Come accade per gli alimenti destinati agli umani, il pet food deve indicare in etichetta alcune informazioni per fornire ai proprietari informazioni sufficienti a fare una scelta consapevole. Tuttavia, non è semplice “decifrare” le varie voci indicate. Vi aiutiamo qui e nel Salvagente che trovate in edicola (o qui nel nostro negozio on line) i 15 marchi di croccantini che abbiamo portato in laboratorio sono stati anche valutati da un punto di vista nutrizionale con l’aiuto di un veterinario.
PROTEINA GREZZA. Con questo valore si intende la quantità di proteina presente nell’alimento; in realtà la metodica analitica ufficiale (cioè quella di riferimento) è una metodica che stima il contenuto in azoto; tale dato, moltiplicato per un coefficiente (6,25), ci fornisce la stima del contenuto in proteina grezza di un alimento. La percentuale indicata in etichetta, quindi, non sempre è indicativa della presenza nell’alimento di proteina “vera”. Questo dato, inoltre, andrebbe analizzato unitamente al dato relativo alla presenza tra gli ingredienti (possibilmente al primo posto) di proteine di origine animale (carne, pesce, uova) in quanto proprio le proteine di origine animale sono quelle che il gatto riesce a digerire e quindi utilizzare meglio rispetto a quelle di origine vegetale (cereali, soia). Il parametro della proteina grezza varia molto in funzione delle diverse formulazioni – secco o umido – e rispetto alle indicazioni circa l’utilizzo del mangime (gatto adulto, accrescimento, light, senior, etc.). In generale, la percentuale di proteina grezza deve essere la più alta possibile.
CENERI GREZZE. Il tenore in ceneri grezze fa riferimento al contenuto totale in sostanze inorganiche (minerali) in quanto la loro determinazione analitica prevede proprio il completo incenerimento della sostanza organica. La valutazione di tale parametro merita particolare attenzione in quanto un alto contenuto in ceneri non sempre è sinonimo di maggiore integrazione minerale della formula quanto piuttosto potrebbe indicare un maggiore utilizzo di sottoprodotti della macellazione (ossa, connettivo, piume, etc.), materiale molto scadente da un punto di vista nutrizionale ma molto ricco di residuo inorganico. Il loro tenore deve essere il più basso possibile.
OLI E GRASSI GREZZI. i grassi grezzi rappresentano il dato analitico percentuale riferito alla quantità di lipidi presente nell’alimento; in questo caso la metodica ufficiale è più attendibile e quindi il dato maggiormente interpretabile. La comunità scientifica dibatte da molto tempo circa il giusto valore percentuale dei grassi presente nelle formulazioni per gatti in quanto c’è chi asserisce che un valore troppo alto possa predisporre gli animali all’obesità. In realtà il problema non è solo nella quantità di lipidi quanto piuttosto nella qualità degli stessi; infatti la presenza nella formula di oli e/o grassi di qualità permetterebbe di utilizzarne di meno in quanto l’organismo animale riuscirebbe a digerirli completamente e quindi ad utilizzare questa nobile fonte di energia con maggiore rendimento e minori sprechi, con riflessi positivi anche sulla quantità totale di mangime da somministrare. Una buona formula alimentare deve contenere la percentuale più alta possibile di lipidi.
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FIBRA GREZZA. Qui si trova la componente di fibra alimentare che non ha valore nutritivo per i carnivori. Il suo valore deve essere il più basso possibile.
ADDITIVI. Gli additivi vengono aggiunti al pet food per aumentarne il gusto, la stabilità, le caratteristiche o l’aspetto. Questi conservanti non hanno valore nutritivo: possono, ad esempio, essere usati come emulsionanti per evitare che l’acqua ed il grasso si separino oppure come antiossidanti per prevenire l’irrancidimento del grasso o, infine, come coloranti e aromi artificiali per rendere il prodotto più attraente per il consumatore e più appetibile per l’animale. In generale si distinguono in additivi nutrizionali e tecnologici (gli antiossidanti). Tra i primi quello più benefico per il gatto è la taurina: si tratta di un amminoacido che ha la funzione di produrre gli acidi biliari e di regolare il calcio presente all’interno delle cellule, indispensabile per far funzionare nel modo corretto il tessuto nervoso e quello muscolare dell’animale.