Come capire se si soffre di intolleranze alimentari

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Le intolleranze alimentari non sono un lusso. Eppure si continua a lucrare: l’industria alimentare spinge per vendere i prodotti. Ma non sempre i fastidi sono delle vere intolleranze

 

Le intolleranze alimentari sono diventate un business appetibile per l’industria del cibo. Ma anche una potenziale fonte di guadagno nei settori ristorativi e per le casse dello Stato. Sono passati ben 5 anni da quando Il Salvagente ha lanciato la petizione per abbassare l’Iva sul latte vegetale. Da quel tempo, i disturbi alimentari sono aumentati anche a causa delle industrie alimentari che lucrano da questo malessere diffuso. Pensiamo ai prodotti per celiaci, ancora costosi nei negozi fisici.

La politica non ha ancora deciso. Attualmente le bevande sostitutive del latte, quelle a base di soia, riso, cereali, o mandorle costano molto con Iva ordinaria del 22%. Lo ribadiamo: l’intolleranza non è un lusso!

 

Le cause delle intolleranze alimentari

Una o più intolleranze alimentari si presentano per svariati motivi. In linea generale, si presentano a causa di:

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  • Difetti metabolici;

 

  • Errata combinazione di alimenti (Buona parte della responsabilità è dei governi e dei Ministeri sanitari che non investono correttamente sull’informazione e sull’educazione alimentare, ma anche su come difendersi da comportamenti dannosi spesso diffusi sui mezzi di comunicazione e sui social);

 

  • Assunzione di antibiotici (In alcuni casi dosati come caramelle, che procurano problemi di antibiotico-resistenza);

 

  • Difetti nella masticazione (Tendiamo ormai a masticare velocemente senza assimilare proprietà nutrizionali e dimenticando persino il gusto vero dei cibi. Ricordiamo, inoltre, che masticare lentamente aumenta il senso di sazietà e aiuta a prevenire l’obesità e le malattie collegate alla nutrizione esagerata o psicologica);

 

  • Stress psicologico.

 

Sintomi delle intolleranze alimentari

È possibile capire quando si soffre di intolleranze alimentari? Assolutamente sì. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) fornisce indicazioni, anche se la sintomatologia associata alle intolleranze alimentari è piuttosto variabile. In linea generale, il disturbo si manifesta con sintomi prettamente intestinali. Ecco i sintomi più diffusi:

  • Dolori addominali;
  • Diarrea;
  • Vomito;
  • Perdita di sangue con le feci.

 

Le allergie da intolleranze alimentari

Le allergie sono scatenate da meccanismi immunologici, perciò possono manifestarsi anche senza sintomi intestinali.

La sintomatologia legata alle intolleranze può in alcuni casi divenire cronica. Le allergie possono avere anche complicanze più gravi, fino allo shock anafilattico. Per questo occorre intervenire subito e non portarsi avanti con le reazioni allergiche sperando che scompaiano nel breve tempo.

 

Diagnosi da intolleranze alimentari

La diagnosi di intolleranza alimentare avviene per esclusione, dopo una trafila di esami. Si arriva a un risultato preciso solo dopo aver indagato ed escluso un’allergia alimentare. L’indagine utilizzata per accertarla consiste nell’individuare l’alimento sospetto, eliminarlo dalla dieta per 2 o massimo 3 settimane e poi reintrodurlo per altre 2 o 3 settimane. Per questo la diagnosi richiede tempo e attenzione, quindi collaborazione piena del paziente.

Se i sintomi scompaiono durante il periodo in cui viene abolito l’alimento e si ripresentano nel momento in cui viene reintrodotto nella dieta si tratta di una reazione avversa al cibo. A questo punto si verifica, attraverso test diagnostici, se è coinvolto il sistema immunitario e se si tratta pertanto di un’allergia. In caso contrario il disturbo è molto probabilmente dovuto a un’intolleranza.

La ricerca nella medicina sta investendo energie e studi approfonditi per abbattere questi processi lunghi e faticosi.

Oggi vengono offerti anche dei “test alternativi” (per esempio il test citotossico) per diagnosticare le intolleranze alimentari. Ma attenzione, questi esami, avverte l’Iss, sono ancora privi di attendibilità scientifica e non hanno dimostrato una efficacia clinica.

 

Intolleranza al lattosio

Una delle intolleranze più diffuse e quasi accettate come normali, è quella al lattosio.

Mario Di Gioacchino, presidente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic) ha ricordato che “si può diventare intolleranti in ogni momento della vita, se per qualsiasi motivo la produzione di lattasi diventa insufficiente o cessa del tutto”.

 

La speculazione sull’intolleranza al lattosio

Sul lattosio l’industria specula parecchio per i profitti. Ma l’Iss spiega che in caso di diagnosi di intolleranza al lattosio non è sempre necessario eliminare i prodotti che lo contengono. A volte è meno grave di quanto si pensi. Basterebbe individuare la quantità di lattosio che può essere tollerata senza scatenare sintomi. È possibile controllare i sintomi bevendo il latte durante i pasti, sostituendo i prodotti freschi con quelli fermentati, bevendo latte povero di lattosio. Alcuni formaggi (parmigiano, emmental, cheddar, edam) contengono pochissimo lattosio.

Quando l’intolleranza è grave allora bisogna fare attenzione e leggere accuratamente le etichette degli alimenti: il lattosio, infatti, è utilizzato in molti cibi pronti.