L’accusa delle Ong: l’Ue usa indicatori ingannevoli per misurare la riduzione dei pesticidi

PESTICIDI VIETATI

Secondo i promotori della campagna europea Save Bees and Farmers, l’Ue promette di impegnarsi a ridurre del 50% i pesticidi, ma per misurare i progressi usa indicatori ingannevoli che non rilevano l’effettivo grado di tossicità e discriminano l’agricoltura biologica, e in generale le sostanze alternative a quelle chimiche

 

Poco conta l’intenzione di dimezzare i pesticidi, ritenuta prioritaria dall’Ue, se poi gli strumenti utilizzati per valutare la riduzione sono ingannevoli. L’accusa arriva dagli organizzatori dell’iniziativa dei cittadini europei Save Bees and Farmers, che ha come obbiettivo la protezione delle api ed i contadini dalla contaminazione da pesticidi, di cui fanno parte la rete ambientalista Global 2000, Ifoam Organics Europe e Pesticide Action Network (Pan). Il problema, secondo loro, è che gli indicatori non rilevano l’effettivo grado di tossicità e discriminano l’agricoltura biologica, e in generale le sostanze alternative a quelle chimiche.

Gli impegni Ue sui pesticidi

Come racconta AgrifoodToday, con il lancio del Green deal europeo lo scorso anno, Bruxelles aveva dichiarato l’obbiettivo del dimezzamento dell’uso di pesticidi in territorio europeo, ma a marzo la Commissione aveva congelato il piano per la riduzione dei pesticidi, motivando la scelta come una conseguenza della difficile gestione della crisi in Ucraina. Lo scorso febbraio, invece, un nuovo report di Global 2000 racconta come uno degli indicatori che dovrebbe misurare l’uso dei pesticidi è formulato in maniera ingannevole rispetto all’effettivo raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti. Si tratta nello specifico dell’Indicatore di rischio armonizzato 1 (HRI-1).

L’indicatore sotto accusa

“L’HRI-1, che gli Stati membri hanno adottato nel 2019 per misurare l’uso e i rischi dei pesticidi, è stato contestato da Pan Europe fin dalla sua adozione ed è stato poi giudicato inadeguato dalla Corte dei Conti europea”, scrivono in una nota i membri della coalizione. “I revisori hanno spiegato che la presunta riduzione indicata dall’HRI-1 è dovuta principalmente a una diminuzione delle vendite di sostanze non più approvate e non a un’effettiva riduzione dell’uso dei pesticidi. La Corte dei conti ha invitato la Commissione europea a migliorare l’HRI-1 già nel 2020″.

Sovrastimati i rischi dei fungicidi bio

Secondo il documento di Global 2000 “l’HRI-1 sovrastima sistematicamente il rischio delle sostanze naturali utilizzate nell’agricoltura biologica rispetto alle sostanze sintetiche”. L’esempio riportato nel report sostiene che l’HRI-1 misura un rischio superiore dell’800% per una singola applicazione di bicarbonato di potassio, cioè un fungicida naturale classificato dalla Commissione come sostanza attiva a basso rischio, rispetto al difenoconazolo, un fungicida sintetico ricco di proprietà tossiche e persistenti.

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Il meccanismo che danneggia il bio

Helmut Burtscher-Schaden, biochimico specializzato in pesticidi e consulente di Global 2000, spiega: “Uno dei principali equivoci dell’HRI-1 è che stabilisce la causalità tra la quantità di pesticidi utilizzati e il rischio che ne deriva, ignorando in larga misura le differenze esistenti in termini di tossicità e di superficie trattata”. Per lo studioso, continua AgrifoodToday, queste differenze ammontano a un fattore compreso tra 10 e 1.000 quando si confrontano le sostanze attive sintetiche con quelle presenti in natura. “L’HRI-1 attribuirebbe esattamente lo stesso rischio a un chilogrammo di sabbia di quarzo, sufficiente a proteggere cinque alberi dalla selvaggina, e a un chilogrammo di insetticida piretroide, sufficiente a uccidere ogni insetto vivente su 200 ettari. Ignorare ampiamente queste differenze porta inevitabilmente a risultati grottescamente sbagliati”, aggiunge l’esperto, che sottolinea come tutto questo non fa che danneggiare il biologico, che invece dovrebbe raggiungere il 25% di superficie agricola europea entro il 2030 (altro obbiettivo Ue).

Nodu, l’altro indicatore possibile

Secondo le organizzazioni il sistema francese Nodu, sarebbe più adatto e equilibrato, fornendo informazioni “sull’intensità dell’uso dei pesticidi, con un indicatore in ettari che riflette la superficie totale che verrebbe trattata con le sostanze attive vendute annualmente”.

Il sospetto sulla pressione delle lobby agroindustriali

Secondo Gall, “Gli indicatori HRI-1 dei pesticidi sono stati discussi durante negoziati a porte chiuse, senza che noi potessimo parteciparvi. La Commissione è sotto pressione da parte di una decina di Stati membri per ritardare il piano di riduzione dei pesticidi”.