Un milione di italiani soffre dei sintomi più comunemente associati alla gastrite: dolori addominali, nausea, crampi e vomito. Un’alimentazione adeguata e alcuni accorgimenti, però, possono di molto migliorare la qualità della vita, anche senza ricorrere ai farmaci. Vediamo la lista di alimenti da evitare e quelli da consumare tranquillamente
Una ricerca condotta dall’Humanitas Centro di Ricerca Medico Scientifica ha permesso di dimostrare che quasi il 50% della popolazione mondiale soffre di gastrite. Fortunatamente, la medicina in quest’ambito è all’avanguardia, ed esistono diverse opzioni – terapeutiche e non – in grado di alleggerire i sintomi di questa comune patologia.
Cos’è la gastrite
La gastrite altro non è che un’infiammazione della mucosa gastrica, che colpisce le pareti interne dello stomaco con diversi livelli di gravità. In una stragrande maggioranza di casi la gastrite è asintomatica, ma spesso si presenta con dolore, bruciore o fastidio a livello addominale, nausea o vomito, sintomi che possono esser facilmente ricondotti ad una comune indigestione. Può presentarsi essenzialmente in due forme, a seconda della gravità e della durata degli episodi:
-nella sua forma acuta, i sintomi esordiscono all’improvviso e, se trattati in maniera opportuna, si risolvono in tempi relativamente brevi;
-la forma cronica, invece, si sviluppa lentamente con sintomi lievi che perdurano nel tempo.
Riconoscere subito la sintomatologia è fondamentale per ricevere una diagnosi tempestiva, che può essere eventualmente confermata da esami specifici e richiede la prescrizione di una terapia adeguata.
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Quali sono le cause della gastrite?
Può essere difficile identificare l’eziologia dal disturbo, dal momento che spesso le cause sono molteplici e diverse tra loro. Tuttavia, alcuni dei fattori maggiormente associati alla comparsa dei sintomi della gastrite sono:
- il consumo eccessivo di alcol;
- il fumo: la nicotina, infatti, peggiora notevolmente gli effetti negativi del caffè e delle bevande alcoliche, spesso assunti in concomitanza dai fumatori abituali. La nicotina stimola la secrezione di acidi gastrici a stomaco vuoto e interferisce con il processo digestivo dopo i pasti;
- l’uso prolungato di farmaci antinfiammatori e antidolorifici: i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) possono danneggiare le pareti dello stomaco direttamente o indirettamente (ossia anche quando non sono assunti per via orale). Tra questi vanno ricordati alcuni antibiotici (penicillina, tetracicline, doxiciclina, clindamicina ecc.), i bisfosfonati (usati per la cura dell’osteoporosi), molti antitumorali (chemioterapici classici e immunoterapie di nuova generazione), alcuni farmaci contro la pressione alta (sartani) e vari agenti immunosoppressivi (necessari per il trattamento di malattie autoimmuni e dopo trapianto d’organo). Possono irritare notevolmente la mucosa gastrica, fino a determinare vere e proprie lesioni, anche integratori nutrizionali a base di ferro e cloruro di potassio ad alto dosaggio assunti per bocca per compensare severe anemie da deficit di ferro e condizioni di ipotassemia rischiose per la funzionalità del cuore;
- stress psicofisico;
- patologie autoimmuni;
Talvolta, la gastrite può essere associata anche all’infezione di un batterio, l’Helicobacter pilori che, se non curata con antibiotici opportuni, può portare alla formazione di ulcera gastrica. Helicobacter pylori è il microrganismo responsabile, o comunque coinvolto, nell’insorgenza della maggioranza dei casi di malattia da reflusso gastroesofageo e ulcera gastrica.
Un’altra variante estremamente frequente è la “gastrite nervosa”, ossia legata a stati d’ansia, stress, preoccupazioni o anche ad un malessere psicologico molto intenso, come quello che segue la perdita di una persona cara. Altra forma di gastrite di origine infettiva, che colpisce spesso persone giovani, è quella determinata dall’Epstein Barr Virus (EBV), lo stesso microrganismo responsabile della mononucleosi o “malattia del bacio”. Una gastrite infettiva, decisamente più rara, è invece quella che può comparire in persone infettate dal Treponema pallidum, batterio responsabile della sifilide.
Una gastrite più o meno severa affligge anche chi soffre di malattia di Crohn o di altre malattie infiammatorie croniche intestinali (soprattutto dopo l’esecuzione di un intervento chirurgico a livello del tubo digerente) e, seppur rare, esistono anche forme autoimmuni di gastrite.
