Gli industriali della carne alla Rai: fermate Sabrina Giannini e Mario Tozzi

ALLEVAMENTI INTENSIVI

Un attacco forse non proprio inaspettato ma di certo molto forte per le sigle e quello che evidenzia. È quello contenuto in una lettera congiunta di Assalzoo, Assica, Assocarni, Assdolatte, Carni Sostenibili e Una Italia. Un po’ tutte le associazioni del mondo zootecnico italiano hanno preso carta e penna per scrivere al direttore di Rai3, al presidente Rai Marcello Foa e perfino al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova.

D’altronde a loro dire le ragioni per scomodare tutti c’erano ben forti: “Segnalare l’inaccettabile atteggiamento che sta prendendo piede in numerose trasmissioni della televisione pubblica, volto a creare un pericoloso quanto insussistente collegamento fra la zootecnia come causa all’origine dell’epidemia di coronavirus, oltre che a screditare i produttori italiani di alimenti di origine animale”.

E chi si sarebbe macchiato di tante nefandezze? I firmatari non fanno fatica a fare due nomi: le trasmissioni incriminate sono Sapiens di Mario Tozzi e Indovina chi viene a cena di Sabrina Giannini.

Al geologo e primo ricercatore del Cnr si addebita la puntata del 28 marzo. Con la giornalista di Rai3, invece, si scende in doviziosi paricolari.

“Correlazione falsa e fuorviante”

Scrivono le associazioni del mondo della carne: “Il collegamento tra la pandemia in corso e gli allevamenti occidentali è stato al centro dell’ultima puntata di Indovina chi viene a cena. Una correlazione falsa, grave e fuorviante, che Sabrina Giannini ha annunciato di voler proseguire nelle prossime puntate – e che associa l’epidemia da Coronavirus con il sistema produttivo agroalimentare occidentale e porta i telespettatori – già spaventati dall’attuale situazione – a un atteggiamento di sospetto e paura verso il proprio modello alimentare”.

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A spaventare le aziende della zootecnia proprio il possibile seguito: “Alla luce delle anticipazioni della prossima puntata di Indovina chi viene a cena, abbiamo il fondato timore che l’autrice, proseguendo nel suo errato sillogismo iniziale, continuerà a indurre i telespettatori nel convincimento scientificamente scorretto che pandemia da Coronavirus e allevamenti convenzionali siano in qualche modo collegati”.

Inutile dire che vengono paventati danni che andrebbero a indebolire non il settore ma l’intera nazione. “Il danno, amplificato dall’attuale situazione emergenziale, potrebbe essere irreparabile per i settori che, in questo momento, tengono in piedi l’economia italiana e consentono agli italiani di continuare ad approvvigionarsi di beni alimentari primari”.

La Rai intervenga

L’invito alla Rai non è neppure velato, lo definiremmo esplicito: “È essenziale che la Rai, consapevole del fondamentale ruolo che il servizio pubblico riveste, in particolare in momenti come questo che stiamo vivendo, presti molta attenzione a quei messaggi che, privi di fondamento scientifico, puntano a destabilizzare ulteriormente il fragile equilibrio che regna all’interno delle famiglie italiane”.

Sabrina Giannini: “Ma di cosa parlano?”

Un intervento a gamba tesa su un tipo di giornalismo – difficile non concordare – che viene percepito come scomodo.

“Un po’ me lo aspettavo, sono abituata” commenta pacatamente ed elegantemente Sabrina Giannini a il Salvagente. Ma un po’ del suo aplomb scompare quando gli elenchiamo le critiche di “personalistica volontà di propagandare un modello di vita alternativo” e di propagandare teorie senza alcuna base scientifica, come gli rimproverano Assocarni e compagnia.

“Questa è la dimostrazione – ci dice – che non hanno argomenti e se li inventano diffamando chi si appoggia fonti ufficiali come Unep (dell’Oms) e Ipcc (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite)”.

La Giannini ci tiene ad essere chiara e ci ripete quanto ha scritto replicando alle aziende: “Nella mia trasmissione non è mai stata collegata l’attuale pandemia da coronavirus al consumo di carne (se non quella di pipistrello)”

Mario Tozzi: “Il coronavirus non c’entra nulla”

Ironico, ma altrettanto netto Mario Tozzi che al telefono sorride: “Come avrei potuto mettere in relazione il coronavirus e gli allevamenti italiani? Quella puntata è stata registrata nel 2019 quando il coronavirus ancora non c’era”.

Se invece ci si riferisce ai dati sull’inquinamento, di cui però la lettera non fa cenno, “I numeri sono quelli dell’Ispra, c’è poco da dire”, tronca il conduttore.

A gamba tesa e palla lontana

Insomma un intervento a gamba tesa (come direbbero quelli che seguono il calcio) a palla lontana. E per questo ancora più pesante.

A meno che non si usi la pandemia e la crisi devastante che ha prodotto nel nostro paese per sedare le critiche a cui si è poco abituati quando si parla di allevamenti intensivi. Insomma un modo per far capire che le inchieste in questo periodo non sono gradite…