Regolarizzazione, braccianti in sciopero: “Non siamo invisibili”

Domani, 21 maggio, i braccianti incroceranno le braccia per chiedere diritti e dignità. In decine di città ci saranno flashmob e presidi davanti alle prefetture per contestare le misure di regolarizzazione contenute nel Decreto Rilancio. Anche i consumatori possono fare la loro parte come chiesto da Aboubakar Soumahoro, sindacalista Usb: “Non acquistate frutta e verdura; unitevi a noi nella richiesta della “patente del cibo” e condividete questo video. Perché senza diritti e dignità quel cibo è marcio”.

 

“Il Consiglio dei ministri ha licenziato il Decreto Rilancio che contiene un provvedimento di regolarizzazione delle braccia e non della salute delle persone”, afferma Aboubakar Soumahoro: il riferimento è alla doppia misura sulla regolarizzazioni dei migranti. Sono previste due strade per ottenere la regolarizzazione. La prima è la contrattualizzazione di stranieri o l’emersione di un pregresso rapporto di lavoro irregolare nei settori dell’agricoltura e dell’assistenza alla persona (colf e badanti). Questa via risponde quindi direttamente alle esigenze del mercato in questa particolare congiuntura pandemica ed è a completa discrezione dei datori di lavoro.

La seconda strada, invece, permette ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale di richiedere un permesso per attesa occupazione di sei mesi, eventualmente convertibile in lavoro. La possibilità di ottenere un documento per «attesa occupazione» era da subito stata indicata dalle associazioni, in particolare dalla proposta elaborata da Asgi e firmata da migliaia di realtà collettive e singoli, come lo strumento per svincolare il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro. Il governo, però, ha ristretto questa seconda possibilità in maniera consistente, riservandola solo, a pagamento inoltre, a chi ha il permesso scaduto dopo il 31 ottobre 2019 e a chi è in grado di dimostrare di aver già lavorato nei settori di agricoltura e allevamento, cura degli anziani e della casa.

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