SOS Veleni: quando a mettere a rischio gli animali selvatici siamo noi

VELENI

“Se un prodotto è autorizzato non è detto che non sia pericoloso. Se un prodotto è in commercio non è detto che non sia pericoloso”. Quante volte avete letto su queste pagine, anche attraverso i risultati di ricerche scientifiche indipendenti, questo tipo di avvertimento riguardo alle sostanze chimiche di sintesi come i pesticidi?

In genere sotto accusa finisce l’agricoltura tradizionale, ma non è l’unica responsabile – assieme all’industria della chimica – dei pericoli per ambiente e utilizzatori. Ci sono anche i nostri comportamenti casalinghi, se volete di piccolo impatto ma non certo senza conseguenze. A metterli in luce Sos veleni, una piccola e agile pubblicazione della Lipu assieme alla Nando e Elsa Peretti Foundation che già nelle premesse mette in chiaro: “I nostri gesti quotidiani possono involontariamente causare problemi agli animali selvatici con cui condividiamo gli spazi urbani. Ricci, pipistrelli, civette, tantissime specie di piccoli uccelli: spesso ignoriamo non solo la loro presenza ma anche quanto siano, per noi, preziosi alleati”. E li mettiamo a rischio, pur senza saperlo, con i nostri comportamenti, ricorrendo a trattamenti e sostanze tossiche nei nostri giardini o nelle nostre strade.

“È impossibile quantificare l’impatto dell’uso domestico di queste sostanze – spiegano nel documento la Lipu – ma le stime non sono rassicuranti, a partire dai tanti animali ricoverati nei nostri centri recupero con sintomatologie riconducibili all’uso errato o esagerato di queste sostanze. Il nostro obiettivo è di fornire, al cittadino, utili informazioni e alternative sostenibili all’uso di tali prodotti, al fine di limitare sia l’impatto negativo sulla fauna selvatica che vive in ambiente urbano, sia tutelare la salute di tutti. Ognuno di noi può contribuire nel limitare la dispersione in ambiente di sostanze tossiche”.

Ecco alcuni consigli tratti da Sos Veleni per non arrecare danno a queste creature.

Colle ed esche per i topi

Perché no. La colla topicida è tra i rimedi più conosciuti ma anche il meno efficace, perché i roditori imparano presto ad evitarla. Purtroppo i piccoli uccelli, attirati probabilmente da insetti invischiati, sono spesso vittime di queste trappole. Una triste statistica indica il pettirosso al primo posto. Le esche avvelenate usate in ambiente domestico sono anche un serio pericolo per bambini e animali domestici. Sono infatti composte da sostanze anticoagulanti che possono provocare la morte per emorragia.

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Spesso agiscono in tempi lunghi, anche di tre settimane, per non fare insospettire i roditori che in tal modo continuano ad ingerire il veleno. Questa caratteristica è un enorme problema per i predatori naturali di topi e ratti, come i rapaci notturni e i serpenti, i quali, ingerendo il roditore avvelenato, subiscono gli stessi effetti letali. Anche se non li vediamo Roma è il terreno di caccia di allocchi, civette e biacchi (serpenti non velenosi), che ci rendono un ottimo servizio.

Alternativa sostenibile. Avvistare un roditore in strada non significa essere sul punto di un’epidemia di peste. La presenza nelle grandi città è quasi inevitabile e va controllata con criterio. Le derattizzazioni sono programmate dal Comune di Roma e, se necessario, sono attivate dagli amministratori di condominio. Non c’è alcun bisogno che ogni privato cittadino riempia il proprio giardino di sostanze tossiche. Il modo migliore per tenere lontani questi sgraditi ospiti è chiudere con reti apposite eventuali finestre o altri passaggi a locali seminterrati e, ovviamente, non lasciare derrate alimentari incustodite. Per i topi funzionano bene gli apparecchi ad ultrasuoni, che possono essere messi all’interno di cantine o garage, o all’esterno in prossimità delle porte finestre. Consigliamo l’utilizzo di trappole a vivo, che consentono di catturare i roditori e liberarli in ambienti idonei lontani dalla città.

Lumachicidi

Perché no. La metaldeide è un composto chimico tossico di colore verde-azzurro, la classica esca avvelenata per limacce e chiocciole, colpevoli di divorare le piante dell’orto. Si tratta di un veleno pericoloso non solo per le persone stesse, che possono venirne a contatto anche solo maneggiando il terreno su cui è stato distribuito, ma anche per i predatori naturali di limacce e chiocciole, soprattutto i ricci. Purtroppo per la metaldeide non c’è antidoto: anche soccorrendo il riccio, non c’è modo di salvargli la vita.

