Anemia nei bambini: come si manifesta e come prevenirla

ANEMIA BAMBINI

Riconoscere i sintomi dell’anemia nei bambini è importante per una diagnosi corretta, per evitare di sottovalutare patologie più insidiose. Fondamenta è la prevenzione, soprattutto alimentare, in caso di carenza di ferro

L’anemia è una condizione causata dalla riduzione patologica della emoglobina. Con un valore Hb al di sotto dei livelli di normalità si indica una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno. È una di quelle problematiche molto diffuse e insidiose, poiché può causare a cascata diverse malattie sia ematologiche (del sangue), che non ematologiche.

L’ossigeno nel sangue è di vitale importanza, poiché dalla sua presenza o meno dipende la salute di più parti dell’organismo. L’emoglobina in particolare è quella proteina che, all’interno dei globuli rossi che compongono il sangue, ha la capacità di legare l’ossigeno e di trasportarlo a tutte le cellule nel corpo.

I globuli rossi, e quindi l’emoglobina, vengono prodotti all’interno del midollo osseo, ovvero quello spazio spugnoso presente prevalentemente all’interno delle ossa lunghe. Una volta maturi, i globuli rossi entrano nel circolo sanguigno dove rimangono in media 120 giorni, trascorsi i quali vengono distrutti ed eliminati dalla milza.

L’anemia si può registrare sia per una riduzione del numero di globuli rossi circolanti, sia per la diminuzione della concentrazione dell’emoglobina nei globuli rossi. A causa di questa diminuzione, i tessuti e gli organi del corpo non ricevono un’adeguata quantità di ossigeno, necessaria per le loro normali funzioni.

È una condizione che riguarda molti bambini. Ma è pur vero che, se curata o provenuta in tenera età, può evitare complicanze nel bambino quando sarà adulto. Pertanto è importante coglierne i sintomi e prevenirla, soprattutto in giovane età.

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Come riconoscere l’anemia nei bambini?

Le cause possono essere tante e diverse tra loro. Altrettanto differenti possono essere i sintomi e, di conseguenza, le cure e la prevenzione. Il dottor Giuseppe Palumbo dell’Unità Operativa di Oncoematologia Ospedale Bambino Gesù sottolinea l’importanza della definizione delle varie tipologie, al fine di identificarne la causa per poter intervenire con la terapia più efficace.

Come si manifesta? Dipende dalle cause. Innanzitutto bisognerà distinguerla in base alla velocità di insorgenza:

  • Può essere acuta se si presenta in poco tempo;
  • Cronica se compare lentamente.

Dopodiché bisognerà agire in base alla gravità, ovvero a seconda di quanto i valori di emoglobina del paziente si discostano da quelli considerati normali, che variano per età e sesso.

Infine viene classificata a seconda delle caratteristiche dei globuli rossi, cioè la loro dimensione, la loro forma e il loro colore. La malattia si definisce:

  • Microcitica (quando i globuli rossi sono piccoli);
  • Macrocitica (quando sono molto grandi);
  • Ipocromica (se all’interno dei globuli rossi si trova poca emoglobina, che è infatti la responsabile del colore rosso di queste cellule);
  • Normocromica (quando invece i globuli rossi sono pochi ma la concentrazione di emoglobina al loro interno è normale).

Qual è la causa più frequente nei bambini 

Prendendo in considerazione tutte queste caratteristiche si possono identificare le principali cause, che si basano sostanzialmente su tre meccanismi, uno dei quali (il primo) è più frequente nei bambini, ossia:

  • Ridotta produzione di globuli rossiIn questo caso la causa più frequente è la mancanza di ferro che può dipendere a sua volta da diversi fattori come:
  • Le perdite di ferro con il sangue, ad esempio per via delle mestruazioni molto abbondanti;
  • Il ridotto assorbimento del ferro a livello intestinale, come può avvenire nella celiachia oppure, più frequentemente in un’alimentazione povera di ferro;
  • La carenza di altre sostanze, come la vitamina B12 o l’acido folico, che può determinare l’inizio di anemia, poiché i globuli rossi non hanno le sostanze necessarie per moltiplicarsi;
  • Un intasamento a livello del midollo osseo da parte di cellule anomale, come avviene per esempio nelle leucemie, che occupano lo spazio che servirebbe ai globuli rossi per crescere. Quando si verifica questa condizione, oltre ai globuli rossi si registra anche la riduzione di altre cellule del sangue;
  • Da meccanismi genetici che rallentano o arrestano la produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo.

Gli altri meccanismi coinvolgono più gli adulti e gli anziani, e possono essere innescati da un’emorragia acuta (per esempio la rottura accidentale della milza, una ferita), o un’emorragia uterina e un’emorragia cronica (come avviene nelle ulcere gastriche o nelle malattie infiammatorie intestinali).

