Il glifosato è presente in un terreno agricolo su due

GLIFOSATO TERRENI

I risultati delle analisi della Compagnia del suolo la campagna di monitoraggio promossa dall’associazione Cambia la terra: “Nella metà dei terreni analizzati abbiamo trovato glifosato”

Un terreno agricolo su due sono contaminati da glifosato. L’erbicida più usato al mondo, “probabile cancerogeno” per la Iarc dell’Oms la cui licenza d’uso scade a dicembre, è stato rilevato in 6 terreni ad agricoltura convezionale sui 12 analizzati dagli attivisti della Compagnia del Suolo, la campagna di monitoraggio promossa da Cambia la Terra il progetto promosso da FederBio insiema a Isde-Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Slow Food e Wwf.

I risultati: glifosato e non solo

I risultati dell’indagine conoscitiva sono stati presentati oggi a Roma (scarica qui il report completo) e le analisi sono state condotte prelevando campioni di terreno in 24 suoli adibiti ad attività agricola lungo la Penisola: 12 campi biologici e 12 convenzionali.

Nel dettaglio, partendo dai campi convenzionali, sono state ritrovate ben 20 sostanze chimiche di sintesi tra insetticidi, erbicidi e fungicidi. La sostanza più rilevata è il glifosato, che compare in 6 campi convenzionali su 12, seguito dall’Ampa, un acido che deriva dalla degradazione del glifosato. Delle altre 18 sostanze chimiche di sintesi ritrovate, ben risultano revocate da anni: due, il famigerato DDT e il suo metabolita DDE (sostanza che proviene dal degrado della molecola originaria), resistono in un campo presumibilmente da 44 anni, in quantità non trascurabili. Le altre (permetrina e imidacloprid), vietate rispettivamente nel 2001 e nel 2018, sono state ritrovate in un campo di pomodori; l’ultima (oxodiazon) revocata nel 2021, in un pereto.

Per quanto riguarda i campi biologici, le sostanze di sintesi rilevate sonosolo tre, tra cui un insetticida contro le zanzare, probabilmente proveniente dalle abitazioni vicine, e, in uno stesso, campo DDT e DDE. Si tratta con ogni evidenza di contaminazioni accidentali, da cui il bio cerca da sempre di difendersi.

In tutti i suoli analizzati compresi quelli a biologico è stata riscontrata presenza di rame, un fungicida autorizzato anche nell’agricoltura bio. Il record della contaminazione se lo aggiudica un meleto in Emilia-Romagna: sono state rilevate ben 10 sostanze attive. Dall’altro capo invece ci sono i suoli analizzati in Basilicata che hanno fatto registrata una bassissima se non nulla presenza di pesticidi.

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Le coincidenze con il report dell’Ispra sui pesticidi nelle acque

La campagna è partita nel luglio scorso e le analisi si sono concluse a novembre 2021 e i risultati come hanno spiegato gli organizzatori presentano delle coincidenze con il report dell’Ispra sulla presenza dei pesticidi nelle acque italiane: anche l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha rilevato come il glifosato e l’Ampa siano le sostanze attive più riscontrate nelle acque italiane.

“Il sistema di controlli ambientali e sanitari monitora la presenza di pesticidi negli alimenti e nell’acqua”, ha spiegato Paolo Bàrberi, della Scuola Sant’Anna di Pisa. “Nel suolo – ha proseguito – primo organo recettore delle sostanze chimiche di sintesi utilizzate nell’agricoltura convenzionale, la presenza di molecole potenzialmente dannose per l’ambiente non viene invece rilevata sistematicamente. Così facendo, ignoriamo quali siano i loro effetti sulla miriade di organismi che popolano il suolo e sulle funzioni ecologiche che essi svolgono. È necessario che si dia inizio a un monitoraggio continuo dei residui della chimica di sintesi nel suolo, con il supporto delle istituzioni di ricerca. E che la nostra priorità sia l’eliminazione dei pesticidi con una persistenza ambientale molto lunga”.

“I risultati del monitoraggio dimostrativo evidenziano che i dati relativi ai campi coltivati con il metodo biologico sono decisamente migliori rispetto a quelli coltivati in convenzionale a conferma che il bio è un metodo di produzione che favorisce la tutela del suolo e della biodiversità”, ha commenta Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.