Costi di recesso travestiti da promozioni a inizio contratto. Agcom multa Wind

L’Agcom va all’attacco di uno degli ultimi bastioni delle politiche furbe degli operatori telefonici per spillare qualche soldo in più ai consumatori: i costi delle promozioni inizialmente abbonati per poi essere scaraventati sulla fattura finale a chi rescinde il contratto in anticipo. Parliamo di somme a doppio, a volte a tripla cifra, che dagli utenti vengono vissuti comprensibilmente come un’ingiustizia. Ora l’Autorità garante delle comunicazioni con una multa di 896mila euro a Wind sembra voler mettere fine a questa pratica.

Il fatto

Nella pagina “Trasparenza tariffaria” delle offerte della società Wind Tre, dedicate alla clientela business, la sezione “costi di attivazione e recesso” riportava le seguenti informazioni:  con riferimento ai servizi voce e dati su rete mobile (ricaricabile e abbonamento) e fissa, veniva indicato che, per i nuovi clienti e per i nuovi clienti in portabilità, il costo di attivazione di ciascuna offerta è pari a 80 euro, specificando che questi importi saranno “addebitati solo in caso di mancato rispetto della durata contrattuale di 24 mesi”. Inoltre, con specifico riferimento all’offerta da rete fissa “Smart Office” disponibile con tecnologia FTTC o FTTH, veniva riportato un costo di attivazione pari a euro 146, offerto in promozione a euro 96 ma “in caso di mancato rispetto della durata contrattuale verrà addebitato lo sconto di € 50”. Oltre a questo Wind prevede costi amministrativi legati al recesso.

Violato il decreto Bersani sulle liberalizzazioni

Ma, ricorda l’Agcom, il decreto Bersani, oltre a confermare il principio generale
secondo cui non possono essere imputate agli utenti “spese non giustificate da costi degli
operatori” ha specificato che le spese di recesso devono essere “commisurate al valore
del contratto e ai costi realmente sopportati dall’azienda, ovvero ai costi sostenuti per
dismettere la linea telefonica o trasferire il servizio”. Inoltre, nel caso di contratti che
includono offerte promozionali, è altresì necessario che gli eventuali costi per il recesso anticipato siano anche “equi e proporzionati al valore del contratto e alla durata residua della promozione offerta”.

Scarsa trasparenza

L’Autorità, per tanto, ha concluso che “Sotto il profilo delle spese di recesso, la Società ha frapposto un ingiustificato ostacolo all’esercizio del diritto di recesso dalle offerte da linea mobile e fissa business, in considerazione dell’addebito di somme relative al contributo di attivazione non imputato in fase di adesione contrattuale con conseguente, rilevante effetto lock-in (vincolo, ndr)”. Ad aggravare la posizione di Wind, il fatto che la compagnia ha indicato le spese collegate al recesso anticipato “in modo non chiaro e senza quantificarne distintamente per ciascuna offerta gli importi”. Dunque, quasi 900mila euro di multa e un avvertimento per le altre grandi compagnie telefoniche.

 

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