L’anemia per lo più negli adulti si può verificare anche a causa di un’eccessiva distruzione dei globuli rossi. Si parla infatti di emolisi per indicare fattori interni al globulo rosso, come avviene nelle anomalie genetiche della membrana dei globuli rossi (dette sferocitosi) o nelle anomalie genetiche dell’emoglobina (anemia a cellule falciformi, talassemie).

Infine può essere dovuta a cause esterne al globulo rosso, come accade ad esempio nelle malattie emolitiche autoimmuni, provocate dalla presenza di auto-anticorpi diretti contro il globulo rosso.

Quando la distruzione dei globuli rossi è abbondante, può comparire l’ittero, ovvero un colorito giallastro della cute, causato dall’aumentata concentrazione nel sangue di bilirubina, che rappresenta un prodotto di scarto dell’emoglobina.

Quali sono i sintomi e come si presentano nei bambini?

Una volta definite le categorie, occorre riconoscere i sintomi, che dipendono principalmente dalla velocità con cui inizia l’anemia e dalla sua gravità. Nelle forme croniche, che si verificano molto lentamente, o nelle forme lievi, può essere poco sintomatica anche per molto tempo. I segnali sono spesso aspecifici e comprendono:

  • Sensazione di stanchezza o di malessere generale;
  • Scarso accrescimento di peso;
  • Difficoltà di concentrazione nei bambini in età scolare e negli adolescenti.

Come si manifesta la carenza di ferro nei bambini

Molti bambini non presentano segni e sintomi clinici, anche in presenza di bassi livelli di emoglobina, a causa dell’instaurarsi di meccanismi di compenso. Ma i sintomi più frequenti da carenza di ferro sono:

  • Irritabilità;
  • Stanchezza;
  • Perdita dell’appetito;
  • Scarso accrescimento ponderale;
  • Lesioni cutanee e mucose come glossiti e stomatiti angolari;
  • Fragilità delle unghie e dei capelli.

Nelle forme più gravi, il bambino può presentare:

  • Pallore;
  • Cefalea;
  • Tachicardia;
  • Difficoltà respiratoria;
  • Ridotta tolleranza all’esercizio fisico.

Il pallore è sempre un segnale di anemia in corso?    

Questo sintomo viene spesso associato alla malattia. Tuttavia, il pallore della pelle molto spesso è difficile da valutare. In questi casi non è una patologia acuta, poiché l’organismo mette in atto dei meccanismi di compensazione molto efficaci che garantiscono un’adeguata ossigenazione in tutto il corpo, nonostante i valori di emoglobina più bassi del normale. Questo avviene per esempio nelle forme croniche di anemia da carenza di ferro, e può essere curata in ambulatorio.

Quali sono i sintomi più gravi

Nelle forme più acute e pericolose i sintomi sono molto più marcati e necessitano una valutazione medica in breve tempo. In questi casi i bambini manifestano:

·       Stanchezza improvvisa, con affanno, vertigini, tachicardia e ipotensione fino alla perdita di coscienza;

·       Possono presentare una colorazione giallastra della pelle o degli occhi (ittero) o un pallore molto spiccato, non solo della pelle ma anche delle mucose, e le urine possono diventare rosse o color coca cola. Quest’ultimo segnale è più associato a condizioni di emorragie acute o nel caso di anemie emolitiche.

Come prevenirla nei bambini?

Nella prevenzione dell’anemia nei bambini è fondamentale l’alimentazione. Per gli altri fattori scatenanti invece è necessaria la terapia più adatta al caso. La dottoressa Katia Girardi dell’Unità Operativa di Oncoematologia Ospedale Bambino Gesù fornisce alcune preziose indicazioni per prevenirla.

La carenza di ferro nei piccoli può dipendere soprattutto dalla dieta. Perché è fondamentale che il bambino:

  • Adotti una corretta alimentazione che preveda l’assunzione di cibi ricchi di ferro, come carne e pesce, verdure a foglia verde, frutta secca, legumi.
  • A questi alimenti si possono affiancare cibi con alto contenuto di vitamina C che migliorano l’assorbimento di ferro.

Come prevenire la carenza di ferro nei neonati?

La somministrazione di ferro come prevenzione della sideropenia è indicata invece nei lattanti di basso peso alla nascita, a partire dal secondo mese di vita.

Per i bambini allattati artificialmente il ferro deve essere somministrato a partire dal quarto mese.

Mentre nei nati a termine allattati naturalmente a partire dal sesto mese.

