Pesticidi, polveri sottili e riscaldamento: così l’Europa non tutela i cittadini

Covid polveri sottili

Polveri sottili, pesticidi ed emissioni legate al riscaldamento domestico: l’aria delle nostre città è sempre più irrespirabile e i ritardi dei governi europei nel contrastare l’emergenza inquinamento sono davvero inaccettabili. L’ultimo atto di accusa arriva dall’Agenzia europea per l’ambiente che ha presentato un report sul tema. L’Aea punta il dito contro gli inquinanti prodotti dall’agricoltura, dal riscaldamento domestico e dai veicoli che sono oltre i livelli necessari per garantire aria respirabile secondo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, nonostante la legislazione dell’Ue, gli impegni dei singoli governi e di anni di campagne da parte di istituzioni e Ong.

Come riporta il quotidiano britannico The Guardian, Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’organismo di vigilanza ambientale europeo, ha dichiarato: “I nostri dati dimostrano che investire in una migliore qualità dell’aria è un investimento per una migliore salute e produttività per tutti gli europei. Le politiche e le azioni coerenti con l’ambizione europea di inquinamento zero portano a vite più lunghe e più sane e società più resilienti”.

L’Italia sfora i limiti Ue sulle Pm che sono più laschi di quelli Oms

L’esposizione a tale inquinamento ha causato circa 417.000 morti premature in tutta Europa, compresi gli stati membri non Ue, nel 2018. E seppur l’emergenza Covid e i confinamenti hanno ridotto fino al 60% la concentrazione di polveri sottili nelle città europee, anche quest’anno si stimano migliaia di morti a causa dell’inquinamento atmosferico. Tornando invece all’anno di osservazione dell’ultimo report Aea, bisogna sottolinera che solo l’Irlanda, l’Islanda, la Finlandia e l’Estonia hanno mostrato livelli di particolato fine che erano al di sotto delle linee guida dell’Oms nel 2018 che, ricordiamo prevedono dei limiti alle concentrazioni molto più rigorosi di quanto ha stabilito la Ue. Ma c’è come l’Italia che non riesce nemmeno a rispettare i limiti più laschi della Ue: sei stati membri – Italia, Polonia, Romania, Bulgaria, Croazia e Repubblica Ceca – nel 2018 hanno violato infatti i limiti dell’Ue per il particolato fine, denominato PM 2,5.

Ma i record negativi del nostro paese non finiscono qui. Secondo le norme dell’Ue, ogni Stato membro avrebbe dovuto presentare un piano per ridurre l’inquinamento atmosferico. Tuttavia, il piano dell’Italia è ancora in fase di bozza, mentre Grecia, Lussemburgo e Romania non hanno ancora presentato alcun piano. Virginijus Sinkevičius, il commissario europeo per l’Ambiente, ha detto che sono stati compiuti progressi, ma ha invitato gli Stati membri a fare di più e ha promesso un piano d’azione come parte del Green Deal europeo.