Dopo la tirata d’orecchie di Bruxelles, che l‘aveva inserita nella lista di 12 paesi renitenti ad approvare la parte esecutiva della direttiva contro le pratiche sleali nella filiera agroalimentare, l’Italia corre ai ripari e presenta il decreto attuativo necessario. L’approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto legislativo di attuazione della direttiva (UE) 2019/633 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare si accompagna a quella dell’articolo 7 della legge 22 aprile 2021, n.53 in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari.
Quali sono le pratiche scorrette
Il decreto legislativo reca disposizioni per la disciplina delle relazioni commerciali e per il contrasto delle pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari, tra cui ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili alle modifiche unilaterali o retroattive ai contratti fino al rifiuto dei contratti scritti fino al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione e le aste a doppio ribasso.
Coldiretti: “Svolta storica”
Commenta con soddisfazione il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: “L’approvazione del decreto legislativo contro le pratiche sleali nel commercio alimentare rappresenta una svolta storica per combattere le speculazioni sul cibo dal campo alla tavola in una situazione in cui per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo”.
Terra: “Male il ritardo, ancora troppe pratiche scorrette nei supermercati italiani”
Meno entusiasta l’Ong Terra! che ha condotto la campagna contro le aste a doppio ribasso, e che negli scorsi giorni aveva sottolineato il grave ritardo dell’Italia nell’approvazione del decreto e le sue conseguenze pratiche: “Solo pochi giorni fa, uno dei più grandi gruppi distributivi italiani ha messo in “svendita” l’anguria a 1 centesimo al Kg. Un affronto ai sacrifici dell’intera categoria dei produttori e ai lavoratori che raccolgono questi frutti! Noi lo diciamo da anni: solo agendo sulla filiera, si previene lo sfruttamento in agricoltura e il caporalato!”