Durante la pausa estiva Berlino ha deciso per il rientro a scuola ad agosto “come se ci si trovasse prima della pandemia”, con la sola differenza delle precauzioni dal punto di vista sanitario e dell’igiene. Fine del distanziamento e dello smembramento delle classi, ma “pronti ad attuare il piano B se la situazione dovesse peggiorare”. E dopo appena una settimana dall’apertura dell’anno già ieri si contavano diversi i contagi da Coronavirus e scuole chiuse. Immediate anche le polemiche: “Con la decisione di rinunciare alle regole sulla distanza in classe gli Stati federali hanno esposto sia gli insegnanti che gli alunni a un rischio inutile” ha tuonato il sindacato.
A raccontare da una scuola in una zona multietnica di Berlino come si è arrivati all’apertura fin troppo allegra è Renate Magnani, dirigente pedagogica della Helmuth-James-von-Moltke-Grundschule.
Vi anticipiamo quanto ci ha raccontato, nello speciale sulle misure che attendono milioni di studenti italiani al suono della campanella di settembre in edicola dal prossimo 28 agosto con il nuovo numero del Salvagente.
“Anche altre regioni hanno preso le stesse decisioni ancora durante le vacanze estive”, spiega. Fino a dopo le vacanze di Pasqua la scuola è rimasta chiusa e, dopo quel blocco, si è cominciato gradualmente a riaprire con le classi di fine ciclo e gli esami di maturità.
“Dal 4 maggio sono tornate in classe, alla primaria, le seste, poi le quinte e dal 25 maggio tutti, ma ogni scuola aveva preparato un piano molto preciso di regole igieniche”, spiega Renate. Il documento preparato dalla sua scuola funzionava “da supplemento” alle regole generali che la direzione scolastica e i pedagoghi si impegnavano a far rispettare da tutti. “Tutti i dipendenti delle scuole, le autorità scolastiche, gli alunni e le altre persone che lavorano regolarmente nelle scuole devono inoltre osservare attentamente le istruzioni igieniche delle autorità sanitarie e del Robert Koch Institute”, si legge nell’introduzione del documento. Seguono i punti tra i quali spicca il lavaggio delle mani in generale e soprattutto all’ingresso, dopo aver starnutito, essere andati in bagno, aver toccato maniglie e oggetti comuni. Il distanziamento all’epoca era un metro e cinquanta. La mascherina suggerita solo nei luoghi comuni e negli spostamenti ma non in classe durante le lezioni.
La porta delle classi doveva restare aperta e la ventilazione effettuata a ogni pausa, spalancando totalmente le finestre con il controllo del personale. “Per tutte queste operazioni è stato necessario assumere personale in aggiunta”, precisa Magnani. Si suggeriva di lavorare per gruppi di apprendimento “per quanto possibile”, si legge nel documento. L’educazione fisica era concessa, se possibile all’aperto, ma mantenendo la distanza e prediligendo un allenamento di tipo più individuale; sospese le lezioni di canto per evitare l’effetto aerosol.
Le classi sono state divise in tre (il numero “normale” si aggira attorno alle 25-26 unità) fatta eccezione per le prime, divise a metà perché meno numerose. Hanno frequentato a giorni alterni e utilizzando quattro ingressi diversi a tempi scaglionati. “Contemporaneamente a scuola abbiamo sempre avuto solo 130 alunni su 440”, aggiunge la dirigente. Il giorno di pausa studiavano a casa e svolgevano compiti assegnati.
Questa organizzazione è stata in vigore fino al 25 giugno, quando sono iniziate le vacanze estive. E sono stati esentati dal rientro a scuola, a Berlino, tutti gli insegnanti sopra i 60 anni e quelli con immunodeficienze e malattie conclamate.
“Per il rientro ad agosto è stato stabilito di tornare alla quasi normalità: no mascherine, no distanziamento; solo le regole legate all’igiene e agli aspetti più strettamente sanitari resteranno in vigore in forma potenziata”.