Corn flakes per bambini, fino a 5 volte lo zucchero di quelli “per adulti”

Una grafica accattivante e colorata e un simpatico cartoon in bella mostra. Sugli scaffali dei supermercati è molto semplice individuare le confezioni di cereali destinate alla colazione dei più piccoli. Sono talmente “baby friendly” che è quasi impossibile non farsi convincere all’acquisto a occhi chiusi. Tutto studiato al tavolino perché nascondono un segreto inconfessabile: contengono fino a 5 volte più zucchero rispetto ai corn flakes per adulti. È quanto abbiamo scoperto nel test di questo mese del Salvagente, che ha analizzato 14 confezioni di cereali tradizionali e li ha confrontati con 20 prodotti destinati a bambini e ragazzi.

Una generosità di cui i bambini dovrebbero fare a meno, soprattutto alla luce di quanto ha concluso di recente l’Efsa. Secondo il comitato di esperti dell’Autorità per la sicurezza alimentare non è possibile fissare, su base scientifica, un livello massimo di assunzione tollerabile di zuccheri alimentari, al di sotto del quale il consumo non provochi problemi di salute.

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Il parere (provvisorio) dell’Efsa

L’Authority europea si è espressa, per il momento in maniera provvisoria, dopo essere stata chiamata in causa da cinque paesi europei. Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia hanno, infatti, chiesto all’Efsa di aggiornare una valutazione del 2010 e di rivedere la più recente letteratura scientifica sui nessi tra assunzione di zuccheri e insorgenza di varie patologie tra cui obesità, diabete di tipo II, malattie cardiovascolari, gotta e carie dentarie. I paesi richiedenti hanno specificamente chiesto se fosse possibile fissare su base scientifica, con riferimento agli zuccheri alimentari totali, un valore soglia denominato “livello massimo di assunzione tollerabile” per i nutrienti, al di sotto del quale il consumo non provochi problemi di salute. Dopo aver passato al vaglio oltre 30mila pubblicazioni, gli esperti scientifici sono giunti provvisoriamente alla conclusione che non è possibile. Tutti i rapporti “dose-risposta” (tra l’assunzione di zuccheri e il rischio di effetti avversi sulla salute) sono apparsi positivi e lineari. Ciò significa che il rischio di effetti avversi (risposta) è aumentato in tutta la gamma di livelli di assunzione osservati (dosi) in maniera costante (lineare), vale a dire che maggiore è l’assunzione, maggiore è il rischio di effetti avversi. Quando ciò accade, non è possibile stabilire un valore “soglia” al di sotto del quale il rischio è trascurabile, o un livello di assunzione sicuro entro il quale non si osservano effetti avversi. Nello stesso parere ora sottoposto a consultazione pubblica, l’Autorità ha comunque confermato, con relativi gradi di certezza, i molteplici nessi esistenti tra l’assunzione di diverse categorie di zuccheri e il rischio di sviluppare malattie metaboliche croniche e carie dentarie.

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Le fonti principali di zuccheri

Nel suo parere, tra l’altro, l’Efsa include proprio i prodotti a base di cereali tra le principali fonti di assunzione di zuccheri totali. E non c’è da darle torto, se diamo uno sguardo al confronto tra i principali marchi di cereali per bambini che vi abbiamo proposto nelle pagine precedenti. Un carico di zuccheri che l’aggiunta di ingredienti appetibili per i bambini (in primis il cacao, ma non manca il miele) non può e non deve giustificare.
E non pensate che all’estero la situazione sia meno grave. Neanche un mese fa, Action on Sugar, un’associazione britannica molto attiva in questo settore, ha analizzato il mercato dei cereali per bambini concludendo che il 92% di questi prodotti contiene ancora livelli di zucchero alti o medi. L’avverbio “ancora” non è casuale: è almeno dal 2012 che Nestlé, tra i leader di mercato, annuncia con una certa regolarità l’impegno a diminuire la quantità di zucchero nei cereali per la prima colazione, preoccupata – ripete ogni volta – dell’incremento del fenomeno dell’obesità infantile. Sarà anche vero, ma a oggi i suoi prodotti sono tra quelli che contengono una quantità di zucchero almeno 3 volte superiore a quelli destinati agli adulti.

Almeno non chiamateli cereali…

Secondo l’associazione britannica questi prodotti, all’interno dei supermercati, non dovrebbero essere posizionati accanto ai “classici” cereali: confondono i genitori facendo loro credere che si tratti di un prodotto salutare per la colazione dei propri figli. Niente di più sbagliato: “Sarebbe più corretto accostarli ai dolciumi”, fanno sapere da Action on Sugar. L’Ong pone l’accento anche su un’altra questione a lungo dibattuta: è corretto reclamizzare questi prodotti utilizzando le immagini rassicuranti e convincenti dei cartoni animati?
Una polemica che ha già viste schierate le principali associazioni europee dei consumatori ma su cui le aziende sembrano fare orecchie da mercanti. L’uso di personaggi dei cartoni animati come forma di marketing è, infatti, una strategia vincente per due motivi. Per prima cosa, i bambini non distinguono la pubblicità dall’intrattenimento, cosa che rende difficile ai genitori vietare le merendine con il personaggio del cuore sulla confezione. Poi, l’uso di mascotte favorisce lo sviluppo della cosiddetta “brand loyalty” (fedeltà al marchio), cioè associa un determinato marchio a un’esperienza positiva nel bambino, influenzandone così le scelte alimentari fino all’età adulta.