I pericoli nascosti nelle paperelle di plastica per il bagnetto

PAPERELLE BAGNETTO

Paperelle di gomma, pesciolini colorati, ranocchiette e altri giocattoli di plastica, specie se dotati di una valvola a fischietto sono compagni di molti bimbi durante il bagnetto. Ma possono anche assumere l’aspetto di una minaccia invisibile ma temibile per la salute dei nostri figli.
Le testimonianze su web e social non mancano, addirittura nel 2009 un fortunato libro statunitense titolava “Slow Death by Rubber Duck – The Secret Danger of Everyday Things” (“Morte lenta da una paperella di gomma: il pericolo segreto delle cose quotidiane).
Il rischio? Batteri, funghi, perfino virus. Tutti questi microbi non rappresentano un imminente pericolo, ma in certe condizioni possono causare irritazioni o infezioni agli occhi o perfino gastrointestinali o ancora respiratorie.

Paperelle killer nel bagnetto?

Quanto sono contaminati i giocattoli da bagno dei nostri bambini? Con l’aiuto dei laboratori Maurizi, il Salvagente ha effettuato uno studio su comuni giocattoli ricostruendo una situazione di quotidianità nei bagni delle nostre case. E i risultati, non proprio rassicuranti, li trovate integralmente riportati nel numero di febbraio in edicola.
Lo studio è stato effettuato utilizzando 15 giochi in plastica sui quali sono state fatte analisi microbiologiche appena estratti dall’imballaggio e prima di porli all’interno di una vaschetta con dell’acqua. Dopo circa due ore di immersione sono stati posti a riposo nella vasca per 7 giorni, riproducendo una condizione comune nelle case. E i risultati, come abbiamo accennato, dovrebbero mettere in guardia i genitori.

“Insidie reali ma basta poco per evitarle”

“Quello delle paperelle killer è un allarme ricorrente. Da anni. Un rischio certo da non sottovalutare, ma che non deve neppure diventare un ostacolo a un momento ludico piacevole quando basterebbe qualche precauzione per evitare ogni ansia e non dover rinunciare a un gioco che rende più gradevole il bagnetto per un bambino che generalmente non ne è entusiasta e di certo più facile la vita a un genitore”.
Elena Bozzola, pediatra infettivologa del Bambino Gesù, usa il buon senso e la sua vasta esperienza per spiegare ai lettori del Salvagente come fare i conti con i pericoli che un innocente diversivo possa trasformarsi in una minaccia.
Dottoressa Bozzola, partiamo dal nostro studio, le risulta che questi giochi possano essere ricettacolo di organismi patogeni?
Si credo che le indicazioni che avete raccolto siano più che giustificate. Già da qualche anno ci sono ricerche che vanno in questo senso. Una del 2016 condotta dall’Università della Georgia, negli Stati Uniti aveva misurato lo sviluppo di virus in grado anche di dare infezioni respiratorie in questi giochi lasciati in acque torbide. Un secondo lavoro, pubblicato nel 2018 da un team dell’Istituto federale svizzero di scienza e tecnologia e dall’Università statunitense dell’Illinois, aveva mostrato la presenza addirittura di funghi e batteri patogeni nei giocattoli. In questo caso l’80% dei campioni lasciati a contatto con le acque sporche ha mostrato un potenziale patogeno con microrganismi come la pseudomonas aeruginosa, la listeria, gli enterococchi, ma anche la legionella.
Dunque che paperelle, pescetti e altri giochi rischino di essere all’origine di un’infezione anche seria è tutt’altro che un’invenzione di genitori ansiosi…
Non è da escludere, anche se dipende dalla ricettività del bambino, ma può essere facilmente tenuto sotto controllo. Non bisogna esagerare con le paure, ma sapere come ridurre le fonti di pericolo.
Dottoressa, come possiamo evitare di esporre i neonati a batteri e virus così temibili, senza rinunciare a questi giochi?
Innanzitutto dobbiamo evitare di tramandare paperelle, ranocchiette e pescetti di plastica da un bambino all’altro. Certo può avere un sapore romantico utilizzare gli stessi giochetti magari usati dal fratellino più grande, ma se vogliamo essere sicuri rinnoviamoli spesso.
Nella scelta di quelli nuovi c’è qualche osservazione e qualche regola che può aiutarci?
Sì, evitare di ricorrere a prodotti non confezionati che potrebbero essere già un ricettacolo di batteri e preferire quelli con marchio Ce che garantisce che siano realizzati con materiali idonei e non rilascino troppe sostanze organiche che possono facilitare la crescita di batteri e funghi.
Ci spieghi meglio…
Nello studio svizzero-statunitense, si è osservato che il carbonio organico dal materiale plastico flessibile influenzava la crescita dei patogeni. I giocattoli da bagno sono realizzati con materiali polimerici sintetici flessibili, come il Pvc e la gomma siliconica. Una ricerca che risale addirittura al 1943 ha dimostrato che i materiali plastici assorbono parte della materia organica, che a sua volta consente la formazione di biofilm. Inoltre i materiali polimerici flessibili rilasciano una quantità considerevole di composti di carbonio organico, che favoriscono la crescita microbica e la formazione di biofilm.
Sostituirli spesso, dunque, con giocattoli di buona qualità. Ma non vorrà mica dirci che a ogni bagnetto dobbiamo gettare e ricomprare le paperelle di nostro figlio, vero?
No, non mi sognerei ci arrivare a tanto. È certamente più utile e realistico imparare a ridurre i rischi dei giocattoli che usiamo.
Come farlo efficacemente e stare tranquilli?
Innanzitutto non lasciamoli troppo a mollo nelle acque dove nostro figlio ha fatto il bagnetto. Teniamo in conto che possono essere un ricettacolo di microrganismi patogeni. Poi è bene dare una pulita e una asciugata a paperelle e simili, tanto sulla superficie esterna che su quella interna a cui non arriviamo con altrettanta facilità.
Appunto. Come possiamo fare in pratica a disinfettarle all’interno?
Non è così difficile come si può pensare. Se all’esterno può bastare un po’ di alcool e un riasciacquo, per evitare che l’acqua penetrata attraverso il fischietto all’interno del giocattolo diventi un terreno di coltura di patogeni dobbiamo imparare a rendere la vita difficile a questi microrganismi, abbassando l’umidità ed evitando di tenerli troppo al caldo. Dunque, se si riesce si può far entrare nel giocattolo un po’ di disinfettante ma la cosa importante è spruzzare tutta l’acqua fuori.
Il messaggio, se non capiamo male, è di non preoccuparsi eccessivamente se si seguono queste regole…
Sì perché si sono dimostrate sufficienti. Nello studio della Georgia si è osservato che in 24 ore fuori dall’acqua, c’è stata una riduzione di circa il 99% dei virus infettivi al 60% di umidità relativa. Ma se l’umidità relativa era più bassa, al 40%, sono bastate meno di 10 ore. Dunque la nostra attenzione principale deve essere quella di evitare il ristagno di acqua all’interno della paperella e magari di non lasciare questi giocattoli in un luogo caldo umido come il bagno. So perfettamente che per una mamma finito il bagnetto ci sono molte priorità e altrettante cose da fare, ma vale la pena che tra queste si aggiunga anche un po’ di cura dei giocattoli che sono stati in acqua con il figlio.