La sentenza Antitrust mette a rischio chi denuncia le frodi

Non si fermano le reazioni preoccupate dopo che l’Autorità guidata da Roberto Rustichelli ha associato il nostro test sull’extravergine a una pratica commerciale (una pubblicità, tanto per capirci), Interviene anche Ossigeno per l’informazione, no profit nata per documentare e analizzare intimidazioni e minacce ai giornalisti italiani, che paventa come possa mettere a rischio la possibilità di svolgere in piena libertà e autonomia inchieste giornalistiche sui prodotti commercializzati in Italia

 

Nessuno turbi il mercato. Tantomeno deve farlo la stampa, che è soggetta a libertà condizionata se decide di scegliere i test comparativi per raccontare la realtà attraverso analisi di laboratorio. È questa la sostanza che appare (e non solo a noi) alla base del procedimento che l’Antitrust ha chiuso con una condanna a 25mila euro al Salvagente. Assieme a una sanzione per la trasparenza – giudicata non sufficiente – di un’iniziativa commerciale del nostro editore sulla certificazione di prodotti, l’Autorità garante della concorrenza ha considerato come pratica commerciale scorretta anche il test della nostra testata sull’olio extravergine, che come molti ricorderanno bocciava metà delle etichette testate perché presenti sugli scaffali dei supermercati con una qualità verificata, con prove di laboratorio competenti e al di sopra di ogni sospetto, come non extravergine.

I test sono giornalismo o pubblicità?

In parole povere, cari lettori, un test comparativo, dal momento che può turbare (i sonni? verrebbe da chiedersi) del mercato non è giornalismo, è più simile alla pubblicità. Anzi, come hanno specificato gli dell’avvocatura di Stato che rappresentava l’Agcm nei ricorsi che abbiamo subito presentato, è pubblicità mascherata. Dunque sanzionabile con tanto di diffida dal proseguire, e così è accaduto per quello che abbiamo pubblicato nel maggio del 2021.

Un provvedimento pericoloso, lo abbiamo definito da subito. E che è apparso tale anche a Stampa Romana e alla Fnsi, che hanno sottolineato come l’attività giornalistica non può essere sottoposta a censura preventiva.

“A rischio l’autonomia e la libertà dei giornalisti”

E che si tratti di un segnale preoccupante lo sottolinea oggi anche una nota di Ossigeno per l’informazione, acronimo di OSservatorio Su Informazioni Giornalistiche E Notizie Oscurate, nato per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani, in particolare contro i cronisti impegnati in prima linea nelle regioni del Mezzogiorno, nella raccolta e diffusione delle informazioni di pubblico interesse più scomode e, in particolare, nella ricerca delle verità più nascoste in materia di criminalità organizzata.

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L’osservatorio, dopo aver acquisito tutte le carte della vicenda, ha riassunto in una nota la sua posizione. Un intervento lungo e accurato che potete leggere integralmente qui.

La parte che riguarda il giornale, non sottovaluta i rischi per l’informazione di un provvedimento come quello dell’Autorità guidata da Roberto Rustichelli.

“Ossigeno condivide la preoccupazione dei giornalisti del Salvagente che il provvedimento sanzionatorio dell’AGCM possa mettere a rischio la loro possibilità di svolgere ancora in piena libertà e autonomia inchieste giornalistiche sui prodotti commercializzati in Italia. 

In effetti, una parte della delibera rischia di mettere in discussione la legittimità dell’attività giornalistica e il diritto di informazione, di compromettere la facoltà dei giornali e dei giornalisti di pubblicare senza il consenso dei produttori notizie e indagini sui prodotti in commercio, sulla loro qualità, sull’effettivo possesso dei requisiti dichiarati e di quelli richiesti da norme e regolamenti per essere inseriti in determinate categorie commerciali più pregiate. 

Ossigeno pertanto esprime solidarietà ai giornalisti del Salvagente e invita l’AGCM e i giudici che devono decidere sul ricorso dell’Editoriale Novanta srl a considerare con maggiore attenzione questo aspetto della questione”. 

“Legittimo denunciare le frodi”

Prosegue la nota di Ossigeno: “In Italia, un paese europeo in cui vige lo stato di diritto, non è corretto equiparare l’informazione giornalistica a un’attività strumentale alla promozione commerciale e addirittura a quella sanzionabile e sanzionata.

A sollevare tali preoccupazioni è il fatto che un capoverso della delibera dell’AGCR che infligge la sanzione citi gli articoli giornalistici pubblicati sul numero di maggio 2021 de “Il Salvagente” in cui si riferiscono i risultati di un’inchiesta effettuata dalla stessa rivista, attraverso test eseguiti da laboratori specializzati, su 15 marche di olio d’oliva extravergine in vendita al minuto per verificarne il possesso effettivo dei requisiti dichiarati. Il test ha rivelato che 7 dei 15 marchi non soddisfacevano alcune condizioni necessarie per definire l’olio “extravergine”. La rivista ha illustrato i risultati dei test dopo avere informato le aziende produttrici e ha pubblicato i loro commenti e  le loro giustificazioni.

La delibera dell’AGCM parla di questa attività giornalistica come di “una indagine, suscettibile di orientare le scelte dei consumatori, recante gli esiti di test comparativi  condotti su oli di oliva, effettuati applicando una metodologia di analisi non trasparente con riguardo alle modalità di campionamento e non conforme alla normativa tecnica prevista per la realizzazione di test comparativi”.

Di fronte a contestazioni ambigue è bene ricordare che i giornalisti svolgono legittimamente la loro attività quando informano i lettori su possibili frodi e su altre violazioni in danno del pubblico interesse e hanno il solo vincolo etico di farlo rispettando i soggetti coinvolti e la verità che risulta da un’attenta verifica dei fatti”.

L’olio non si tocca

Cosa abbiamo raccontato noi con due test, il primo nel 2015 e il secondo lo scorso anno? Che una parte importante del mercato degli extravergine sia una sorta di roulette russa per il consumatore che acquista (come facciamo tutti noi) un olio su uno scaffale del supermercato. Quando lo abbiamo fatto nel 2015, però, abbiamo avuto la “fortuna” di incrociare sulla nostra strada un magistrato sensibile come Raffaele Guariniello (all’epoca procuratore di Torino, oggi in pensione) che diede mandato ai Nas di prendere queli oli nei supermercati e di rianalizzarli. Trovando gli stessi difetti e istruendo procedimenti giudiziari per frode in commercio. La stessa Antitrust, all’epoca, fece istruttorie (non su di noi ma sugli oli) e sanzionò con centinaia di migliaia di euro di multe i produttori.

Uno scandalo, confermato dalle analisi dei Nas, che fece il giro del mondo. Evidentemente per evitare il ripetersi di tanta attenzione, oggi in tanto dalle Autorità ad alcune associazioni dei consumatori, hanno deciso di girarsi dall’altra parte. Osservando chi denuncia, non la denuncia.