In tutti i casi questa integrazione deve essere proseguita fino al primo anno di vita del bambino.

Una volta colti i sintomi bisogna contattare subito il proprio pediatra o medico, che dovrà approfondire, eventualmente prescrivere una visita medica e un prelievo di sangue, che serve ad eseguire l’esame emocromocitometrico (emocromo). Questo test permette di identificare tutte le cellule presenti nel sangue, di contarle e di caratterizzarle in base alla forma, alla grandezza e alla densità.

Oltre al numero e alle caratteristiche dei globuli rossi, l’emocromo consente di calcolare anche la quantità di emoglobina presente nel sangue.

Come devono essere i valori del sangue?

Se dopo l’esame tale conteggio risultasse al di sotto dei valori normali, si configurerebbe una diagnosi di anemia, che può essere:

·       Anemia lieve (quando la quantità di emoglobina è al di sopra di 10 g/dL);

·       Anemia moderata (valore tra i 7 e 10 g/dL);

·       Anemia grave (con risultato al di sotto dei 7 g/dL).

I sintomi non sono sempre sufficienti

Le manifestazioni dei sintomi non sono sufficienti. E neppure gli esami. Il pallore, per esempio, può essere il segnale di altre problematiche. Più complessa, infatti, risulta l’identificazione della causa. Per questo è importante un’anamnesi approfondita del bambino, ovvero la sua storia medica e quella della sua famiglia, oltre a una valutazione clinica delle sue condizioni.

L’anamnesi e l’esame obiettivo, più la visita medica, consentono di restringere il campo delle cause e di indirizzare gli esami successivi in base al sospetto diagnostico.

Succede che in caso di sospetta mancanza di ferro si dosa la sideremia e la ferritina nel sangue, per valutare l’entità dei depositi di ferro all’interno del corpo.

Oppure, nel sospetto di una distruzione acuta dei globuli rossi si possono ricercare gli anticorpi responsabili di tale problematica tramite il test di Coombs.

O ancora, se vi è il sospetto di malattia genetica (come l’anemia falciforme o l’anemia mediterranea) si esegue un esame del sangue che mette in evidenza le forme patologiche di emoglobina. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche rappresenta una delle terapie per curare la forma genetica, come la talassemia major e l’anemia falciforme, per le quali da pochi anni esiste anche la possibilità di eseguire la terapia genica.

In casi rari può persistere nel tempo, poiché la causa è costituzionale e non curabile. Si opta quindi per terapie di supporto, come la trasfusione di sangue (emazie concentrate) per garantire comunque valori di emoglobina normali che permettano al bambino di crescere e di svolgere tutte le sue attività quotidiane.

Nei casi più semplici invece può essere tranquillamente diagnosticata e trattata tramite visite ambulatoriali da parte del pediatra curante. In quelli più complessi al contrario è necessario il consulto dello specialista ematologo.

Come riconoscere l’anemia dalla leucemia nei bambini?

Gli approfondimenti diagnostici e il tracciamento delle manifestazioni sono importanti anche per escludere altre possibili malattie, anche gravi. Le leucemie nei bambini, ad esempio, possono essere anticipate da sintomi simili a quelli dell’anemia. Questa patologia, stando ai dati della Fondazione Airc, rappresenta oltre il 25% di tutti i tumori dei bambini, collocandosi quindi al primo posto tra le neoplasie pediatriche più frequenti. Più in dettaglio, la leucemia linfoblastica acuta rappresenta circa il 75% di tutte le leucemie diagnosticate fino a 14 anni, mentre quella mieloide acuta incide fino al 20%.

Le leucemie croniche sono invece più tipiche dell’età adulta, mentre sono rare in età pediatrica.

Tra i sintomi più comuni della leucemia nei bambini ci sono proprio quelli caratteristici dell’anemia. Quindi porta il bambino a essere pallido, molto stanco e debole. In più può manifestarsi tramite infezioni, febbre, dolori articolari e alle ossa, perdita di appetito e di peso, mal di testa, nausea e ingrossamento dei linfonodi.

La diminuzione delle piastrine fa sì che il bambino sia più soggetto a sanguinamenti ed ematomi. Altri possibili sintomi sono dolori alle ossa e alle articolazioni, perdita di appetito e di peso, mal di testa e nausea.

Molti sintomi sono comuni ad altre malattie meno gravi della leucemia, per esempio le infezioni. È importante consultare tempestivamente il pediatra, in modo da identificare accuratamente e al più presto possibile la causa dei sintomi manifestati dal bambino.

La terapia varia a seconda del tipo di anemia. È utile e raccomandabile eseguire gli esami diagnostici prima di effettuare qualsiasi terapia (soprattutto quella trasfusionale).