La fase 2 della pandemia, collegata al Coronavirus, vede molti di noi preoccupati nel volere e dovere recuperare un peso forma e un equilibrio nutrizionale che i mesi del lockdown hanno messo a durissima prova. Spesso la cucina e la tavola sono stati i compagni migliori di serate trascorse con gli affetti più vicini e il tutto si è trasformato in un grande spolvero di cucina, assaggi estemporanei, ma anche di eccessi e squilibri della dieta. Se tutto quanto può essere collegato al recupero del nostro peso forma, dell’equilibrio fra i nutrienti etc. trova aiuto negli specialisti della nutrizione e nella possibilità di fare dell’attività fisica, preoccupiamoci altresì di far “dimagrire” dispensa e frigorifero che in questi mesi sono diventati ipertrofici.
Ho comprato tantissima farina sia raffinata che integrale, ora non so come fare e credo di doverla buttare nell’umido
FALSO Certamente il lockdown ha fatto riscoprire l’arte bianca, gli impasti, le pizze e tutto ciò che alla fine andava in forno e talvolta fritto. Questo cambiamento ha comportato che gli acquisti di farina, lieviti vari etc. sono cresciuti e ora non abbiamo né tempo e, come dice Montalbano, ne “gana” di usarli. La farina ha dei punti deboli nella sua conservazione che se mal condotta può dare ospitalità a insetti oppure, col caldo in arrivo con l’estate, diventare rancida e poco apprezzabile. La prima attenzione è quella di riporre la farina in eccesso in contenitori ben chiusi, se si formano insetti quantomeno non devono colonizzare la dispensa, tenuti al fresco, al buio, con un “distanziamento” dagli altri prodotti in dispensa per evitare che catturi brutti odori o difetti sensoriali. Ci si può aiutare con delle semplici foglie di alloro appoggiate sulle mensole che dissuadono gli insetti a scegliere quel luogo come resort. Se però avete dello spazio in freezer e si vuole essere certi di una buona conservazione allora non resta che usarlo mettendo la farina in una busta di plastica. Lo stesso si può fare con i blocchetti di lievito che abbiamo conquistato durante il lockdown e che ora andranno incontro alla scadenza naturale, congelati si possono conservare e usare con calma. Il consiglio migliore però è di continuare un percorso dove si sono riscoperti i ruoli di chi prepara il desinare, di chi studia per imparare a cucinare, di chi ha dedicato più tempo a ciò che mangia per il proprio bene e per i propri affetti. Nella fase 2, il tempo è tornato ad essere il “tiranno” della nostra vita, ma abbiamo anche imparato che lo si può gestire soprattutto se per guadagnare in salute e benessere.
Durante la fase 1 ho fatto grande scorta di scatolette varie fra i quali legumi, pomodori, conserve di carne o di pesce, ma avrò tempo per consumarle
VERO Uno dei problemi dell’uomo è stato quello di conservare, per i tempi di magra e di carestia, ciò che era abbondante in altri momenti dell’anno. Dalla salatura, all’affumicatura, alla disidratazione etc. si sono aggiunti via via altri metodi che prevedono il freddo, il calore etc. Un grande aiuto viene dalla possibilità di conservare in vetro, metallo, plastica etc. dei prodotti fuori stagione che ci piace avere sempre sottomano. Il principio è sempre quello di avere prodotti senza rischi di contaminazioni ad esempio microbiche e tutto questo si ottiene riducendo batteri, muffe, luce, ossigeno, caldo, enzimi ancora attivi etc. Il nostro amato frigorifero, che ha fatto il paio con il forno, ha permesso di avere frutta fresca, ortaggi etc. ma altri alimenti che si conservano grazie alla temperatura, ad esempio pastorizzando, surgelando etc. sono da consumare con i giusti tempi. I prodotti in scatola come pomodori, ortaggi e vegetali ma in genere anche pesci o carni sono sterilizzati e si conservano per un lungo periodo senza grossi problemi. Nell’emergenza lo scatolame è da sempre una risorsa utile, ma ricordiamo che di solito sono alimenti ricchi di sale o perdono parte delle proprietà salutistiche come antiossidanti o vitamine. Non vanno demonizzati, ma usati con il giusto equilibrio perché ci fanno risparmiare tempo e ci consentono di viaggiare gastronomicamente stando sul divano aiutandoci a preparare piatti fuori stagione o di aree lontane del pianeta. Sul fondo dei barattoli ci sono dei codici, ad esempio per i pomodori, che forniscono anno e addirittura giorno di produzione per cui un codice R060 ci racconta di pomodori che sono stati inscatolati nel marzo del 2009. Di norma per il tonno si parla di 3-4 anni, per carciofini sottolio di 2 anni e per i succhi di frutta anche di 1 anno. Spesso non ci si accorge di averli consumati dal punto di vista sensoriale poco prima della scadenza e, di norma tutti assicurano la sicurezza microbiologica. Se dovete dar fondo alle scorte ebbene ricordate che il caffè dura anche due anni ma è meglio consumarlo rapidamente per non perdere aroma, oppure nel caso dell’olio extravergine è bene rispettare i 18 mesi consigliati come massimo per non scoprire rancidità o altri difetti. Per tutti questi prodotti ora in eccesso in dispensa si può pianificare un consumo intelligente, dipende dall’alimento di cui parliamo, evitando di ricomprarli a breve ed evitando sprechi inenarrabili.