Per curare la gastrite è sempre necessaria una diagnosi precisa del medico. In genere è sufficiente un’anamnesi dettagliata basata sui sintomi riferiti dal paziente, ma in alcuni casi è necessario indagare meglio con esami obiettivi specifici. Una volta individuate le cause, sarà il medico stesso a prescrivere la terapia farmacologica più adatta, associandola a un piano dietetico mirato.
Alimentazione: quali cibi evitare
Come per la maggior parte dei disturbi associati all’apparato digerente, anche nel caso della gastrite l’alimentazione gioca un ruolo importante. Non di rado, l’insorgenza del disturbo può essere facilitata da scorrette abitudini alimentari che, se opportunamente corrette, portano ad una remissione dei sintomi e all’evitamento di possibili recidive.
Nella lista degli alimenti che andrebbero evitati assolutamente durante la fase acuta, e comunque limitati per evitare il rischio di recidive, si trovano:
- Alcolici e superalcolici: il consumo eccessivo di bevande alcoliche può essere causa di gastrite, perché l’alcol è irritante per lo stomaco. Vino, birra e superalcolici in genere andrebbero, perciò, evitati quando si presentano i sintomi e sarebbe comunque opportuno ridurre le quantità anche quando il problema si risolve;
- Il cioccolato può causare irritazione alle pareti dello stomaco;
- Cibi ricchi di grassi, che spesso risultano di difficile digestione;
- Spezie, come il pepe, e alcune erbe aromatiche, come la menta, non andrebbero utilizzate, mentre in alcuni casi, il peperoncino, in piccole quantità, può avere effetto cicatrizzante e digestivo;
- Cibi acidi e zuccherini, come i pomodori, le melanzane, i peperoni, gli agrumi, l’ananas, i kiwi, l’uva;
- Alcuni condimenti, come l’aceto e il limone, così come le salse;
- Carni rosse e di maiale, specialmente se cotte alla griglia, i prodotti affumicati e gli insaccati;
- Latte e latticini in genere sono controindicati, ma in particolare i formaggi stagionati, ricchi di grassi e difficili da digerire;
- Acqua molto fredda, frizzante e bibite gassate in genere;
- Caffè, tè e bevande energizzanti;
- Aglio e cipolla, sia crudi che cotti, poiché possono essere indigesti;
- Verdura: gli alimenti ricchi di fibre come le verdure rallentano la digestione, pertanto andrebbero evitati; tuttavia, alcune di queste sono indicate anche in caso di gastrite perché hanno un basso contenuto di cellulosa, come le zucchine, i finocchi e la lattuga.
Quali sono i cibi consigliati
Viceversa, dei cibi che dovrebbero essere introdotti regolarmente nella dieta qualora si soffra di gastrite, sono i seguenti:
- pasta, riso, cereali integrali e avena: si tratta di cibi che vanno bene durante la prima parte della giornata (ideali per colazione, pranzo o per lo spuntino di metà mattinata). Nell’elenco degli alimenti consigliati ci sono anche i crackers, le fette biscottate e la frutta (purché si presti attenzione alle varietà note per la propria acidità);
- carne bianca, pesce e tanta acqua: via al pesce magro (ad esempio il branzino), le carni bianche (pollo e tacchino in primis), le patate e l’olio extravergine d’oliva come condimento, purché aggiunto con moderazione. In generale è meglio la cottura a vapore, ai ferri o al forno. Molto importante è bere la giusta dose di acqua durante i pasti, in piccole quantità ed evitando di andare al di sotto del litro e mezzo al giorno;
- Se si ha voglia di latticini o altri derivati del latte, è preferibile optare per formaggi come il primo sale e il grana padano, preferendoli ai formaggi freschi e alle mozzarelle;
- Olio extravergine di oliva, da preferire al burro e ad altri grassi di origine animale che possono irritare le mucose.
