Il Consiglio di Stato ha riconfermato in via definitiva la validità dell’autorizzazione rilasciata dal Ministero della Salute per il progetto “Lightup”, dell’Università di Torino, condotto in collaborazione con l’Università di Parma, che prevede una fase di sperimentazione su macachi. Non sono state ancora rese note le motivazioni che hanno portato il Consiglio a questa decisione ma se l’Università ha espresso soddisfazione per la favorevole conclusione della vicenda, dall’altro la Lav – controparte del ricorso – ha messo in dubbio l’imparzialità della decisione: “Nel parere della Fondazione Bietti, su cui si è basato il Consiglio, non viene citata nemmeno una riga delle decine di pagine dei pareri depositati da LAV, che smontavano scientificamente il progetto in ogni suo punto: scandaloso che nulla del nostro lavoro trovi traccia nel documento della Fondazione”.
Quello sulla necessità o meno della sperimentazione sugli animali è un argomento molto dibattuto da sempre: da poco il governo ha prorogato di un altro anno l’entrata in vigore del decreto legislativo 26 del marzo 2014 che prevede il divieto di utilizzo di animali per studiare i meccanismi di azione delle sostanze d’abuso e per sviluppare gli xenotrapianti. Di questo argomento, tra l’altro, ci siamo occupati anche noi del Salvagente con un servizio nel numero in edicola (che si può acquistare qui) del nostro mensile in cui abbiamo messo a confronto le posizioni di chi è favorevole e di chi, invece, è contrario.
Ritornando alla decisione dei giorni scorsi del Consiglio Stato, la stessa arriva dopo che lo stesso organo a ottobre dello scorso anno aveva stoppato il progetto per un “approfondimento scientifico analitico e motivato” da parte di un ente terzo chiamato a confrontarsi con le parti. Ma stavolta il Consiglio di Stato non ha dubbi sulla validità dell’autorizzazione ministeriale e il rispetto dellle norme in materia di tutela del benessere animale.
Lo studio contestato, lo ricordiamo, ha lo scopo di trovare meccanismi neurali e trattamenti per il recupero visivo in persone che hanno una parziale cecità dovuta a lesioni cerebrali e non dell’occhio.
La ricerca può riprendere senza più ostacoli. Notizia appresa positivamente dai parte dei ricercatori: “Nell’esprimere soddisfazione per la favorevole conclusione della vicenda – si legge in una nota dei due Atenei -, che conferma quanto già espresso in precedenza dal TAR Lazio sulla piena legittimità del progetto e delle valutazioni Ministeriali su di esso, le Università di Torino e Parma sottolineano con preoccupazione e rammarico il considerevole ritardo accumulato (ben 20 mesi) nelle attività progettuali, nonché le false accuse che sono state rivolte contro dottorandi, ricercatori, personale e istituzioni pubbliche a causa della campagna denigratoria che, per alcuni tratti, ha travalicato i limiti del confronto sereno e del reciproco e doveroso rispetto su questioni tecnicamente complesse e con indubbi, delicati, risvolti etici, sfociando anche in minacce, aggressioni e deturpazioni perpetrate su suolo ed edifici pubblici delle città e degli Atenei coinvolti. Episodi alimentati da notizie che le sentenze di merito di TAR e Consiglio di Stato hanno definitivamente sancito come infondate”.
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