Ho provato in questi ultimi tempi tanti snack, formaggi e salumi acquistati in rete. Ora ne ho così tanti che non saprei cosa farne, ma credo sia meglio eliminarli dalla dispensa
FALSO Nel caso degli snack, dei cibi cosiddetti da “conforto” sarebbe bene evitare il tentativo di raddoppiare l’errore fatto con un eccessivo acquisto e ora con un eccessivo consumo. Sono alimenti molto spesso poco equilibrati e di poco aiuto se vogliamo riconquistare il precedente giro vita. Eliminarli nell’umido rappresenta uno spreco enorme considerato i loro costi di produzione, commercializzazione e di ideazione. La soluzione è quella di riportarli nel loro alveo naturale, ovvero come prodotti occasionali da usare con parsimonia e di cui dobbiamo conoscere gli svantaggi. Se voglio evitare l’impatto ambientale dovuto allo spreco non resta altro, ahimè, di aumentare l’attività fisica e renderli meno impattanti sul nostro organismo quelle poche volte che li assaggiamo. Salumi e formaggi sono spesso la storia di un popolo alla pari della lingua tanto che nel 1962 il Presidente De Gaulle disse “Come si può governare un paese che conta 246 varietà di formaggio?” ma l’Italia ne offre ben 487 differenti tipi, ognuno con la sua storia e il suo territorio. I salumi tracciano la stessa via, questi prodotti possono essere utilizzati in serate a tema oppure per creare nuovi abbinamenti con del vino, ma se siamo alle strette possiamo utilizzare il sottovuoto. Questo prodotti non amano troppo l’ossigeno che tende a seccarli, indurirli, ossidarli e renderli meno gradevoli. Tolta l’aria, oggi ci sono elettrodomestici di prezzo abbordabile per farlo, il problema si risolve in parte e possiamo prolungare la vita di questi prodotti quanto basta per apprezzarli senza sentirci troppo in colpa.
Ho comprato tanti surgelati e ora sono in freezer, li consumerò con calma
VERO I prodotti surgelati sono da sempre considerati alimenti sicuri e spesso utili per affrontare anche periodi lunghi di mancanza di cibo fresco. I surgelati si conservano tanto meglio quanto più il nostro frigo è efficiente e quindi è ricco di “stelle”. Anche se consumato poco dopo la scadenza, il surgelato mantiene le sue caratteristiche di salubrità e può perdere in parte i suoi valori sensoriali. Per stare tranquilli conservate ad esempio a -18°C i surgelati, non ricongelateli se avete deciso di usarne solo parte, seguite i consigli della confezione come ad esempio scongelarli o meno, in acqua bollente etc. Tutto questo se fatto con attenzione permette di utilizzare le scorte fatte di prodotti surgelati per lungo tempo e di inserirli in una dieta equilibrata dove possono aiutarci in caso di necessità. I surgelati sono prodotti industriali dove la velocità di raffreddamento permette di avere i vantaggi del freddo e pochi svantaggi. I congelati sono prodotti che di solito si ottengono in casa, quindi i tempi lenti e le temperature di solito che si usano non scendono oltre i 14°C e questo non consente di conservare troppo a lungo i prodotti che abbiamo magari cotto e preparato in questi tempi. In questo caso il consumo va programmato in maniera rapida per evitare brutte sorprese.
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