Come investono i propri risparmi gli italiani? I preferiti sono i buoni fruttiferi postali, garantiti dallo Stato e più flessibili rispetto al passato. E le casse pubbliche ringraziano. Ecco come richiederli e quanto fanno guadagnare.Â
Quasi un secolo fa venivano immessi i primi buoni fruttiferi postali, uno strumento di risparmio destinato ai piccoli risparmiatori, che permette alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) di raccogliere denaro per finanziare le proprie opere. Ancora oggi, assieme ai libretti di risparmio, sono tra le forme di risparmio più amate dagli italiani.
I buoni fruttiferi postali sono garantiti dallo Stato e distribuiti da Poste Italiane. Questi prodotti finanziari costituiscono il cosiddetto risparmio postale e si presentano sia nella forma tradizionale cartacea, rappresentati quindi da titoli cartacei, sia nella forma dematerializzata, ovvero come registrazioni contabili di un credito in favore del titolare nei confronti dell’emittente.
Il 7 luglio 2022 è stato lanciato il Buono in formula 3 anni plus assicurava un rendimento lordo annuo a scadenza dell’1%. Tra le varie opzioni, ci sono i buoni fruttiferi postali 5×5, della durata di 25 anni, e quelli 3×2, con rendimento crescente dello 0,75% annuo al termine del triennio e poi l’1,75% annuo al completamento del sesto anno. Crescono anche gli interessi del buono 3×4, con rimborso a 12 anni.
Possederli per 12 anni può fruttare un rendimento del 2%, fino a salire al 3,5% per un investimento lungo 18 anni.
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Come richiedere i buoni fruttiferi postali
Per sottoscrivere i buoni fruttiferi postali è necessario recarsi presso gli uffici di Poste Italiane, in qualsiasi filiale, e richiedere la versione cartacea, che prevede la corresponsione di un documento al sottoscrittore dei buoni. Tuttavia, è possibile anche richiederli senza affogare nelle carte, in modo facile e digitale, una modalità che richiede il possesso di un conto corrente BancoPosta o di un libretto postale di risparmio.
Questi risparmi non prevedono costi di sottoscrizione e rimborso, mentre i profitti sono sottoposti ad una tassazione agevolata del 12,5%. Al momento della sottoscrizione, il soggetto richiedente deve versare una cifra minima pari a 50 euro, sulla cui cifra si aggiungeranno periodicamente degli interessi a seconda della formula richiesta e del periodo di investimento.
Uno dei vantaggi consiste nel fatto che il risparmiatore può chiedere il rimborso del capitale investito, ossia il denaro versato, in qualunque momento, senza perdere nulla o pagare penali.
Buoni fruttiferi postali: i preferiti al Sud
Stando ai dati raccolti da Poste Italiane, i buoni fruttiferi postali e i libretti risparmio sono più gettonati al Sud che al Nord, per tradizione e anche per presenza di una fitta rete di uffici nel Mezzogiorno italiano. La Campania è la prima regione italiana con 13 milioni di libretti e buoni attivati. Libretti e buoni fruttiferi postali si confermano le forme di risparmio preferita dagli italiani con circa 47 milioni di sottoscrizioni, e più di 30 milioni di libretti postali in Italia.
Giovani, donne, piccoli artigiani e imprenditori scelgono questa modalità di investimento e risparmio, ritenuta più affidabile e conveniente, meno volatile e tradizionale. Insomma, un usato sicuro. Inoltre, sono flessibili e garantiti dallo Stato, insomma il simbolo di una appartenenza alla nazione.
Calcoliamo il valore di un buono
Ipotizziamo l’acquisto di un buono fruttifero postale con un investimento di 50mila euro in formula 3×4. Con un rendimento dello 0,10% dopo 3 anni, dello 0,20% dopo 6 anni, dello 0,30% dopo 9 anni e dello 0,50% a scadenza, significa che dopo 12 anni avremo a disposizione la cifra lora di 52.698,40 euro. Investire oggi 10mila euro, dopo 16 anni frutterà interessi lordi di 1.269,92 euro.