sviluppo del feto ma, in grandi quantità, è dannoso.

I ricercatori sottolineano, infine, come quella fra introito di glicirrizina ed effetti sulle capacità cognitive sia solo una semplice associazione.

In realtà le conseguenze sugli ormoni erano già note nella metà del Novecento. Quando due scienziati, Costello e Lynn nel 1950 ne isolarono il composto steroideo che armonizza la secrezione ormonale, inibendo l’eccessiva produzione di estrogeni, capirono che ha un effetto di tipo estrogenico (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27180445/).

Il Bfr tedesco nega il nesso causale liquirizia-danni al feto

Il Bfr, l’Autorità tedesca per la sicurezza sanitaria , recentemente ha sottoposto lo studio condotto dall’Università di Helsinki ha una revisione giungendo a non confermare i risultati sui danni cognitivi al feto causati da un’eccessivo consumo di liquirizia in gravidanza. Scrive l’Autoritità per la valutazioni dei rischi sanitari: “Siamo  giunti alla conclusione che i dati raccolti nello studio non sono idonei a formulare affermazioni attendibili su un possibile nesso causale tra il consumo di liquirizia durante la gravidanza e lo sviluppo fisico e psichico del feto”. Gli esperti tedeschi tuttavia hanno sottolineato che “poiché le informazioni al consumatore sulla confezione della liquirizia non indicano l’acido glicirrizico contenuto del singolo prodotto, consumatori affetti da ipertensione, malattie cardiovascolari, diabete, così come le donne incinte, dovrebbero astenersi da un consumo continuativo di liquirizia“.

Quanta ne possiamo mangiare?

E infatti, a prescindere dallo stato di gravidanza o meno, andrebbe comunque e sempre assunta con parsimonia, facendo attenzione a non superare, come indica l’Oms, il dosaggio di 2 mg/kg di peso corporeo al giorno di principio attivo glicirrizina (cosa che può capitare assumendo caramelle o lassativi ricchi di estratti di concentrati).

Il principio attivo ha effetti collaterali sull’equilibrio dei sali minerali nel corpo, pertanto un abuso di questo elemento può provocare:

·       Ritenzione idrica;

·       Aumento della pressione, fino all’ipertensione (tramite riassorbimento del sodio, e maggiore escrezione di potassio);

·       Gonfiore al viso e alle caviglie;

·       Mal di testa;

·       Astenia.

I soggetti predisposti a ipertensione, ad edemi, ma anche i diabetici, le donne in gravidanza o in allattamento, devono evitare l’uso prolungato di estratti di questa pianta.

Bisogna evitare l’uso in caso di epatopatie colestatiche, cirrosi epatica, ipertensione, ipopotassiemia e grave insufficienza renale.

Infine, può aumentare, indirettamente, l’eliminazione di potassio provocata da altri farmaci, perdita che provoca ipersensibilità nei confronti dei glicosidi digitalici.

Attenzione alle caramelle e ai dolciumi

La dose raccomandata è facilmente superabile consumando spesso dolciumi e caramelle, dove l’estratto della pianta trova largo utilizzo. Lo sostengono, in uno studio, i ricercatori dell’Università di Bologna, guidati dal professor Giorgio Cantelli Forti, i quali hanno però precisato e approfondito le conoscenze sull’estratto di Glycyrrhiza glabra, dimostrando che l’aumento della pressione si verificherebbe solo in seguito al consumo di caramelle e dolciumi in cui è contenuta la sola glicirrizina, che è uno dei componenti della liquirizia. Gli effetti si riducono o azzerano se consumata nella sua integrità, come con i bastoncini (Qui i risultati dello studio: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1566785/pdf/envhper00405-0065.pdf).

Il gruppo guidato da Forti sottolinea comunque che, in gravidanza, è possibile il passaggio di alcune quantità di ormone dello stress dalla gestante al nascituro, potenzialmente nocivo per lo sviluppo del feto, perché la glicirrizina, che causa un aumento di pressione, sembra ridurre la capacità di filtro rappresentata dalla placenta.

Inoltre, il cortisolo resta in maggiori quantità perché la glicirizzina (così come la naringerina nel pompelmo) inibisce nel l’enzima necessario per la sua degradazione in cortisone. La presenza di tale enzima permette la normale funzione dell’aldosterone e in mantenimento delle normali concentrazioni di sale e di acqua nell’organismo. L’acido glicirretinico bloccando tale enzima è in grado di produrre un’ipertensione dovuta all’azione diretta del cortisolo nel rene sul metabolismo dei sali e acqua.

In gravidanza va bene (in quantità moderate) contro nausea e ipotensione

Dunque, l’importante è non esagerare. Non a caso lo studio viene dalla Finlandia, poiché in questo paese il consumo è abbastanza sostenuto, e proprio qui un riferimento alle quantità assumibili in gravidanza è necessario.

“In Italia, invece, il suo consumo è moderato. Se da un lato è bene avvertire sui possibili rischi che possono derivare da un’assunzione eccessiva di liquirizia, dall’altro non dobbiamo assolutamente demonizzarla”, osserva il dottor Valeriano Genovese, ginecologo dell’ospedale Humanitas San Pio X.

Questa radice è solitamente considerata con favore in quanto può aiutare in caso di stipsi e nausea, ha effetti disinfettanti e protettivi dell’apparato gastrointestinale e comporta un lieve aumento della pressione arteriosa in presenza di marcata ipotensione durante la gestazione.

L’esperto però raccomanda alle donne incinte di non assumerla in caso di ipertensione.

