Uno studio condotto dall’Università dell’Arizona mette in luce un nuovo effetto tossico del glifosato: il pesticida più usato al mondo su cui pesano già molti sospetti (che le istituzioni sembrano ignorare). Emerge un legame con il numero crescente di diagnosi di Alzheimer nelle comunità agricole che utilizzano questa sostanza chimica
Le conclusioni sono di quelle che non lasciano spazio a dubbi: la ricerca condotta dall’Università dell’Arizona e da poco pubblicata sul Journal of Neuroinflammation, dimostra per la prima volta che il glifosato attraversa con successo la barriera emato-encefalica e si infiltra nel cervello. Lo studio è stato svolto esponendo i ratti al pesticida con le stesse modalità in cui vengono esposte la comunità agricole.
“Troviamo aumenti di TNF-α nel cervello, in seguito all’esposizione al glifosato”, ha affermato Velazquez, l’autore senior dell’articolo. “Mentre abbiamo esaminato la patologia (morbo di Alzheimer), ciò potrebbe avere implicazioni per molte malattie neurodegenerative, dato che la neuroinfiammazione è osservata in una varietà di disturbi cerebrali“. Da qui la necessità, suggeriscono gli studiosi, di nuove e più approfondite ricerche.
Una volta nel cervello, il glifosato – da poco assolto dall’Echa – agisce per aumentare i livelli di un fattore critico noto come TNF-α. Il TNF-α è una molecola con due facce. Questa citochina pro-infiammatoria svolge funzioni vitali nel sistema neuroimmunitario, agendo per migliorare la risposta immunitaria e proteggere il cervello.
Quando i livelli di TNF-α sono disregolati, tuttavia, possono verificarsi una serie di malattie legate alla neuroinfiammazione. Tra questi c’è il morbo di Alzheimer.
Lo studio dimostra ulteriormente negli studi sulle colture cellulari che l’esposizione al glifosato sembra aumentare la produzione di amiloide beta solubile (Aβ) e ridurre la vitalità dei neuroni. L’accumulo di beta amiloide solubile, la proteina appiccicosa responsabile della formazione delle placche di beta amiloide solubile, è uno dei tratti distintivi diagnostici centrali della malattia di Alzheimer.
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Nell’Ue è ammesso fino al 2023
L’uso del glifosato era stato ammesso nell’Unione europea fino al 15 dicembre 2022. A fine 2017, a seguito di valutazioni di Efsa e Echa, la Commissione europea aveva concesso l’approvazione per i successivi 5 anni, con alcune limitazioni. In realtà, l’utilizzo slitterà anche oltre, almeno fino al 2023, anno in cui sarà emessa la valutazione dell’Efsa, cruciale per stabilire se nei paesi membri dell’Ue potrà ancora essere utilizzato questo controverso erbicida o se, al contrario, sarà messo definitivamente al bando in quanto tossico per la salute delle persone e dell’ambiente.