Le padelle riportano spesso la dicitura “Pfoa-free” a garanzia dell’assenza di una delle più pericolose sostanze perfluoroalchiliche vietate da anni. E tuttavia, analizzando alcune padelle, il magazine francese 60 millions de consommateurs ne ha trovato tracce in tre modelli, di cui uno italiano. E non è il solo Pfas rilevato
Con le padelle ci cuciniamo il cibo che mangiamo e che diamo da mangiare ai nostri figli. È normale, dunque, che quando le compriamo cerchiamo un prodotto libero da contaminanti o sostanze tossiche. Anche per questo, le padelle riportano spesso la dcitura “Pfoa-free” a garanzia dell’assenza di una delle più pericolose sostanze perfluoroalchiliche in circolazione. E tuttavia, analizzando alcune padelle, il magazine francese 60 millions de consommateurs ne ha trovato tracce in tre modelli, di cui uno italiano. Va sottolineato che il Pfoa, un tempo molto utilizzato come impermealizzante, è vietato in Ue dal 2020.
Lagostina e gli altri modelli con tracce di Pfoa
Il Pfoa è stato rilevato in quantità molto basse su tre pentole rivestite di teflon, ovvero i modelli Sitram, Lagostina Salvaspazio ed Essentiel B, in quantità rispettivamente di 2,3 nanogrammi per chilogrammo (ng/kg) di simulante alimentare, 2,17 ng/kg e 1,36 ng /kg.
Quantità frutto di probabile contaminazione
A titolo di confronto, la direzione repressione delle frodi francese specifica che, per gli imballaggi alimentari, il limite di migrazione per il Pfoa è fissato a 50 ng per kg di cibo. La sua presenza a livelli più di 20 volte inferiori a tale soglia fa sì che probabilmente non fosse utilizzato nella fabbricazione di padelle. Può essere dovuto all’inquinamento introdotto durante la progettazione, l’imballaggio o il trasporto delle padelle. Le normative europee ne tollerano anche la presenza, involontaria, in tracce negli articoli. “Resta il fatto che il composto tossico è stato rilevato solo sui tre modelli sopra citati, anche se questi recano la menzione Pfoa-free” scrive 60 millions de consommateurs.
Gli altri Pfas rilevati
Inoltre, sono stati rilevati altri Pfas. Si osserva quindi una migrazione di PfhxA su Essential B e di PfhxS su Sitram. Quest’ultima padella rilascia anche Pfosa, attualmente in corso di valutazione come sostanza persistente e tossica, come Tefal Ingenio e Matfer ma dotata di rivestimento ceramico. Nulla da segnalare sulle altre padelle antiaderenti, ad eccezione della De Buyer Choc che rilascia alluminio ad un livello (1,13 milligrammi/kg) al di sotto della soglia consigliata di 5 mg/kg.
Il rilascio del ferro
Per quanto riguarda le padelle in acciaio non rivestite, tutte mostrano un rilascio di ferro: Lagostina Academia, Beka, Tefal Inox, Mathon (molto basso per queste) e soprattutto De Buyer Mineral B (526 mg/kg), che supera ampiamente la soglia regolamentare di 280 mg/kg. Ciò si spiega probabilmente con il fatto che è l’unico realizzato in acciaio non inossidabile.
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Le conseguenze per la salute del Pfoa
Uno dei composti chimici utilizzati da decenni nella produzione del teflon – l’acido perfluoroottanoico (Pfoa) – può alterare lo sviluppo del feto, indebolire il sistema immunitario e aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, tumori ai reni o ai testicoli.
I sostituti altrettanto pericolosi
Tra le sostanze utilizzate per sostituire il Pfos però spesso ci sono altri Pfas, come il GenX, ora utilizzata da Chemours (ex DuPont), classificata come “sostanza estremamente preoccupante” dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa). I produttori promuovono anche un altro rivestimento antiaderente chiamato “ceramica“. In realtà è un derivato del teflon in cui sono stati inclusi minerali come la silice. “I nostri test rivelano che queste padelle non sono virtuose come pubblicizzate” spiega il magazine francese.
La mancanza di trasparenza in etichetta
Uno dei problemi principali rilevati dal test è che spesso questi prodotti sono il più delle volte privi di qualsiasi informazione sulla composizione del loro rivestimento e sul tipo di materiale utilizzato. “Questa mancanza di trasparenza penalizza indiscutibilmente la libertà di scelta dei consumatori e nasconde il potenziale rischio tossico insito nei componenti di questi utensili” scrive 60 millions de consommateurs.
La lettera alle istituzioni
Sulla base di questa osservazione, il National Consumer Institute (INC), editore di 60 Millions de consommateurs, ha invitato con una lettera le autorità pubbliche. Chiede loro di mettere in atto “un’etichettatura normativa obbligatoria per informare obiettivamente i consumatori sui materiali utilizzati per la fabbricazione degli utensili da cucina”. E di “vietare affermazioni del tipo” senza Pfoa”.
L’inchiesta del Salvagente
Nella primavera del 2021 il Salvagente ha pubblicato un’inchiesta che gettava ombre sulla possibile presenza di Pfas nei piatti e nelle stoviglie utilizzati per le mense scolastiche italiane.