Molto presto, i prodotti ortofrutticoli da vertical farming potranno approdare nei supermercati ed essere riconoscibili rispetto agli altri di IV gamma. Il decreto attuativo, messo a punto a seguito della novità normativa introdotta con il Dl Sostegni, per una etichetta chiara, un posizionamento in scaffale separato e nessun ingrediente aggiunto per i prodotti da ‘vertical farming’, è in attesa di essere notificato a Bruxelles.
La disposizione mira a regolamentare la vendita di prodotti ortofrutticoli coltivati nelle vertical farm, edifici energeticamente autosufficienti ideati per ospitare la coltivazione di specie vegetali a scopo alimentare attraverso sistemi di produzione agricola indoor interamente organica.
Il vertical farming adotta un tipo di coltura detta idroponica, dove le piante vengono coltivate in una soluzione di acqua e minerali diminuendo fino al 90% i consumi idrici rispetto all’agricoltura tradizionale e aumentando la produttività fino al 20 per cento. Inoltre, consente di coltivare durante tutto l’anno, senza pesticidi e fertilizzanti. Le condizioni igieniche (e soprattutto il mancato utilizzo della terra) in cui questi prodotti vengono coltivati e confezionati, consentono il consumo senza il lavaggio: “Un’indicazione di cui il consumatore deve necessariamente avere contezza” spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico della Coldiretti che ha aggiunto: “avremmo preferito che queste novità entrassero nel quadro della riforma del settore ready-to-eat che si basa su una legge del 2011 che è, ormai, un po’ datata ma nel corso del tavolo tecnico le nostre osservazioni non sono state accolte, così come non è stata presa in considerazione la nostra richiesta di individuare un carattere leggibile per le indicazioni in etichetta”.
Cosa prevede, dunque, il decreto che sta per arrivare a Bruxelles? Innanzitutto, sulle confezioni di questi prodotti ortofrutticoli deve esserci la dicitura, a seconda dei casi, ‘Prodotto non lavato pronto per il consumo’ o ‘Non lavato e pronto da cuocere’. Inoltre, la norma prevede che ci sia una “separazione chiara e netta”, nel reparto ortofrutta (e quindi nei banchi frigo dei freschissimi), tra i prodotti di IV Gamma e quelli da vertical farming, sempre in un’ottica di maggiore trasparenza nell’informazione ai consumatori.
Per gli imballaggi primari dei prodotti ortofrutticoli non lavati pronti al consumo, dovranno essere utilizzati esclusivamente materiali di tipologia e grammatura idonee a consentire lo smaltimento tramite raccolta differenziata e riciclo. Infine, tutti i prodotti di vertical farming saranno sottoposti a procedure di autocontrollo comprensive di HACCP, GHP e GMP e viene fatto divieto alle serre verticali di produrre insalate arricchite o, comunque, con l’aggiunta di altri ingredienti, di qualsiasi natura, diversi da insalate e microgreen. Nulla si dice, nella norma, riguardo a eventuale uso di prodotti chimici: “Certo è che sarebbe opportuno che la norma affrontasse anche questo argomento che, invece, è soltanto presunto” conclude Bazzana.
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