Emergono nuovi dettagli inquietanti emergono dalle intercettazioni ai presunti colpevoli di sversamento di una mole enorme di fanghi tossici in moltissimi terreni agricoli del Nord Italia. “Io ogni tanto ci penso, cioè, chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuto sui fanghi”, diceva Antonio Carucci, il geologo di origine milanese addetto alle vendite della Wte srl, azienda bresciana, che ha sversato il materiale contaminato da metalli pesanti e altri veleni. Carucci aggiungeva: “Sono consapevolmente un delinquente”.
La petizione del Salvagente
Al di là del fatto di cronaca e delle responsabilità che verranno accertate sugli sversamenti da poco scoperti dalla procura e dai carabinieri forestali di Brescia, se allarghiamo lo sguardo esistono delle responsabilità molto pesanti anche a livello politico. E riguardano la mancata modifica del cosiddetto decreto Genova, che consente appunto l’utilizzo di fanghi di depurazione industriali come fertilizzanti. Su questo, il Salvagente sin dal 2018 conduce una battaglia ferma, tanto da aver lanciato una petizione al presidente del Consiglio e ai ministri competenti. Una petizione che ha già raccolto oltre 81mila firme e che può ancora essere firmata e sostenuta.
COME FIRMARE LA PETIZIONE
De Bonis: “Il governo incarichi una commissione per cambiare la norma subito”
A sostenere la petizione è anche Saverio De Bonis (Maie), membro della commissione Agricoltura del Senato, secondo cui “È ii momento di fare cassa di risonanza per sollecitare l’opinione pubblica”. Secondo De Bonis, impegnato contro i fanghi tossici: “È un classico che la politica arrivi sempre dopo la giustizia in Italia. Questo non è l’unico caso ed è davvero avvilente che nonostante l’impegno, la lungimiranza, il lavoro che i parlamentari hanno fatto su questo tema, siamo qui a registrare come effettivamente dalla vicenda oggi si vedano gli effetti. È evidente che ci sia un sistema delinquenziale che abusa degli spazi normativi e delle pressioni lobbistiche che ci son state a suo tempo, nel 2018, che incide sulla vita delle persone”. Dopo aver presentato un’interrogazione all’allora ministro dell’Ambiente, Costa, nel 2019, De Bonis torna all’attaco: “Il 25 maggio ho chiesto un incontro con il ministro per la Transizione ecologica, Cingolani. Lui ha assunto la guida del ministero, e probabilmente non è informato di tutti i fatti, e quindi mi sono preoccupati di chiedergli un appuntamento per spiegargli lo stato dell’arte. Nel frattempo, data la situazione e questa prova inconfutabile di fatti accertati dalla magistratura, ho predisposto una mozione che sottoporrò all’attenzione dei colleghi in modo tale da dare un indirizzo più celere all’azione di governo, affinché questa normativa che già era in contrasto con le norme europee possa essere revisionata. Sono passati tre anni, il tempo è stato sufficiente per smaltire l’eccesso che c’era, e il governo deve incaricare subito anche una commissione specifica di esperti che possa predisporre una normativa adeguata sul tema”.
Cosa dice l’articolo 41 da cambiare
L’articolo 41 del decreto Genova approvato per affrontare l’emergenza causata dal crollo del viadotto Morandi inserisce “Disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi di depurazione”. “Al fine di superare situazioni di criticità nella gestione dei fanghi di depurazione”, il governo fissa a 1.000 milligrammi per chilo di sostanza tal quale il limite per gli idrocarburi pesanti C10-C40. È una modifica sostanziale che cambia decisamente le carte in tavola rispetto a quanto stabilito dal tribunale amministrativo che, sulla base delle sentenze della Cassazione, aveva stabilito i limiti di concentrazione di sostanze nei terreni previsti dalla legge 152 del 2006 a venti volte meno di quanto previsto nel decreto Genova.
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