“L’Unione europea e l’Italia dovrebbero limitare l’utilizzo dei Pfas, cambiando il paradigma: non più autorizzazioni a nuove sostanze in maniera illimitata, ma solo in casi specifici”. Marcos Orellana, relatore speciale Onu su diritti umani e sostanze e rifiuti tossici, pur utilizzando un tono diplomatico, come compete al suo ruolo, esprime una posizione netta nei confronti delle sostanze perfluoralchiliche, dopo la missione che lo ha portato a visitare l’area fortemente inquinata in Veneto. Non solo le uniche parole dure utilizzate nella conferenza stampa finale della visita che si è svolta dal 30 novembre al 13 dicembre nel nostro paese, per constatare di persona lo stato di alcune situazioni critiche, dalla terra dei fuochi in Campania, all’Ilva di Taranto, fino alla Capitale assediata dai rifiuti.
“Seriamente preoccupato per i Pfas in Veneto”
“Sono seriamente preoccupato dalla dimensione dell’inquinamento da Pfas in alcune aree del Veneto”, esordice Orellano parlando della visita nella zona tra Padova, Vicenza e Verona. “Più di 300mila persone nella regione sono state colpite dalla contaminazione delle acque, inclusa quella potabile. Gli abitanti in questa area hanno sofferto seri problemi di salute, come infertilità , aborto spontaneo, e diverse forme di tumori, tra le altre cose”. L’osservatore Onu punta il dito anche sulle responsabilità . “I dirigenti della compagnia – spiega riferendosi alla Miteni – sembravano coscienti del rilascio di rifiuti e scorie inquinanti, ma non hanno offerto misure adeguate di protezione per i loro lavoratori, così come non hanno divulgato informazioni sulla gravità dell’inquinamento da Pfas”.
“La regione ha ritardato nell’avvertire la popolazione”
Ma anche la Regione Veneto, a cui viene pur riconosciuta la messa in atto di diverse misure per ridurre gli effetti dell’inquinamento, finisce nel mirino di Orellana: “Le autorità hanno fallito nell’avvertire i residenti dell’area interessata e nel diffondere le informazioni sull’inquinamento e sugli effetti sulla loro salute. Alcuni abitanti hanno appreso del problema della contaminazione tossica solo nel 2016-2017, quando la regione iniziava una piano di sorveglianza sanitaria per la popolazione esposta nell’area rossa ritenuta critica”. Mentre il Cnr aveva informato la regione della presenza di Pfas inquinanti già nel 2013. L’osservatore Onu ricorda, inoltre, come “in ogni caso, il monitoraggio sia ristretto alla sola area più inquinata, e questo solleva molte preoccupazioni negli abitanti nelle altre aree comunque colpite, rispetto al livello di Pfas, contenuti nei loro organismi e la sicurezza del cibo che consumano”.
Pianura padana e Spinetta Marengo, le altre aree a rischio
Nell’augurarsi che l’Italia cooperi con tutti gli organi giuridici a cui si sono rivolte le vittime, in modo che ricevano giustizia e un risarcimento, Orellana, ricorda che “risultano operazioni di piccole e medie compagnie, dentro la regione e non solo, che usano Pfas nei loro processi di produzione e scarico di acque contaminate, per esempio nel settore tessile e del pellame”. Tra le aree indicate come particolarmente critiche, l’osservatore Onu, indica la pianura padana, e l’attività di produzione di Pfas della compagnia Solvay a Spinetta Marengo, vicino Alessandria, che suscita in lui “particolare preoccupazione, e che “potrebbe creare un disastro ambientale simile a quello sofferto dalle comunità venete”.
“Cambiare paradigma per le autorizzazioni”
Rispetto all’attività legislativa suggerita al nostro paese e all’Unione europea, Marcos Orellana, spiega: “Ci sono evidenze dei gravi danni alla salute causate dai Pfas, sostanze che non si degradano nell’ambiente, così come non esiste una soglia di tolleranza all’esposizione a queste sostanze. Sulla base di queste informazioni, l’Italia e l’Ue dovrebbero limitare l’utilizzo di Pfas e in alcuni casi potrebbero richiederne il divieto. In linea di massima bisognerebbe autorizzare solo le sostanze essenziali, per cui non esistono alternative, e solo se fondamentali in processi industriali fondamentali per i diritti economici, sociali e culturali della popolazione, o per attrezzature di alcuni ambiti, come quello sanitario”. Per questo, Orellana incoraggia l’Italia a ratificare al più presto la Convenzione di Stoccolma sui Pfas e “intraprendere un’azione decisa per affrontare la contaminazione”.
