Chi di noi non è mai stato assalito dai dubbi di fronte a una confezione di tetrapak, una scatola di polistirolo o un cartone della pizza? Tanti bidoni, imballaggi compositi, norme diverse da Comune a Comune e, per di più, il rischio di multe salatissime. Per questo alcuni giovani ingegneri dell’Università di Bologna, Benedetta De Santis, Giacomo Farneti e Todor S. Petkov, hanno studiato una soluzione che fosse semplice ed efficace allo stesso tempo. Junker, si chiama così l’app, messa a punto, grazie a un database di oltre 1 milione e mezzo di prodotti, consente di ricavare le informazioni per separare correttamente i rifiuti di casa con un semplice blip sul codice a barre.
In soli quattro anni, senza investitori e senza pubblicità , Junker ha raggiunto più di un milione di italiani. Grazie alla geolocalizzazione, Junker fornisce infatti in tempo reale le indicazioni per una differenziata senza errori in base al Comune in cui ci si trova.
E se il prodotto non compare nel database, basta un tap per trasmettere la sua foto alla app e ricevere, promette l’azienda, “in tempo reale” la risposta, mentre il programma provvede ad aggiungere la referenza al database. Junker è gratuita per gli utenti, mentre è in abbonamento per aziende ambientali e comuni, che hanno a disposizione servizi appositi. A oggi quasi 800 amministrazioni locali sono entrate a far parte della comunità della zebra, tra piccoli Comuni, metropoli come Torino e città di medie dimensioni come Aprilia, dove il numero di utenti Junker sfiora il 50% degli abitanti. Ecco a seguire. Ecco a seguire alcuni esempi utili su prodotti difficili come tetrapak, grucce, cilindri delle patatine, te, vassoi da pasticceria, e confezioni di biscotti.
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