Nanoparticelle negli alimenti, Anses: “Limitare l’esposizione dei consumatori”

Come additivo, per migliorare l’aspetto e l’appetibilità del prodotto alimentare (modificando la struttura, il colore, la consistenza, ad esempio gli additivi E 341iii – fosfati tricalcici – o E551 – silice amorfa);come materiali a contatto con gli alimenti, per le loro funzioni di miglioramento della sicurezza degli imballaggi (ad es. Funzione antimicrobica fornita da nanosilver). Infine, anche gli ingredienti nutritivi possono trovarsi in forma nano (ad esempio carbonato di calcio utilizzato nei latte per neonati per ottenere un contenuto di calcio sufficiente). L’Anses ha fatto il punto sulla presenza di ingredienti nano negli alimenti sottolineando, ancora una volta, che è necessario limitare l’esposizione dei consumatori evitando l’uso non necessario di nanomateriali negli alimenti e promuovendo prodotti sicuri, privi di nanomateriali ed equivalenti in termini di funzione ed efficacia.

Gli alimenti più colpiti

Secondo il documento dell’Agenzia francese, i sottosettori alimentari più colpiti sono il latte per l’infanzia (25,6%), i dolciumi (15,6%), i cereali per la colazione (14,8%), le barrette di cereali (12,9%), pasticceria e dessert surgelati (10,9%).

Le nostre analisi di giugno

Anche Il Salvagente è andata alla ricerca di nanoparticelle negli alimenti e in un test di giugno 2019 ha trovato quelle di biossido di titanio (ad oggi l’additivo è sospeso in Francia) in alcuni alimenti. Ecco quali:

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Le sostanze “sorvegliate”

L’Agenzia ha fatto riferimento a 37 sostanze, utilizzate come additivi o ingredienti alimentari e per le quali ritiene che sia dimostrata la presenza di nanoparticelle (7 sostanze: carbonato di calcio, biossido titanio, ossidi di ferro e idrossidi, silicato di calcio, fosfati tricalcici, silici amorfe sintetiche, composti organici e compositi) o sospetti (30 sostanze tra cui: alluminio, argento, oro, fosfati di magnesio, citrato ferrico di ammonio, sodio, sali di potassio e calcio di acidi grassi, ecc.).