Tre giorni. 72 ore da quando chi scrive ha segnalato, tramite il proprio medico di base, al Servizio regionale deputato al tracciamento Covid, la propria positività. 72 ore fondamentali per contenere un possibile focolaio, ricostruendo i miei contatti degli ultimi giorni, avvertendo e spiegando la necessità eventuale di un isolamento fiduciario a quanti rischio di aver contagiato. Ma un po’ troppe per chiudere un cerchio pericoloso. Se non fosse per la buona volontà di chi, autonomamente, ho informato e ha deciso di mettersi in isolamento volontario. Nel più classico fai-da-te in cui, per fortuna, questo paese eccelle.
Eppure è questo il primo compito delle autorità sanitarie in questi casi, l’unico intervento utile contro la diffusione dell’epidemia. Un’arma fondamentale ma le cui polveri si bagnano man mano che passano le ore, rendendola del tutto inutile coi giorni che passano.
La telefonata della Asl Roma 2 è arrivata pochi minuti fa. Un colloquio surreale in cui dall’altra parte del telefono ci hanno spiegato cosa fare (isolamento volontario, misure minime di sicurezza) chiedendoci di ricostruire un tracciamento. E di attendere di essere contattati di nuovo per comunicarlo. Un percorso lungo, troppo lungo, e macchinoso per un virus che non aspetta certo noi.
Una falla di quella macchina che avremmo immaginato ben più rodata che abbiamo raccontato già due giorni fa. E che, nonostante, il nostro articolo non ha spinto la Asl deputata a prendere alcun provvedimento, nemmeno in questo caso.
Questo episodio (isolato? Ne dubitiamo) non è però sfuggito a Elio Rosati segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio, che ha voluto esprimere le sue preoccupazioni all’agenzia Help Consumatori.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
“Le situazioni segnalate erano abbastanza frequenti all’inizio della pandemia” ha spiegato. E ha continuato: “Le ASL però si sono organizzate. E tale situazione era stata superata. Ma se ancora oggi siamo al fai da te (avvisi tu chi hai frequentato, avvisi tu il medico, avvisi tu…) si rischia di vanificare un lavoro oneroso e difficile. Con la riapertura delle attività lavorative, delle scuole e delle attività quotidiane si apre una fase dove questo servizi sono e saranno essenziali per mesi. Non si può essere superficiali”.
“Chiediamo per questo che la Regione Lazio e la ASL di competenza attivino immediatamente una verifica su tutte le procedure poste in essere per individuare eventuali problemi e portarli a soluzione – ha giustamente concluso Elio Rosati. – È in gioco la credibilità di un servizio sanitario che sta a cuore a tutti i cittadini. Per questo riteniamo fondamentale non minimizzare ma individuare la falla e mettere in campo tutte le soluzioni possibili a evitare ancora queste situazioni”.
Da parte nostra non possiamo che confermare che una messa a punto serva. Lo conferma il semplice fatto che quando pure abbiamo provato a chiedere al numero verde regionale Covid se fosse normale dover attendere tanti giorni per il tracciamento l’ammissione è stata più che esemplificativa: “Conviene che faccia lei il tracciamento, noi non ce la facciamo ad arrivare in tempi veloci”. Più di così…