Consigli e buone abitudini alimentari
Una volta che gli alimenti “corretti” siano stati selezionati con cura, il modo migliore per affrontare il problema gastrite è cercare di migliorare le proprie abitudini a tavola e in cucina, imparando ad associare correttamente gli alimenti e a utilizzare le giuste modalità di cottura per favorire la digestione e proteggere lo stomaco dall’infiammazione. Ecco alcuni consigli utili:
- Dedicare il giusto tempo al pasto: mangiare velocemente e deglutire troppo in fretta è una delle cause scatenanti della gastrite. Per una buona digestione è fondamentale masticare lentamente;
- Evitare pasti troppo abbondanti, soprattutto la sera: suddividere i pasti nell’arco della giornata e possibilmente a orari regolari contribuisce a migliorare la digestione e a non affaticare troppo lo stomaco;
- Mangiare cibi molto asciutti come pane tostato, grissini e fette biscottate contribuisce a tamponare l’acidità e quindi il bruciore di stomaco, soprattutto tra un pasto e l’altro;
- -arebbe bene non consumare cibi brodosi, come zuppe e minestre, che possono, contrariamente a quanto si crede, aumentare l’acidità;
- Evitare cibi troppo freddi come gelati e bibite ghiacciate, o troppo caldi come minestre o tisane bollenti, che possono irritare lo stomaco;
- È preferibile non consumare frutta subito dopo il pasto per non rallentare la digestione e quindi lo svuotamento gastrico;
- Può essere utile camminare dopo i pasti per favorire la digestione;
- Non digiunare troppo a lungo, poiché la permanenza dei succhi gastrici a lungo nello stomaco è controproducente;
- Prediligere cotture brevi e semplici, evitare cotture prolungate, cibi lessati o fritture;
- Sorseggiare una piccola tazza di tisana di alloro e limone prima di andare a letto può avere effetto digestivo e lenitivo, pertanto può essere un buon rimedio per combattere la gastrite. Tra i rimedi naturali, anche camomilla e malva hanno proprietà lenitive, protettive e antinfiammatorie per lo stomaco.
- Se il bruciore di stomaco è associato a gonfiore addominale, può essere utile stimolare la digestione lenta masticando un po’ di zenzero o assumendo tisane a base di finocchio e/o liquirizia. Meglio non esagerare con la liquirizia se si soffre di pressione alta, malattie cardiache o disturbi del drenaggio linfatico.
Trattamento della gastrite
Come accennato, la cura farmacologica della gastrite dipende, innanzitutto, dalla causa che l’ha determinata. A seconda dell’esito della valutazione del medico, si potrà stabilire se per migliorare la situazione è sufficiente seguire i consigli alimentari aggiungendo farmaci sintomatici al bisogno, o se è necessario ricorrere a interventi più mirati e specifici.
Spesso, al bisogno, viene consigliata l’assunzione di farmaci antiacidi e procinetici che, attenuando l’acidità di stomaco e facilitandone lo svuotamento, rendono la digestione più rapida e “serena”, riducendo anche l’eventuale gonfiore addominale. Si tratta di medicinali da banco liberamente acquistabili in farmacia senza ricetta medica, ma ciò non significa che possano essere usati con leggerezza: per trarne i massimi benefici senza sperimentare effetti collaterali, questi rimedi vanno sempre impiegati rispettando le indicazioni di dosaggio e tempi di assunzione riportate sulle confezioni o consigliate dal medico.
Se, viceversa, all’origine della gastrite ci sono problematiche ben precise (ad esempio un’infezione da Helicobacter pylori), è necessaria una terapia con antibiotici in grado di eliminare il batterio dall’apparato digerente nell’arco di 7-14 giorni.
Più problematica è la gestione di una gastrite indotta da farmaci antinfiammatori o da altri medicinali irritanti per le pareti dello stomaco, ma indispensabili per il trattamento di una patologia cronica severa. In questo caso, il medico dovrà valutare se è possibile ridurre il dosaggio o prevedere un’assunzione intermittente del farmaco a rischio (senza comprometterne l’efficacia), a cui sarà necessario abbinare sempre farmaci gastroprotettori, in grado di limitarne l’azione lesiva sulla mucosa gastrica.
Le complicanze
Qualora la gastrite non venga trattata (anche semplicemente dal punto di vista comportamentale, tramite correzioni alimentari), si può andare incontro a frequenti e pericolose complicanze.
Quelle più comunemente associate ad un mancato trattamento, oltre all’acutizzarsi dei sintomi, sono le seguenti:
- Ulcere gastriche;
- Emorragie allo stomaco;
- Perforazioni dello stomaco;
- Anemia perniciosa, possibile complicanza della gastrite atrofica;
- Iperomocisteinemia per carenza di vitamina B12;
- Aumento del rischio di carcinoma gastrico, complicanza derivata da gastrite atrofica autoimmune o da gastrite pylori-dipendente non curate;
- Shock ipovolemico e morte (complicanze estremamente rare, derivate dalla gastrite emorragica non trattata).
Inoltre, è stata evidenziata una correlazione tra la gastrite atrofica autoimmune ed altre patologie quali tiroidite di Hashimoto, tireotossicosi, mixedema, morbo di Addison e diabete di tipo I.