La dieta raccomandata in gravidanza

Quindi nessun veto su un consumo moderato mentre si aspetta un bebè: “All’interno di una dieta varia, in cui il consumo di bevande gasate o eccitanti come il caffè andrebbe limitato e con un apporto significativo di cereali integrali, carni magre e vitamina C, un po’ di liquirizia può trovare spazio”, fa notare lo specialista Genovese.

Oltre alla carne magra, non bisogna dimenticare che è fondamentale il pesce ricco di acidi grassi essenziali come gli omega 3 (meglio il pesce azzurro). Queste sostanze nutritive sono utili per il bambino. Al contrario, mangiare dei pesci di grande taglia come il tonno o il pesce spada, che accumulano durante la loro lenta crescita alcuni metalli pesanti come il mercurio, può rappresentare un rischio per il piccolo.

Ci vuole molta attenzione alla marinatura del pesce, che è a tutti gli effetti una cottura condotta a freddo, che può rappresentare un rischio se non è eseguita bene, perché possono sopravvivere dei pericolosi parassiti ospiti.

Il problema, come abbiamo intuito, riguarda più caramelle e dolciumi di liquirizia. Ma allora, i dolci vanno comunque evitati in gravidanza?

A questo interrogativo ha risposto il professor Alberto Ritieni, sfatando alcuni miti nella rubrica de il Salvagente.

“I dolciumi – osserva l’esperto – vanno mangiati comunque con moderazione e bisogna essere ancora più attenti se si è in “dolce attesa” perché un loro abuso può originare insulino-resistenza, un aumento eccessivo del peso oltre che della pressione e della glicemia. Questo, però, non significa che vanno banditi dalla tavola in maniera totale, ma la migliore scelta è la moderazione. Di certo un dolcino a fine pranzo è utile a regalare un sorriso alla mamma.

La liquirizia viene spesso utilizzata per “spizzicare”, esattamente come avviene per le noccioline, altro alimento del quale si può sconfinare verso un abuso. Ma l’altro mito duro a morire riguarda questi cibi, secondo cui potrebbero dare risposte allergiche nel bambino che sta per nascere.

“Le forme allergiche – spiega Ritieni – sono provocate dallo sfortunato incontro ad esempio di macromolecole proteiche con i nostri amici anticorpi. Quest’ultimi hanno lo scopo di proteggerci, ma qualche volta esagerano nella risposta creano dei problemi talvolta anche gravi. Fortunatamente il nostro sistema digerente distrugge buona parte di queste proteine aliene, in altre parole le digerisce, per cui non sono più un alieno per gli anticorpi e la risposta allergica è gestibile. Non essendoci “cattivi incontri” fra gli anticorpi e le proteine delle noccioline il piccolo non può diventare allergico per ciò che mangia la mamma.

Il limite delle noccioline è invece sia nutrizionale, per l’eccesso di calorie introdotte, sia di sicurezza per le eventuali micotossine che possono esserci se la qualità delle noccioline non è la migliore. Il rischio per alcune micotossine è quello di essere tossiche e pericolose per lo sviluppo del bambino per cui non è un problema mangiare noccioline nella giusta misura, ma è errato abusarne e scegliere dei prodotti di scarsa qualità”.

Le altre radici da mangiare in gravidanza

Da alcuni anni stanno prendendo piede altre radici consumate come alimento. Una di queste è lo zenzero (radice di Zingiber officinale, ginger), spesso indicato contro le nausee in gravidanza. Stando ai risultati di numerosi studi si è dimostrato efficace, anche più della liquirizia, per il trattamento della nausea causata dal mal di mare e dalla dolce attesa, mentre nessun beneficio è stato evidenziato per quanto riguarda il controllo di nausea e vomito indotti da chemioterapia.

Anche il ministero della Salute ne riconosce l’efficacia contro nausea e vomito gravidico, documentata da diversi studi randomizzati (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1436_allegato.pdf) .

Anche negli Stati Uniti d’America viene largamente usato per prevenire queste condizioni, ed è riconosciuto come sicuro dalla Fda.

La dose raccomandata è di 250 mg al giorno. Meglio evitare gli integratori, poiché si può tranquillamente assumere tramite infusi. È sufficiente mettere a bollire dell’acqua ed aggiungere in infusione la radice di zenzero a tocchetti, per 4/5 minuti.

Altre spezie e radici vantano un potere antisettico in gravidanza, ossia proteggono da microrganismi. E sono:

·       Pepe e peperoncino (Hanno una buona azione antisettica e digestiva, sono ottimi antistress, soprattutto il peperoncino, ma vanno dosati con moderazione);

·       Paprica (In piccole dosi favorisce la digestione ed è antistress durante quei 9 mesi);

·       Senape (Stessa raccomandazione per il pepe e peperoncino);

·       Anice (Indicata contro le nausee al mattino, e come condimento di dolci e torte, in realtà gli esperti raccomandano di limitarne al minimo l’impiego a causa della presenza di alcuni componenti con attività simile agli estrogeni);

·       Cannella (Un normale impiego in cucina non comporta particolari controindicazioni per le mamme in attesa);

·       Chiodi di garofano (Vanno bene con moderazione);

·       Curcuma (Da utilizzare con cautela in gravidanza, poiché può procurare bruciori di stomaco e disordini gastrici);

·       Noce moscata (Massima prudenza e cautela);

·       Zafferano (Meglio limitarne il consumo durante la dolce attesa, poiché può interferire con la coagulazione sanguigna, provocando emorragie delle mucose del tubo digerente e dell’apparato uro-genitale).