Mascherine, da oggi a 61 cent. In attesa del taglio dell’Iva

“Il prezzo finale di vendita al consumo dei prodotti indicati nell’allegato 1, praticato dai rivenditori finali, non può essere superiore, per ciascuna unità, ad 0,50 euro, al netto dell’imposta sul valore aggiunto“. L’unico articolo dell’ordinanza 11/2020 del Commissario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, Domenico Arcuri, fissa da oggi il prezzo delle “maschere facciali ad uso medico” a 50 centesimi più Iva (al 22%) che fa esattamente 61 centesimi e anche le caratteristiche che devono rispettare, con l’efficenza di filtrazione batterica che non potrà essere inferiore al 95%.

Il premier Conte ieri sera in conferenza stampa ha anticipato che verrà emanato un decreto per azzerare l’Iva ma nel frattempo da oggi – di fatto – dovremmo ovunque pagarla massimo 61 centesimi, mentre sappiamo che così non è: la Coop le vende a 80 centesimi, Federfarma Napoli a 1,30 centesimi e da alcune rilevazione in tutto il territorio nazionale, si va dagli 80 centesimi ai 2,50 euro per una semplice chirurgica.

Senza considerare che gli importatori-grossisti hanno acquistato i dispositivi a un prezzo decisamente più alto e in questi giorni, in attesa di capire a quanto si sarebbe posta l’asticella del prezzo calmierato, sono rimasti “fermi” nell’acquistare dall’estero o nel rivendere gli stock in magazzino in Italia.

Federfarma: “Garantiamo il prezzo fissato”

Tutte le farmacie e parafarmacie, scrive in una nota Federfarma, saranno messe in condizione dal Commissario Arcuri di vendere a tutti i cittadini le mascherine chirurgiche al prezzo massimo di 50 cent. al netto dell’Iva. “Questo – precisa l’associazione di categoria delle farmarcie – avverrà senza alcun danno economico per i farmacisti”. L’accordo raggiunto tra il commissario Arcuri, l’Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm prevede infatti che al  farmacista che avesse acquistato a un prezzo maggiore le mascherine gli verrà “garantito un ristoro e una fornitura aggiuntiva tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singolo dispositivo, al di sotto del prezzo massimo deciso dal governo.

L’importatore: “Costi per il trasporto alle stelle: devo venderla a 1 euro per rientrare”

Importare un dispositivo di protezione individuale – racconta al Salvagente un operatore del settore – significa versare il 6,3% di tasse doganali, il 22% di Iva senza considerare che la pandemia ha fatto aumentare la richiesta di mascherine e di conseguenza i prezzi di acquisto sono aumentati. Non dimentichiamoci poi i costi di viaggio: prima dell’emergenza Covid-19 pagavamo 2 euro al chilo per trasportare in aereo dalla Cina i prodotti. Oggi, per effetto del taglio dei voli e dell’intensificarsi della domanda, questi costi sono schizzati a 12,50 euro al chilo: come faremo a vendere a 50 centesimi una mascherina che per dovrei venderla a 1-1,10 euro ciascuna?”.

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