Plastica: tuo il danno, tua la colpa. Così le aziende se ne lavano le mani

Perché le aziende produttrici spendono milioni di euro in campagne pubblicitarie sul riciclo, se poi la maggior parte della plastica finisce altrove? A chiederselo, in Gran Bretagna, sono stati gli autori di un’inchiesta diffusa dalla National Public Radio (NPR) e da Public Broadcasting Service (PBS), che ha svelato diversi casi di greenwashing da parte dell’industria della plastica.

Acquista qui il nuovo numero del Salvagente con l’inchiesta su dove va a finire la plastica che ricicliamo

Nel nuovo numero in edicola del Salvagente pubblichiamo una lunga inchiesta per capire dove finisce la plastica che ricicliamo e per capire come i produttori cerchino di scaricare tuta la responsabilità sui consumatori.

Sebbene il greenwashing ormai non sorprenda più nessuno, la portata del presunto inganno scoperto dalle indagini di NPR e PBS tocca un aspetto che noi consumatori conosciamo molto bene: le campagne sull’importanza del riciclo della plastica finiscono con il diventare un cinico promemoria su come le grandi aziende abbiano trasferito, con successo, ai singoli l’onere della lotta alla crisi climatica.

Greenwashing e colpe ai consumatori

Negli anni 70, una famosa campagna pubblicitaria andata in onda negli Stati Uniti, recitava lo slogan “People start pollution. People can stop it” (La gente ha dato inizio all’inquinamento, la gente può fermarlo). Questa pubblicità, in cui si vede un pellerossa che piange nell’attraversare fiumi inquinati dall’uomo moderno, è considerata dalla rivista Ad Age Magazine una delle 100 più significative di sempre ed è stata realizzata dal gruppo senza scopo di lucro Keep America Beautiful, largamente finanziato da aziende di bevande e imballaggi in plastica. La strategia comunicativa per nulla sottintesa: la colpa di un mondo inquinato ricade su noi consumatori, e non sui perversi meccanismi di mercato che indirizzano le industrie verso il maggior profitto.
Venti compagnie di combustibili fossili sono responsabili da sole di più di un terzo di tutte le emissioni di gas serra del mondo. Chevron, Exxon, BP e Shell, in particolare, sono responsabili di oltre il 10% delle emissioni climatiche mondiali dal 1965. “Ma siamo così convinti che le persone sono la causa dell’inquinamento e che le persone possono fermarlo e quindi siamo convinti che se facciamo bene la raccolta differenziata il pianeta sopravviverà?” si domanda Arwa Mahdawi sul quotiditiano The Guardian. “È giusto che debba esserci un livello di responsabilità personale quando si parla di emergenza climatica. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Ma l’azione del singolo è una piccola goccia in un oceano… fortemente inquinato!” conclude la giornalista.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

I big non hanno nessun piano per ridurre gli imballaggi monouso

“Le immagini, sempre più comuni, di enormi quantità di rifiuti in plastica che invadono fiumi e mari con i loghi dei marchi visibili sottolineano le responsabilità di chi ha contribuito a generare una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi” scrive Greenpeace nel rapporto “Una crisi di convenienza”.
“Queste aziende, che producono enormi quantità di imballaggi monouso, oltre ad alimentare un modello di consumo basato sull’usa e getta, sono responsabili di gran parte dell’inquinamento da plastica che vediamo quotidianamente”. Coca-Cola, Colgate-Palmolive, Danone, Johnson & Johnson, Kraft-Heinz, Mars, Mondelez, Nestlé, PepsiCo, Procter & Gamble e Unilever: sono alcune delle multinazionali coinvolte da un questionario inviato da Greenpeace Usa le cui risposte dimostrano che ancora non esistono piani concreti volti a ridurre la crescente produzione e commercializzazione di plastica monouso.

Dove finisce la plastica che ricicliamo in Italia?

Secondo un’analisi del 2018 condotta dalla Royal Statistical Society, una delle più prestigiose organizzazioni statistiche al mondo, solo il 9% di tutta la plastica prodotta è stata probabilmente riciclata. Secondo l’Ispra in Europa va un po’ meglio: si producono circa 25,8 milioni di tonnellate di plastica l’anno e il 30% dei rifiuti in plastica viene avviato al riciclo. Un conto, però, è avviare al riciclo e un conto è riciclare davvero. Secondo Corepla, il consorzio per il recupero degli imballaggi in plastica, in Italia avviamo al riciclo il 43,5% degli imballaggi raccolti, quindi possiamo dire di essere sopra la media europea. Però solo il 60% di questi vengono effettivamente riciclati. Dunque, conti alla mano, poco più di un imballaggio su quattro di quelli raccolti…

Per continuare a leggere l’inchiesta puoi acquistare qui il nuovo numero del Salvagente.

©Riproduzione riservata