I medici veterinari potranno salvare migliaia di cani e gatti e continuare a prescrivere farmaci umani a cani, gatti e altri animali anche sulla base della convenienza economica dell’acquirente a parità di principio attivo. Il Tar, infatti, ha respinto la tesi con cui le industrie farmaceutiche avevano bocciato il decreto firmato dal ministro Speranza che prevede proprio questa possibilità.
Il decreto era stato formato dopo la campagna della Lav #Curiamolitutti che, adesso, commenta con soddisfazione la vittoria contro Aisa-Federchimica: “Con la nostra costituzione in giudizio e difesa del Decreto, unica associazione protagonista nell’iter giudiziario per confermare la validità del Decreto, abbiamo battuto le industrie farmaceutiche veterinarie che si erano sentite toccate nel loro fatturato, garantendo così con farmaci umani a costi equi una maggiore accessibilità alle cure anche per animali salvati e adottati e nel riconoscimento anche alle persone con problemi economici di poter continuare a vivere con un cane o un gatto – ha detto Ilaria Innocenti, responsabile nazionale Lav animali familiari – con questa sentenza abbiamo iniziato a scardinare e sconfiggere la convinzione che gli animali siano beni di lusso e ora sarà chiaro per tutti, dal Governo al Parlamento, la necessità di estendere la riforma fiscale per un’IVA equa su cibo per animali e prestazioni veterinarie, aumento della quota detraibile delle spese veterinarie che sfianchi la non fatturazione, e sempre sui farmaci l’abbattimento del costo di quelli generici e la loro diffusione e la possibilità del blisteraggio del farmaco veterinario”.
La sentenza del TAR ha quindi bocciato le tesi di Aisa-Federchimica e industrie che descrivevano uno scenario apocalittico di “seri rischi per la salute degli animali”, un Decreto “confuso, contraddittorio e illogico”, supportate incredibilmente da Uffici del Ministero della Salute che avevano ritenuto il Decreto del Ministro Speranza “politico e non tecnico”.
“Il Ministro della Salute Speranza, tanto più alla luce della crisi economica delle famiglie causata dalla pandemia aveva voluto questo Decreto come riconoscimento della valenza sociale e affettiva, per qualunque persona e famiglia, di poter vivere con un animale tanto più come auguriamo noi, salvato e adottato – prosegue Innocenti della Lav – il TAR ha fra l’altro affermato nella sua decisione che nel bilanciamento degli interessi contrapposti, quelli azionati dalle industrie paiono essere senz’altro recessivi rispetto alla necessità di garantire, anche nelle particolari situazioni descritte dal decreto, la salute degli animali e, di conseguenza, la salute pubblica”.
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