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Pesticidi, l’accusa per le esportazioni di sostanze vietate
Anche sulla questione pesticidi, Marcos Orellana, sottolinea alcuni pesanti mancanze del nostro paese. “Sono profondamente turbato dall’autorizzazione italiana a esportare pesticidi vietati in Ue, perché sono rischiosi per la salute umana e per l’ambiente. Sono fiducioso nell’impegno delle autorità italiane che il paese non autorizzerà più queste esportazioni. Chiedo all’Italia di mettere fine all’aborrito doppio standard che risulta dall’esportare pesticidi vietati altamente nocivi”.
Approvare il piano pesticidi scaduto da troppo
L’osservatore Onu esprime anche preoccupazione per il fatto che il Piano nazionale per i pesticidi sia scaduto nel 2018 e nessun nuovo piano sia stato adottato ancora. Una situazione ritenuta “incompatibile con l’importante direttiva Ue sui pesticidi, che richiede di di rinnovare il Piano al massimo ogni cinque anni”. Il nuovo piano in discussione dovrebbe vietare la vendita di pesticidi online per aumentare la sicurezza, ma appunto è ancora una bozza. Inoltre Orellana chiede all’Italia di “assicurare che le zone cuscinetto siano dimensionate adeguatamente per proteggere popolazione, acque, e aree sensibili dai rischi e dai danni seri derivanti dallo spargimento di pesticidi”.
La preoccupazione per i pesticidi nell’area del prosecco e in Alto Adige
Nonostante Orellana riconosca che i dati dicano che nel nostro paese l’utilizzo complessivo di pesticidi sia diminuito negli ultimi dieci anni, non di meno, si dice “preoccupato per il significante aumento del volume di fitofarmaci usati in Veneto, in particolare nell’area di coltivazione del prosecco”. In quest’area si consuma l’equivalente di un metro cubo di pesticidi per abitante ogni anno. “Sono anche preoccupato per la situazione nell‘Alto Adige. Secondo le informazioni ricevute, pesticidi pericolosi sono stati trovati nelle aree giochi dei bambini vicino le aree agricole. Tra questi il Chlorpyrifos, un pesticida neurotossico associato a un impatto negativo sullo sviluppo neurale dei bambini, vietato in Ue, ma autorizzato in deroga in Italia”.
Ilva di Taranto, le scuse della Regione
Per quanto riguarda l’Ilva di Taranto, oltre ad aver riassunto la situazione drammatica tristemente nota, e aver sostenuto che “l’impianto dovrebbe smettere di bruciare carbone per la produzione elettrica”, Orellana ha voluto tirare una stoccata alla Regione: “Le autorità in Puglia hanno espresso la posizione secondo cui la Regione mancherebbe di potere per imporre restrizioni più severe. Ma questa posizione è incoerente con le posizioni e la pratica delle autorità regionali in Veneto e nel Lazio, per esempio”. Riguardo la situazione della gestione dei rifiuti a Roma, Orellana ha riconosciuto la difficoltà in cui si trovano le autorità locali e ha preso nota degli impegni per migliorarla insieme all’implementazione del riciclo.
L’appello all’Italia
In conclusione, Marcos Orellana, dichiara: “L’Italia dovrebbe fare avanzare degli sforzi per re-indirizzare gli impatti avversi sul rispetto dei diritti umani portati da decenni di industrializzazione. Le autorità devono assicurarsi che l’industria usi tecnologie e metodi di produzione che non alterino la salute della popolazione italiana. Ogni persona ha il diritto di vivere in un ambiente salutare e libero da elementi tossici”. La relazione di Orellana, riportata al ministero degli Affari esteri italiano, verrà presentata e discussa nel settembre 2022 al Consiglio dei diritti umani dell’Onu.