Dopo aver accolto la petizione di Animal Equality depositata presso il Parlamento europeo, la Commissione Ue ha riconosciuto che l’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico e ha comunicato che sta valutando le possibilità di intervento
Dopo aver accolto la petizione di Animal Equality depositata presso il Parlamento europeo, la Commissione Ue ha riconosciuto che l’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico. La stessa Commissione ha comunicato che sta valutando le possibilità di intervento per affrontare le conseguenze negative che l’allevamento di questi animali comporta nell’ambito della revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati, prevista entro il 2023. La razza broiler viene comunemente utilizzata negli allevamenti intensivi perché, come raccontato anche al Salvagente a febbraio nell’inchiesta sul caso Fileni, sviluppa soprattutto il petto dell’animale, la parte più richiesta dai consumatori, a discapito delle articolazioni. Nel servizio mandato in onda lo scorso 9 gennaio, Report riprendeva alcuni esemplari di broiler dentro un allevamento bio di Fileni.
La denuncia di Animal Equality
Tra i primi a sollevare il caso, Animal Equality, che a giugno 2022 aveva depositato presso la Commissione europea una denuncia contro i 27 Stati membri per le violazioni della normativa Ue relativa all’allevamento di polli broiler a rapido accrescimento.
“Come riconosciuto anche dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) – scrive Animal Equality – la selezione genetica effettuata sui polli broiler a rapido accrescimento allevati per la loro carne ha infatti ripercussioni disastrose sulla qualità di vita dei polli. Questa situazione si pone in grave contrasto sia con l’articolo 13 del Trattato di Lisbona, che riconosce gli animali quali “esseri senzienti” e quindi meritevoli di tutela, sia con la Direttiva europea 98/58/CE, recepita anche in Italia”.
La petizione
Contestualmente alla denuncia, Animal Equality ha depositato anche una petizione al Parlamento europeo per chiedere di porre fine allo sfruttamento di questi animali geneticamente selezionati per aumentare la produzione a discapito della loro salute.
La petizione di Animal Equality è stata ufficialmente accettata dal Parlamento europeo, il quale ha chiesto alla Commissione Ue quali fossero le sue osservazioni in merito. La Commissione europea ha risposto al Parlamento europeo riconoscendo l’esistenza della problematica sollevata e ha annunciato di stare valutando – nell’ambito della revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati entro il 2023 e sulla base del parere scientifico che sarà fornito dall’Efsa – “la necessità e le opzioni per affrontare le potenziali conseguenze negative sul benessere animale di alcune strategie di allevamento in questo processo di revisione della legislazione”.
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I danni del “rapido accrescimento”
Secondo Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa: “È chiaro che la Commissione europea è ben consapevole del fatto che l’allevamento di questa tipologia di polli presenta delle gravi criticità, che a nostro avviso sono in contrasto con le leggi europee a tutela del benessere degli animali. Per questo è necessario porre per sempre fine allo sfruttamento dei polli broiler a rapido accrescimento, condannati ad essere fin dalla nascita prigionieri del proprio corpo per il profitto dell’industria della carne”.
Questi animali sono chiamati “a rapido accrescimento” perché frutto di una selezione operata dall’essere umano al fine di ottenere la crescita accelerata e un volume sempre maggiore di petto e cosce, le parti considerate più vendibili sul mercato. Ciò avviene mettendo in secondo piano la salute stessa degli animali, tra cui le loro capacità motorie, la circolazione del sangue e la corretta respirazione, condannandoli a gravi sofferenze durante un arco di vita che non supera i due mesi. Come mostrano le inchieste documentate dal team investigativo di Animal Equality, la crescita di questi animali non procede di pari passo con lo sviluppo dell’apparato respiratorio, cardiocircolatorio e scheletrico: questa condizione causa loro numerosi scompensi e malattie, fino a portarli spesso alla morte precoce in allevamento, senza cure e tra atroci sofferenze.
Gli studi di Efsa
La Direttiva europea 98/58/CE obbliga tuttavia i Paesi membri a rispettare le disposizioni in essa previste a tutela del benessere degli animali allevati e a evitare loro dolori, sofferenze o lesioni inutili. Inoltre, fin dal 2010, l’Efsa ha prodotto degli studi che rilevano conseguenze negative sulla salute degli animali proprio a causa del rapido incremento del loro peso, collegando esplicitamente le criticità rilevate, tra le quali si annoverano i disturbi scheletrici, ai tassi di crescita eccessivi di questa razza di polli.
In Italia, secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica, i polli macellati sono più di 550 milioni ogni anno, il 98% sono polli a rapido accrescimento. Alla luce dei risultati emersi da questa inchiesta, Animal Equality ha lanciato una petizione rivolta al Ministro per le Politiche Agricole e al Ministro per la Salute per chiedere di supportare a livello europeo la messa al bando delle razze a rapido accrescimento e di disporre l’abbandono totale delle razze a rapido accrescimento in Italia.