Il ministero della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato il rinnova fino al 31 dicembre prossimo della sospensione dell’attività di allevamento dei visoni. Solo poche settimane fa alcuni scienziati avevano chiesto alla Commissione europea una misura nella direzione seguita al nostro paese. La decisione è stata presa come misura precauzionale al fine di evitare ulteriori rischi di diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 tra i visoni allevati per la produzione di pellicce e, quindi, come misura anti-Covid19 a tutela della salute pubblica.
Positivo il commento della Lav che invoca da tempo una presa di posizione del ministro. “L’interruzione delle riproduzioni dei visoni è una decisione positiva che va ad accogliere parzialmente le richieste della Lav che da sempre, e a maggiore ragione durante la pandemia di coronavirus e visti i casi di diffusione negli allevamenti che per primi abbiamo denunciato mesi fa, continua a chiedere il divieto permanente dell’allevamento di animali per la produzione di pellicce” ha commentato Simone Pavesi, Responsabile Lav Area Moda Animal Free, aggiungendo che “grazie alle nostre pressioni, supportate dalla maggioranza degli italiani, abbiamo risparmiato enormi sofferenze a migliaia di animali, 35.000 solo quest’anno, e continueremo a batterci per fare diventare questo divieto definitivo. Continueremo a lottare per allineare l’Italia agli altri Paesi europei che, anche in epoca pre-Covid19, hanno messo al bando questi allevamenti sulla base di motivazioni etiche e scientifiche, viste le palesi gravi privazioni a cui sono sottoposti gli animali”.
Nei 6 allevamenti ancora presenti in Italia resteranno dunque i soli riproduttori (indicativamente 7.000 visoni), che non potranno essere utilizzati per l’avvio del nuovo ciclo produttivo; è stato così bloccata, per la prima volta in Italia, la fase degli accoppiamenti prevista nel mese di marzo e che, tra aprile e maggio, avrebbe comportato la nascita di circa 35.000 cuccioli di visone poi destinati ad essere uccisi per diventare pellicce, dopo 8-9 mesi di prigionia nelle minuscole gabbie di rete metallica di questi allevamenti intensivi.
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