L’Efsa ha valutato nuovamente l’additivo per mangimi etossichina: gli esperti non hanno potuto giungere a conclusioni circa la sicurezza dell’etossichina per gli ecosistemi terrestri e acquatici quando l’additivo viene usato negli animali terrestri. Non si può inoltre escludere un rischio di contaminazione tramite la catena alimentare acquatica né un rischio per gli organismi marini esposti ai sedimenti contenenti etossichina usata nelle gabbie per acquacoltura.
Dove troviamo l’etossichina
Un test di laboratorio condotto qualche anno fa da A Bon Entendeur ha trovato tracce di etossichina in sei prodotti su diciotto in quantità che superano la dose massima per un adulto. Uno studio accademico più recente, invece, ha trovato questo additivo in alcuni campioni di succhi da frutta di pera. Visti i dubbi sulla sua sicurezza, è già da qualche anno che Coop ha inserito l’additivo tra quelli che non usa nei suoi prodotti a marchio.
Cos’è l’etossichina
L’etossichina era autorizzata fino al 2017 nell’Ue per le sue proprietà antiossidanti come additivo per mangimi destinati a tutte le specie e categorie animali. L’etossichina è usata anche per prevenire la combustione spontanea della farina di pesce durante il trasporto via mare.
La presenza della p-fenetidina, un’impurità che resta nell’additivo dopo il processo produttivo ed è un possibile agente mutageno (cioè può provocare mutazioni nel materiale genetico degli animali e dell’uomo), ha fatto sì che gli esperti del gruppo scientifico dell’Agenzia europea sugli additivi e i prodotti o le sostanze usati nei mangimi non potessero escludere rischi per gli animali con lunga aspettativa di vita né per quelli destinati alla riproduzione. Al contrario l’additivo è considerato sicuro per gli animali allevati per la produzione di carne quali polli, maiali, bovini, conigli e pesci.
A causa della mancanza di dati sulla presenza di p-fenetidina nei tessuti e nei prodotti alimentari di origine animale, gli esperti non hanno potuto trarre conclusioni nemmeno per la salute dei consumatori.
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Il gruppo di esperti ha tuttavia evidenziato la necessità di ridurre al minimo l’esposizione degli utenti tramite inalazione a causa della presenza di questa impurità nell’additivo.