La Commissione Europea ha reso nota la sua Strategia “Farm to Fork” (F2F) (dal campo alla tavola) per avviare la transizione verso un sistema agro-alimentare più sostenibile. Le novità più interessanti riguardano la trasparenza in etichetta e la riduzione di pesticidi in agricoltura. Entro 2022 Ue dovrà fare due leggi per rendere obbligatorio l’indicazione di origine su latte e su latte e carne come ingrediente (per esempio nei preparati o la carne come ingrediente di un sugo di un hamburger di una preparato). Inoltre, è prevista una legge per le etichette “front of pack” ovvero per rendere visibili le indicazioni nutrizionali sul fronte della confezione.
Il rischio del Nutriscore
Su questo ultimo punto, Luigi Scordamaglia consigliere delegato di Filiera Italia, muove una critica sull’indirizzo secondo cui l’etichetta “front of pack” dovrebbe essere obbligatoriamente armonizzata in tutti i Paesi membri dell’Unione: “Non solo nessuna adozione volontaria, soluzione auspicata dal nostro Paese, ma anche l’implicita minaccia che si proceda verso l’imposizione del nutriscore”. “Un sistema di etichettatura che abbiamo già denunciato come scorretto nei confronti dei consumatori e a favore solo di poche multinazionali verso cui evidentemente l’Olanda, paese di provenienza del commissario Timmermans che coordina il dossier è particolarmente sensibile, ma che oggi rischia di sferrare un colpo mortale all’export delle nostre eccellenze, già messo a dura prova dai rallentamenti del commercio mondiale dovuti alla pandemia”. Il nutriscore, infatti, per come è pensato, tende a sfavorire prodotto forti del made in Italy come l’olio extravergine d’oliva e il parmigiano reggiano.
Le linee guida sulla riduzione dei pesticidi
Per quanto riguarda l’aspetto di riduzione dell’impatto ambientale, saranno sbloccati finanziamenti per 20 miliardi di euro all’anno per la biodiversità attraverso varie fonti, tra cui fondi Ue, finanziamenti nazionali e privati. La strategia ‘Dalla fattoria alla tavola’, nelle intenzioni della Commissione Ue “Ridurrà l’impronta ambientale e climatica del sistema alimentare dell’Ue e ne rafforzerà la resilienza, proteggendo la salute dei cittadini e garantendo il sostentamento degli operatori economici”. La strategia fissa obiettivi tra cui “una riduzione del 50% dell’uso e del rischio di pesticidi, una riduzione di almeno il 20% dell’uso di fertilizzanti, una riduzione del 50% delle vendite di antimicrobici utilizzati per gli animali d’allevamento e l’acquacoltura, e il raggiungimento del 25% dei terreni agricoli in agricoltura biologica“.
La associazioni ambientaliste italiane: buon primo passo
La Coalizione #CambiamoAgricoltura plaude all’iniziativa: “Il documento “A Farm to Fork Strategy” presentato oggi a Bruxelles dalla Commissione Europea è il primo vero tentativo di politica agroalimentare integrata, un fatto positivo perché si colloca, giustamente, al centro del Green Deal accogliendo il principio che alimentazione, ambiente, salute e agricoltura sono materie strettamente connesse. Il documento, con approccio certamente innovativo, dichiara che “i sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta” e che “la sostenibilità deve ora diventare l’obiettivo chiave da raggiungere”. Per le Associazioni della Coalizione #CambianoAgricoltura, il principale punto debole di questa strategia riguarda il settore zootecnico per il suo contributo alle emissioni climalteranti, non fissando obiettivi di riduzione vincolanti, insieme alla necessaria promozione della progressiva riduzione e qualificazione dei consumi di prodotti di origine animale.
Wwf: obbiettivi di riduzione vaghi
Franco Ferroni, responsabile agricoltura di Wwf Italia, che fa parte della coalizione, aggiunge altre considerazioni: “Sicuramente per noi che in Italia raggiungiamo già una superficie del 20% di territorio coltivato a bio, sarebbe stato meglio un obbiettivo più coraggioso del 25%. Per questo proporremo che il nostro paese si ponga l’obbiettivo del raddoppio, arrivando al 40%”. Qualche perplessità anche riguardo la poca chiarezza degli obbiettivi di riduzione delle sostanze chimiche. “Per quanto riguarda il dimezzamento del rischio dei pesticidi non è chiaro se si faccia riferimento anche a quelli per cui è già previsto il bando o no, e sul punto relativo al 50% in meno dell’uso di pesticidi, non è chiaro se il calcolo verrà fatto sull’acquisto dei fitofarmaci o sulla quantità utilizzata effettivamente sui campi. Forse queste indicazioni sono state scritte così su pressione della lobby del comparto agricolo”. Basso poi, per Ferroni, l’obbiettivo di abbassamento del 20% di fertilizzanti chimici, “proprio in un campo dove le alternative naturali sono consolidate e facilmente utilizzabili”.
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