Gli ftalati danneggiano (anche) il cervello dei bambini

FTALATI

Un nuovo rapporto pubblicato sull’American Journal of Public Health mostra che l’esposizione dei bambini ad alcuni ftalati è associata ad un rischio maggiore di sviluppare disturbi dell’apprendimento e del comportamento. Per questo motivo, gli autori dello studio raccomandano di eliminare gli ftalati dai prodotti con cui possono entrare in contatto le donne in età riproduttiva, donne incinte, neonati e bambini.

“VIETATE GLI FTALATI”

Tra le fonti principali di esposizione ai ftalati ci sono gli alimenti, i materiali da costruzione fino ai prodotti medici, farmaceutici, cosmetici e altri prodotti per la cura personale. L’unica via per ridurre l’esposizione passa necessariamente attraverso il divieto dell’uso dei ftalati nei prodotti di consumo. In particolare, gli autori chiedono il divieto dell’intero gruppo di sostanze chimiche classificate come ortoftalati, poiché esistono prove scientifiche sostanziali sugli impatti neurologici dannosi di molte di queste sostanze chimiche. Ancora più drastica la proposta dell’associazione tedesca CHEM Trust, secondo la quale, al fine di prevenire la “deplorevole sostituzione” di uno ftalato nocivo con uno ftalato altrettanto dannoso, le sostanze chimiche dovrebbero essere limitate come gruppo. L’associazione, infatti, ricorda come su questo gruppo di sostanze pesi già più di un sospetto che si tratti di inquinanti in grado di alterare il sistema ormonale (ne abbiamo ampiamente parlato nel numero in edicola del Salvagente, in cui pubblichiamo il Dossier sugli interferenti endocrini)

ATTENTI A QUEI QUATTRO

L’anno scorso quattro sostanze chimiche ftalate DEHP, DBP, DIBP e BBP sono state limitate nell’UE in molti prodotti di consumo a causa del loro impatto sulla fertilità maschile. Tuttavia, gli ftalati, compresi quelli che sono stati limitati, possono ancora essere utilizzati sui materiali a contatto con gli alimenti (FCM). Ciò significa che possiamo ancora essere esposti a queste sostanze chimiche dannose attraverso gli imballaggi alimentari.