Se vi siete chiesti, di fronte all’evidenza innegabile di come vada aggravandosi la pandemia da Covid 19 e alla altrettanto evidente scarsa disponibilità di vaccini nel mondo, perché non si arrivi a condividere i brevetti e la conoscenza tecnologica per produrre l’unico strumento in grado di farci uscire dall’emergenza, una spiegazione, chiara, può venire da oltreoceano.
Per l’esattezza dagli Stati Uniti, dove oggi the Intercept ricostruisce, documenti alla mano, le mosse di Big Pharma per difendere i profitti sui vaccini. L’industria farmaceutica ha chiesto, infatti, all’amministrazione del presidente Joe Biden di punire l’Ungheria, la Colombia, il Cile e altri paesi per aver cercato di aumentare la produzione di vaccini e terapie Covid-19 senza l’espresso permesso delle aziende farmaceutiche.
Con centinaia di pagine di documenti presentati all’Ufficio del Rappresentante commerciale degli Stati Uniti Big Pharma paventa la presunta minaccia rappresentata da qualsiasi tentativo di contestare le “protezioni di base della proprietà intellettuale” nella risposta alla pandemia di coronavirus.
E se questo fuoco di sbarramento ci colpisce da vicino – è evidente da tempo, infatti, che anche in Italia le dosi non siano sufficienti per avviare una vaccinazione di massa – per i paesi più poveri quella dell’industria farmaceutica suona come una “condanna a morte” in nome del profitto. Secondo le stime raccolte da Lee Fanglee, il giornalista dell’Intercept, i paesi ricchi che rappresentano solo il 16% della popolazione mondiale si sono già assicurati più della metà di tutti i contratti di vaccino Covid-19. E le proiezioni attuali mostrano che gran parte del mondo a reddito medio e in via di sviluppo non otterrà vaccinazioni diffuse per anni. Alcune proiezioni prevedono che i paesi a basso reddito come il Mali, il Sud Sudan e lo Zimbabwe potrebbero non raggiungere livelli di vaccinazione significativi fino all’inizio del 2024.
CHI TOCCA I PROFITTI DEI VACCINI MUORE
La spinta dei governi stranieri a fissare unilateralmente il prezzo e il ritmo di produzione dei vaccini contro il coronavirus, secondo i lobbisti dell’industria Biotechnology Innovation Organization, o BIO, metterà a rischio “i posti di lavoro americani e i lavoratori che fanno affidamento su di loro, e ostacolerà i progressi scientifici”.
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The Pharmaceutical Research and Manufacturers of America, o PhRMA, un altro gruppo di lobby dei farmaci, ha richiesto che l’amministrazione Biden “utilizzi tutti gli strumenti disponibili e la leva per garantire che i partner commerciali americani” non sospendano i tradizionali diritti di proprietà intellettuale nella lotta al coronavirus.
BIO e PhRMA rappresentano le più grandi aziende farmaceutiche del mondo, comprese Pfizer, Gilead Sciences e Johnson & Johnson. I due gruppi hanno speso collettivamente più di 38 milioni di dollari lo scorso anno per fare pressioni sui funzionari federali e le società membri mantengono ampi legami con importanti think tank, legislatori e accademici attivi nel plasmare la risposta politica alla pandemia. Altri gruppi finanziati dall’industria farmaceutica, come la Camera di commercio degli Stati Uniti, la National Association of Manufacturers, l’Alliance for Trade Enforcement e l’Intellectual Property Owners Association hanno presentato richieste simili – scrive Fanglee – all’amministrazione affinché intraprendesse azioni contro i paesi che contestano i diritti di proprietà intellettuale delle imprese in risposta alla pandemia.
Albert Bourla, CEO di Pfizer, ha deriso le proposte di condivisione della proprietà intellettuale definendole “sciocchezze” e “pericolose” in un forum del settore lo scorso anno. Secondo una stima di Bernstein Research, i vaccini stanno portando guadagni di 21 miliardi di dollari alle compagnie farmaceutiche solo quest’anno.
IL RAPPORTO SPECIALE 301
Gli ultimi documenti raccolti dall’Intercept mostrano le richieste specifiche avanzate dall’industria farmaceutica per influenzare il cosiddetto Rapporto Speciale 301 dell’amministrazione Biden. Ogni anno, il rappresentante commerciale degli Stati Uniti consente al pubblico di commentare i paesi che non proteggono i diritti di proprietà intellettuale. I paesi nominati nel rapporto annuale speciale 301 vengono quindi presi di mira dagli Stati Uniti per le controversie da portare di fronte all’Organizzazione mondiale del commercio, che possono portare a ritorsioni e altre sanzioni.
BIO, non ha fornito commenti a The Intercept. Tom DiLenge, presidente delle politiche pubbliche di BIO, ha dichiarato al Wall Street Journal che il suo gruppo si oppone agli accordi di condivisione della proprietà intellettuale. “Non puoi fare in modo che entità private si impegnino in una partnership se intendi prendere la loro proprietà intellettuale e limitare il modo in cui possono valutare e commercializzare i loro prodotti”, ha affermato DiLenge.
I TENTATIVI DI CILE, INDIA E SUD AFRICA
Tra i principali obiettivi del fuoco di fila di Big Pharma i paesi che vorrebbero espandere radicalmente la capacità di produrre trattamenti per il coronavirus, come il governo ungherese e l’Indonesia. Oppure il Cile, che ha norme avanzate per consentire la cosiddetta “licenza obbligatoria” per importare e produrre trattamenti medici correlati al coronavirus, compresi i vaccini, senza il permesso del titolare del brevetto. La Camera dei Deputati cilena ha votato in modo schiacciante lo scorso anno una risoluzione per consentire alle agenzie pubbliche o ai produttori di farmaci generici di produrre trattamenti medici correlati al coronavirus.
Lo scorso ottobre, una coalizione guidata da Sud Africa e India ha avanzato una proposta all’Organizzazione mondiale del commercio per concedere esenzioni ai paesi membri dall’applicazione della protezione dei brevetti per i trattamenti legati alla pandemia. Il presidente costaricano Carlos Alvarado Quesada ha chiesto un “archivio tecnologico” globale per condividere tecnologia e brevetti per affrontare rapidamente la pandemia, inclusi test e vaccini.
La Intellectual Property Owners Association, un gruppo finanziato e guidato da Pfizer e Johnson & Johnson, ha presentato una lettera all’amministrazione all’inizio di quest’anno definendo l’iniziativa Sud Africa-India come una delle “proposte pericolose” e “controproducenti per rispondere a questa e alle future pandemie “.
E IL MARE DI SOLDI PUBBLICI?
Peccato che la sensibilità ai profitti delle aziende si scontri con la marea di soldi che gli Stati hanno dato proprio a Big Pharma per lo sviluppo dei vaccini.
Il vaccino Pfizer è stato sviluppato in collaborazione con l’azienda europea BioNTech, che ha ricevuto 445 milioni di dollari dal governo tedesco per accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini. Il governo degli Stati Uniti ha fornito circa 1 miliardo di dollari per la ricerca e i test di Moderna per creare il suo vaccino contro il coronavirus.
Johnson & Johnson ha ricevuto oltre 1,45 miliardi di dollari di finanziamenti dalla Biomedical Advanced Research and Development Authority, una divisione del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti, per il suo vaccino Covid-19.