L’impatto delle microplastiche nel mare è stato ampiamente sottostimato

Le microplastiche rappresentano tra le maggiori preoccupazioni riguardo l’inquinamento dei mari e delle vie fluviali. Come il Salvagente ha raccontato in passato, queste minuscole particelle sono in grado di entrare anche nell’organismo umano, e sono sospettate di creare problemi alla salute umana, oltre ad essere certamente dannose per la fauna marina. Adesso, un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Environmental Pollution, e guidato dalla Professoressa Pennie Lindeque, del Plymouth Marine Laboratory nel Regno Unito, ci dice che l’abbondanza di inquinamento microplastico negli oceani è stata ampiamente sottovalutata, ci sarebbe almeno il doppio del numero di particelle che si credeva in precedenza.

Le maglie più piccole hanno stravolto le stime

Come riporta il Guardian, gli scienziati hanno filtrato le acque al largo delle coste del Regno Unito e degli Stati Uniti e hanno trovato molte più particelle usando reti con maglie sottili rispetto a quelle più grossolane normalmente utilizzate per filtrare le microplastiche. “L’aggiunta di queste particelle più piccole alle stime globali delle microplastiche superficiali aumenta l’intervallo tra particelle da 5tn e 50tn a particelle da 12tn-125tn”, affermano gli scienziati.

I danni all’ambiente e alla fauna

L’inquinamento da plastica danneggia la fertilità, la crescita e la sopravvivenza della vita marina. I nuovi dati suggeriscono che potrebbero esserci più particelle microplastiche rispetto allo zooplancton in alcune acque. Secondo Pennie Lindeque potrebbero esserci particelle ancora più piccole di quelle catturate dalle reti a maglie sottili, il che significa che i numeri “potrebbero essere ancora più grandi”.

I rischi per gli esseri umani

L’inquinamento da microplastica ha contaminato l’intero pianeta, dalla neve artica e dai suoli montani a molti fiumi e gli oceani più profondi. Inoltre, secondo la ricerca, centinaia di migliaia di tonnellate di microplastiche potrebbero soffiare a terra sulla brezza oceanica ogni anno. Il dott. Ceri Lewis, biologo marino dell’Università di Exeter, che faceva parte del team, ha dichiarato: “Comprendere di più sulle microplastiche più piccole è importante in quanto sono queste particelle più piccole che hanno maggiori probabilità di essere ingerite dallo zooplancton che formano la base delle catene alimentari marine. ”

 

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