Nuovi Ogm, scienza e lobby: la strana coppia per il via libera in Europa

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Wood letters of GMO and hand writing definition

Nel 2018 la Corte di giustizia europea ha stabilito che i nuovi organismi geneticamente devono rispettare le stesse leggi e gli stessi vincoli dei vecchi Ogm. La sentenza non è affatto piaciuta all’agroindustria che ha messo in campo tutte le sue forze di lobby per ottenere una scorciatoia per i nuovi ogm

Da quando la Commissione Europea ha annunciato, per la primavera del 2023, una riforma dello status normativo degli organismi geneticamente modificati (Ogm), nel dibattito in corso a Bruxelles si è arricchito di molte voci della scienza. In particolare, negli ultimi 3 mesi si è intensificato l’appoggio ai nuovi Ogm – e a una loro de-regolamentazione – da parte di tre organizzazioni. Queste stesse sono finite nel mirino di un rapporto dei Verdi Europei che in un report suggerisce che queste “voci della scienza sono anche quelle del seme e aziende agrochimiche che vogliono poter produrre e commercializzare, senza valutazione del rischio o etichettatura specifica, piante e animali con un genoma “modificato”.

È almeno dal 2018, tuttavia, che attraverso forum per politici, audizioni, dichiarazioni pubbliche o relazioni, le tre organizzazioni – l’Organizzazione europea per la scienza delle piante (EPSO), l’agricoltura sostenibile europea attraverso l’editing del genoma (EU-SAGE) o la Federazione europea delle accademie delle scienze e degli studi umanistici ( ALLEA) – si posizionano con forza a favore della deregolamentazione dei nuovi Ogm.

Possibili conflitti di interesse

Il motivo di questa mobilitazione, iniziata quattro anni fa, è la sentenza emessa dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea il 25 luglio 2018. Secondo questa decisione dell’Alta corte europea, gli organismi ottenuti con le nuove tecniche di editing del genoma devono essere soggetti alla stessa disciplina degli OGM “storici”, ottenuti per transgenesi (introduzione di uno o più geni estranei nel genoma di una pianta o di un animale). Una decisione in grado di rallentare o ostacolare lo sviluppo di queste nuove organizzazioni nel Vecchio Continente.

Le tre organizzazioni – EPSO, EU-SAGE e ALLEA – si presentano come associazioni accademiche indipendenti, dedite alla difesa della scienza nel dibattito e nella costruzione delle politiche pubbliche. Ma, secondo il rapporto, gli scienziati che intervengono nell’ambito di queste organizzazioni spesso non sono esenti da conflitti di interesse e non li dichiarano quando prendono posizione “in nome della scienza” sulla regolamentazione di queste nuove biotecnologie. Questo mentre gran parte del mondo scientifico indipendente sostiene esattamente il contrario, ovvero che i nuovi ogm, ottenuti con una tecnica che si chiama genoma editing, non sono esenti da rischi e per questi devono seguire la stessa procedura di autorizzazione che seguono i vecchi.

Le ragioni di chi difende i nuovi Ogm

La tesi di chi, in Europa, sostiene la sicurezza dei nuovi Ogm passa attraverso la loro utilità. Secondo il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, “Il lavoro preliminare ha già rivelato che le piante ottenute da nuove tecniche genomiche hanno il potenziale per contribuire agli obiettivi di una produzione agroalimentare più resiliente e sostenibile”. Una prospettiva non condivisa dalla maggior parte delle associazioni ambientaliste che non hanno potuto fare a meno di ricordare che si tratta delle stesse argomentazioni addotte a sostegno dei vecchi che avrebbero dovuto risolvere la fame nel mondo e ridurre l’uso dei pesticidi: nessuna delle due cose si è avverata nei fatti (ne abbiamo parlato ampiamente nel numero di giugno 2021 del nostro mensile che si può acquistare qui).

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Tra i membri delle 3 organizzazioni di cui parlano i Verdi europei nel loro rapporto, figurano due italiani:Michele Morganete professore di genetica all’Università di Udine e direttore scientifico dell’Istituto di Genomica Applicata, un’organizzazione di ricerca privata che ha co-fondato nel 2006 e Roberto Defez, ricercatore senior presso l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (Ibbr) in Italia e membro del gruppo di lavoro Epso sulle tecnologie agricole.

Il primo avrebbe una lunga storia di collaborazione con l’industria delle sementi e delle biotecnologie. In particolare è citato come richiedente o inventore di brevetti legati all’ingegneria genetica cui partecipano la DuPont Pioneer, il più grande produttore statunitense di semi ibridi per l’agricoltura. Compare inoltre “in qualità di titolare di 16 brevetti sui metodi di analisi del genoma e sull’uso dei geni nella selezione delle piante e nelle applicazioni transgeniche, comprese le varietà di vite”.

Roberto Defez, invece, viene citato come richiedente e/o inventore in almeno cinque i brevetti relativi all’ingegneria genetica.