Coronavirus, ho pagato la caparra all’hotel per una vacanza. E ora?

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Caro Salvagente, io e degli amici avevano prenotato per il weekend del 20 marzo un albergo a Napoli. Purtroppo essendo adesso la Lombardia zona rossa fino al 3 aprile non possiamo più partire. Abbiamo contattato l’hotel che ci ha comunicato che la caparra non ce la restituiscono ma che ci vengono incontro tenendola buona fino a fine aprile. Scusate ma la quarantena finisce, forse, il 3  e loro possono darci solo così poco tempo per utilizzare il soggiorno in una situazione così? Molti danno dei buoni di validità di 1 anno o quanto meno un periodo giusto per riorganizzarsi in tempo più calmi. Posso oppormi?

Alessia Cattaneo

Cara Alessia, abbiamo chiesto aiuto a Carmelo Calì, Responsabile nazionale trasporti e turismo di Confconsumatori

Per prima cosa consiglio di andare a controllare la mail di conferma della prenotazione o quella precedente nella quale l’hotel ha certamente indicato le condizioni del contratto concluso. Oppure le condizioni contrattuali riportate sul sito della struttura alberghiera. Molte volte é prevista la possibilità di recedere fino al giorno prima dell’arrivo a prescindere dai motivi. Se fosse così, bene. Tuttavia, essendoci stato il versamento di una caparra temo che questa possibilità sia esclusa in quanto, generalmente il versamento di una caparra esclude la possibilità di recedere. Ma ciò può valere in condizioni di normalità quando si tratta di una scelta del turista. In una situazione come quella attuale le cose stanno diversamente perché la scelta di non partire é un obbligo di legge a cui sia il turista/consumatore che l’albergatore/imprenditore non possono sottrarsi.

Ci troviamo di fronte a uno di quei casi di assenza di causa concreta che la lettrice ed i suoi amici possono invocare. A tal riguardo la Corte di Cassazione, ha ritenuto sussistere la risoluzione del contratto in seguito all’insorgere, sull’isola di Santiago di Cuba, della “dengue” emorragica, malattia infettiva trasmessa dalle punture delle zanzare, a causa della quale i turisti hanno rinunciato alla vacanza. Una situazione certamente molto simile a quella che stiamo vivendo. E’ vero che in quel caso é stato dichiarato risolto il contratto di pacchetto turistico ma il principio può valere anche per le prenotazioni alberghiere. Infatti la Corte ha osservato che il viaggio è funzionale al soddisfacimento di profili di relax, svago, ricreativi, ludici, culturali, escursionistici; profili, tutti, in cui si sostanzia la “finalità turistica” o lo “scopo di piacere” assicurato dalla vacanza. Tale finalità non costituisce un irrilevante motivo del contratto, ma la causa concreta, che qualifica  l’essenzialità delle attività volte alla realizzazione del preminente scopo, e cioè il benessere psico-fisico, che il pieno godimento della vacanza, come occasione di svago e di riposo, è volto a realizzare. E le condizioni sanitarie determinatesi nel nostro Paese rendono la vacanza inidonea al soddisfacimento dell’interesse dei turisti.

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I lettori hanno anche un’altra possibilità e possono recedere anche invocando la risoluzione per impossibilità giuridica sopravvenuta. La Corte di Cassazione é intervenuta su tale questione e si trattava di un un evento accaduto ai singoli turisti. L’albergatore é stato condannato a restituire le somme corrisposte anticipatamente dai clienti. Quel fatto, accaduto ai singoli, rendeva impossibile la loro vacanza. Ancor più l’epidemia oggi in corso costituisce un evento sopravvenuto, collettivo e non limitato a due persone, che rende impossibile la realizzazione della finalità turistica.

In ogni caso la vacanza, si ripete, é vietata per legge.

Per questi motivi la pretesa dell’albergatore di incamerare la penale é del tutto illegittima così come l’offerta di considerala buona fino ad aprile. Consiglio ai turisti, se non lo hanno ancora fatto, di scrivere alla società, non limitandosi a delle telefonate ma comunicando il recesso per i noti motivi e chiedendo il rimborso del prezzo corrisposto a titolo di caparra. Poi se venisse offerta ai turisti la possibilità di un buono da utilizzare entro un periodo ragionevole di un anno, come loro stessi auspicano, penso che piuttosto che litigare si giungerebbe ad una composizione con soddisfazione di tutti, i turisti farebbero la loro vacanza appena possibile e l’hotel non perderebbe i clienti.