Utilizzati per conservare salumi e insaccati e contenuti naturalmente in alcuni vegetali, i nitrati sono da lungo tempo degli osservati speciali da parte della comunità scientifica. Un recente studio dell’Inserm li associa ad un maggior rischio di sviluppare il diabete di tipo 2
Nitriti e nitrati sono composti naturalmente presenti in alcuni alimenti (soprattutto vegetali) oltre che nell’acqua e nel terreno. Vengono poi utilizzati nella lavorazione delle carni per allungare il periodo di conservazione. Sulla loro sicurezza il dibattito scientifico è tutt’altro che chiuso. Solo a luglio scorso uno studio dell’Anses aveva concluso che c’è un’associazione tra il rischio di cancro del colon-retto e l’esposizione a nitriti e nitrati e in Francia  hanno votato una proposta di legge per metterli al bando.
Un nuovo studio condotto sempre in Francia ma dall’Inserm, l’istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicinag getta nuove ombre sui nitriti. I ricercatori di Inserm, INRAE, Sorbonne Paris Nord University, Paris Cité University e Cnam, all’interno del Nutritional Epidemiology Research Team (Eren-Cress), si sono interessati al ruolo dei nitriti/nitrati alimentari nell’insorgenza del diabete di tipo 2. Gli scienziati hanno analizzato i dati sulla salute e sull’esposizione ai nitriti/nitrati di 104.168 adulti francesi che hanno partecipato allo studio di coorte NutriNet-Santé. Le analisi statistiche suggeriscono un’associazione tra il consumo di nitriti e un aumentato rischio di diabete di tipo 2. Tuttavia, non è stata trovata alcuna associazione tra il consumo di nitrati e il rischio di diabete di tipo 2. I risultati sono pubblicati su PLOS Medicine. “Questo è il primo studio di coorte su larga scala a suggerire un’associazione tra nitrito da additivi e un potenziale aumento del rischio di diabete di tipo 2”, spiegano Bernard Srour e Mathilde Touvier, ricercatori dell’Inserm.
Cosa sono i nitriti e i nitrati
I nitriti e i nitrati sono sostanze composte da azoto (N) ossigeno (O), normalmente presenti in natura. Sono naturalmente contenuti in molti tipi di vegetali ma vengono Qampliamente impiegati nell’industria alimentare come additivi: ad esempio, conferiscono il colore rosato alla carne, ne migliorano il gusto e favoriscono la conservazione dei salumi deperibili. Inoltre, questi additivi alimentari vengono inseriti nel prodotto finito per ostacolare la crescita di microrganismi nocivi, in particolare del clostridium botulinum, batterio responsabile del pericolosissimo botulismo (continua dopo le grafiche)
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I rischi
Alcune autorità sanitarie pubbliche hanno raccomandato di limitare l’uso di nitriti e nitrati come additivi alimentari, a causa del loro probabile impatto sul rischio di cancro del colon-retto[1]. Precedenti studi sperimentali avevano già suggerito un’associazione tra l’esposizione a nitriti e nitrati e la comparsa di disfunzioni metaboliche, ma i dati epidemiologici e clinici sono ancora frammentari.
Per approfondire le conoscenze sull’argomento, un gruppo di ricerca di Inserm, INRAE, Università Sorbonne Paris Nord, Università Paris Cité e Cnam ha consultato i dati raccolti da 104.168 partecipanti alla coorte prospettica NutriNet-Santé.
Lo studio dell’Inserm
I volontari hanno fornito informazioni dettagliate sul loro consumo di cibo fornendo agli scienziati registrazioni complete dei loro pasti per periodi ripetuti di 24 ore, inclusi nomi di prodotti e marchi. Questo approccio ha permesso al team di valutare accuratamente le esposizioni dei partecipanti a nitrati e additivi nitriti, con alti livelli di accuratezza. Inoltre, queste informazioni sono state integrate dai dati di monitoraggio forniti dalle autorità sanitarie, che hanno fornito indicazioni sul grado di esposizione dei volontari a nitriti/nitrati di origine non additiva (attraverso l’acqua e quindi il suolo) in funzione della loro ubicazione nel territorio.
Gli scienziati hanno avuto accesso anche ai dati sulla storia medica dei partecipanti, ai loro dati socio-demografici, ma anche a informazioni sulla loro pratica di attività fisica, sul loro stile di vita e sul loro stato di salute. I partecipanti studiati qui non avevano il diabete di tipo 2 al basale e sono stati seguiti tra il 2009 e il 2021 per monitorare l’insorgenza di questa malattia. I ricercatori hanno eseguito analisi statistiche per studiare le associazioni tra l’esposizione a nitriti/nitrati (sia come additivi alimentari che come non additivi) e il rischio di diabete di tipo 2.
I partecipanti con una maggiore esposizione ai nitriti (in particolare da additivi alimentari, ma anche da fonti “non additive”) avevano un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2. In questo studio l’aumento del rischio è stato infatti del 27% per le persone con il più alto consumo di nitriti totali rispetto a quelle con il minor consumo (con in dettaglio un aumento del 53% per le persone che consumano più nitriti da additivi e del 26% per i nitriti da altre fonti).
“Questi risultati forniscono nuove prove nel contesto delle attuali discussioni sulla necessità di ridurre l’uso di additivi nitriti nelle carni lavorate da parte dell’industria alimentare e possono anche supportare la necessità di una migliore regolamentazione della contaminazione del suolo da parte dei fertilizzanti. Nel frattempo, diverse autorità sanitarie pubbliche in tutto il mondo stanno già raccomandando ai cittadini di limitare il consumo di alimenti contenenti additivi controversi, tra cui il nitrito di sodio”, concludono Bernard Srour e Mathilde Touvier.