Alternativa sostenibile. Per piccole estensioni, terrazzi e giardini urbani la soluzione più sostenibile è la raccolta manuale. Prendete limacce e chiocciole e liberatele lontano dal vostro orto. Con un po’ di pazienza si risolve il problema senza alcuna uccisione. In alternativa, vi sono lumachicidi bio a base di ossido di ferro.

Insetticidi

Insetticidi sistemici. Perché no: tratta di prodotti tossici che vengono assorbiti dalla pianta, che li accumula nei tessuti vegetali, provocando la morte di tutti gli insetti che se ne nutrono, senza distinzioni. Questo tipo di insetticidi, soprattutto i neonicotinoidi, ritenuto la principale causa del drastico calo delle api, agisce anche sugli uccelli, sia gli insettivori, che si nutrono degli insetti contaminati, sia i granivori e gli erbivori, che si nutrono di semi e parti della pianta.

Alternativa sostenibile. La migliore alternativa in assoluto è tollerare qualche piccolo buco sulle foglie delle piante, evitando di usare qualsiasi genere di prodotto. Tuttavia, se il problema è più ampio e bruchi e afidi hanno preso il sopravvento, un buon rimedio naturale è l’irrorazione con acqua e pepe. Questo e molti altri rimedi naturali non risolveranno il problema rapidamente, come i veleni chimici, ma i vantaggi in termini di salute ambientale e salute umana valgono decisamente di più.

Insetticidi piretroidi e esteri fosforici (anti-zanzare) Perché no. Sono i prodotti adulticidi che si utilizzano per le disinfestazioni delle zanzare. Recenti studi hanno dimostrato la loro tossicità non solo per l’ambiente ma anche per le persone. In ambito urbano, in assenza di limitazioni, ogni cittadino e condominio contribuisce ad aumentare vertiginosamente le concentrazioni di questi prodotti, rendendoli altamente pericolosi. A causa del loro effetto tossico, questi prodotti hanno ridotto drasticamente le popolazioni dei predatori naturali di zanzare e altri insetti come pipistrelli, libellule, gechi e uccelli insettivori, con il paradossale risultato di aumentare il numero di zanzare. Inoltre, questi veleni rimangono nel suolo anche 20 anni, con il conseguente inquinamento delle falde acquifere. C’è quindi da chiedersi se sia più pericoloso il male o la sua cura.

Alternativa sostenibile: da diversi anni il Comune di Roma (e altri Comuni, ndr), con ordinanze specifiche, impone trattamenti preventivi sulle larve e sulle uova di zanzara, vietando quelli sugli adulti, che sono consentiti solo in casi eccezionali. Ogni cittadino è chiamato ad osservare nel proprio ambito domestico tutte le accortezze necessarie per evitare di favorire la riproduzione delle zanzare. Osservare un comportamento responsabile limiterebbe al massimo il fastidio dato da questi insetti, che in Italia, a parte pochi casi isolati, non creano altri problemi.

Diserbanti

Perché no. Vengono chiamate erbacce o infestanti e se spuntano tra una mattonella e l’altra si corre a comprare il diserbante. Ma siamo davvero sicuri di aver individuato un nemico? Probabilmente queste piante pregiudicano l’aspetto estetico del nostro giardino e rubano un po’ d’acqua e di spazio ai nostri fiori ma sono anche fonte di cibo per i piccoli uccelli granivori. Il glifosato, il diserbante chimico più diffuso, con pochi euro di spesa risolve definitivamente i nostri problemi con le erbacce ma ad un prezzo altissimo in termini ambientali e di salute umana. Da qualche anno è al centro di numerose ricerche a livello mondiale e i risultati sono sempre gli stessi: probabile cancerogeno. Le contaminazioni delle falde acquifere hanno fatto rilevare questa sostanza in concentrazioni elevate anche su fragole, lattuga e orzo, il che significa che dalla pianta viene veicolato nel frutto che mangiamo. I piccoli uccelli granivori, tra i quali verdoni, verzellini e cardellini, si nutriranno dei semi di quell’erbaccia, cresciuta colpevolmente in mezzo al giardino e che con troppa leggerezza abbiamo eliminato chimicamente, subendo le gravi conseguenze delle nostre azioni.

Alternativa sostenibile. Per piccoli orti, giardini e terrazzi esiste una sola alternativa sostenibile: l’estirpazione manuale. Il poco tempo a disposizione e la scarsa voglia di farlo non possono giustificare gli effetti collaterali, che riguardano non solo l’ambiente e gli animali ma anche tutti noi. Negli orti di grandi dimensioni è preferibile usare una pacciamatura con teli di plastica o tnt resistente e riutilizzabile, che non rilasci frammenti o fibre nel terreno e nell’ambiente.